8.
Una sera di inizio novembre. L’aria che sa di
freddo e fumo di torba. Loro quattro sono nella radura dei
cipressi, in quel piacevole momento libero tra la fine delle
lezioni e la cena. A Chris Harper (che si trova al di là del muro
di cinta, lontanissimo dai loro pensieri) restano sei mesi, una
settimana e quattro giorni di vita.
Sono adagiate sull’erba, a pancia in su,
ginocchia accavallate. Indossano felpe con cappuccio, sciarpe e
stivali Ugg ai piedi, e intendono resistere ancora qualche giorno
prima di cedere ai cappotti invernali. È giorno e notte allo stesso
tempo: un lato del cielo arde di rosa e arancione, l’altro esibisce
una fragile luna piena in mezzo a un blu che si fa sempre piú
scuro. L’ultima lezione è stata di Educazione fisica, una partita
di pallavolo. Hanno i muscoli stanchi, ma in modo piacevole, e
parlano dei compiti da fare.
– Voi l’avete scritto il sonetto d’amore? –
chiede Selena.
Julia geme. Ha tracciato una linea a penna sul
polso e ci sta scrivendo sotto: «In caso d’emergenza tagliare
qui».
– «E se non pensate di avere, ehm,
un’esperienza adeguata nel campo
dell’amore romantico, – dice Holly,
imitando la voce esile e cantilenante del professor Smythe, –
pensate all’amore di un bambino per la madre, o, ehm, all’amore
verso Dio. Questo può essere, ehm, può essere…»
Julia fa il gesto di infilarsi due dita in
gola. – Il mio sonetto allora lo dedico alla vodka.
– Cosí ti spediscono da sorella Ignatius per
una bella predica, – dice Becca, non del tutto certa che Julia stia
scherzando.
– Caspita.
– Io con il mio non sto andando da nessuna
parte, – ammette Selena.
– Fa’ un elenco, – suggerisce Holly. Si tira
un piede vicino al viso per esaminare un graffio sullo stivale. –
Vento, mare, stelle, luna, pioggia; giorno, notte, pane, latte,
treno, – declama. – Ecco un pentametro giambico istantaneo.
– Merdametro
giambico, mi sa, – dice Julia. – Grazie di aver scritto il sonetto
piú noioso della storia. Eccoti la tua insufficienza.
Holly e Selena si scambiano un’occhiata
rapida. Julia fa la stronza da settimane, con tutte in parti
uguali, quindi il motivo non può essere qualcosa che hanno fatto
loro.
– Io non voglio parlare a Smythe di
nessuno che amo, – dice Selena,
sorvolando sul commento di Julia. – Bleah.
– Scrivi il sonetto su un luogo, allora –.
Altro suggerimento di Holly, che intanto si lecca un dito e lo
sfrega sul graffio, rendendolo meno evidente. – Io il mio l’ho
scritto sull’appartamento di mia nonna. E non ho nemmeno detto che
era di mia nonna, ma solo un appartamento.
– Il mio l’ho inventato, – dice Becca. – È su
una ragazza che ha un cavallo che viene sotto la sua finestra di
notte, e lei scavalca il davanzale, gli sale in groppa e parte al
galoppo –. Ha lo sguardo sfocato e la luna si è sdoppiata in due
immagini traslucide e in parte sovrapposte.
– E dov’è l’amore? – chiede Holly.
– Lei ama il cavallo.
– Perversione erotica, – commenta Julia. Il
suo telefono emette un bip. Lo prende
di tasca e lo tiene sospeso sopra la faccia, stringendo gli occhi
contro la luce del tramonto.
Se fosse successo un’ora fa, sarebbero state
nella loro stanza, cantando Amy Winehouse mentre si toglievano le
uniformi scolastiche, cercando di decidere se andare a vedere la
partita di rugby dei ragazzi dall’altro lato della strada. Se fosse
successo un’ora dopo, sarebbero state in mensa, chine sul tavolo a
leccarsi le ultime briciole di ciambella dalle dita. Nessuna di
loro avrebbe mai immaginato quello che avevano sfiorato; quali
altre personalità, altre vite, altre morti erano in cammino,
inarrestabili come treni, a solo una scheggia di tempo di distanza.
Invece sono nel parco, un gruppo di ragazze stupite dell’affetto e
dell’intimità che le uniscono sempre piú, e nessuna avverte la
potenza con cui scatta uno scambio di binari che le catapulta in un
paesaggio diverso. Quando Holly ci penserà fra molto tempo, quando
le cose avranno cominciato a fissarsi e a chiarirsi, alla fine,
penserà che in un certo senso si può dire che sia stato Marcus
Wiley a uccidere Chris Harper.
– Forse lo scrivo sui fiori, – dice Selena. Si
stende una ciocca sul viso, che gli ultimi raggi di sole
trasformano in una ragnatela di luce d’oro, e osserva gli alberi
attraverso i capelli. – O sui gattini. Credete che a Smythe possa
andar bene?
– Scommetto che qualcuno scriverà il suo sugli
One Direction, – dice Holly.
– Aaah, – sbotta
Julia all’improvviso, disgustata, irritata.
Le altre si alzano sui gomiti. – Cosa c’è? –
chiede Becca.
Julia si rimette il telefono in tasca,
intreccia le mani dietro la testa e guarda il cielo, respirando in
fretta. È rossa fino al collo della felpa, e lei non arrossisce
mai.
Le altre si guardano. Holly incrocia lo
sguardo di Selena e indica Julia con un cenno del mento, per
chiederle se ha visto di che si tratta. Selena scuote la testa in
modo quasi impercettibile.
– Allora? – chiede Holly.
– Marcus Wiley è un segaiolo compulsivo,
punto. Altre domande?
– Sai che novità, – dice Holly. Julia la
ignora.
– Cos’è un segaiolo? – chiede Becca.
– Lascia stare, – dice Holly.
– Gesú, – dice Selena, in tono gentile. Si
volta sulla pancia per trovarsi di fianco a Julia. Ha i capelli
luminosi e spettinati, con pezzetti d’erba e aghi di cipresso
incastrati qua e là. La schiena della felpa è tutta spiegazzata. –
Che cosa ti ha detto?
Julia allontana la testa dalla sua, ma dice: –
Non ha detto niente. Mi ha mandato una
foto del suo cazzo. Perché è un segaiolo del cazzo. È chiaro,
adesso? Possiamo tornare a parlare di sonetti?
– Oh, mio Dio, – dice Holly. Selena ha uno
sguardo serissimo. – Sul serio?
– No, me lo sono inventato. Certo che sul
serio.
La luce del tramonto ora è diversa, un lento
scivolare di unghie su ogni centimetro di pelle nuda.
– Ma, – azzarda Becca, confusa. – Praticamente
non lo conosci nemmeno.
Julia volta la testa di scatto, denti scoperti
pronti a mordere, ma Holly scoppia a ridere. Un attimo dopo parte
anche Selena e infine ride anche Julia, la testa di nuovo
sull’erba.
– Cosa c’è? – vuol sapere Becca, ma le altre
sono in pieno attacco, i corpi scossi da risa convulsive. Selena è
piegata in due. Holly riesce a dire: – Cielo, cava, ti è stato appena pvesentato, com’è possibile che abbia condiviso
con te il suo amichetto? – L’accento fa scoppiare in risatine anche
Becca. Julia ulula: – Non abbiamo ancora neppure preso insieme un
tè e… e qualche sandwich al cetriolo… – E Holly: – Il cazzo
andrebbe sempre servito dopo i
sandwich al cetriolo…
– Oh, Dio, – dice Julia, asciugandosi gli
occhi dopo la ridarella collettiva. – Oh, Becsie, tesoro, cosa
faremmo senza di te?
– Non era cosí
divertente, – ribatte Becca, ancora rossa e sorridente e incerta se
sentirsi o meno imbarazzata.
– Forse no, – spiega Julia. – Ma non è questo
il punto –. Si drizza di nuovo su un gomito e si fruga in tasca per
prendere il telefono.
– Vediamo, – dice Holly, avvicinandosi.
– La sto cancellando.
– Vediamola prima, no?
– Sei una pervertita.
– E io no? – dice Selena. – Se resterai
traumatizzata a vita, vogliamo esserlo anche noi.
– Andiamoci piano, – dice Julia. – È la foto
di un cazzo, non un’esperienza di quelle che saldano un’amicizia –.
Intanto digita in cerca della foto.
– Becs, – dice Holly. – Non vieni?
– No. Che schifo –. Becca volta la testa, cosí
da non vedere la foto nemmeno per sbaglio.
– Ecco qua, – dice Julia, e schiaccia
«Apri».
Holly e Selena si sporgono sopra le sue
spalle. Julia finge di guardare, ma i suoi occhi scivolano tra le
ombre della radura. Selena la sente irrigidirsi e le si appoggia
contro con piú forza.
Niente strilli o risatine, come quando hanno
cercato foto porno online. Quelli erano finti come delle Barbie,
non immaginavi nemmeno che ci fosse un uomo attaccato. Questo è
diverso: piú piccolo, sbattuto in faccia come un dito medio,
minaccioso, in mezzo a una macchia di pelo scuro. Ne sentono quasi
l’odore.
– Se questo fosse il meglio che ho, – dice
Holly, dopo un momento di silenzio, – non andrei in giro a
pubblicizzarlo.
Julia non alza la testa.
– Dovresti mandargli un messaggio di risposta,
– dice Selena. – «Scusa, non ho capito cosa c’è nella foto,
l’immagine è troppo piccola».
– Sí, cosí mi manda un primo piano. Anche no,
grazie –. Ma solleva un angolo della bocca in un sorriso.
– Ora puoi venire, Becs, – dice Holly. – Sei
al sicuro, se non hai un microscopio –. Becca sorride, abbassa la
testa e la scuote, tutto allo stesso tempo. L’erba si sposta sotto
le sue gambe, pungente.
– Bene, – dice Julia. – Se voi pervertite
avete visto abbastanza minicazzi per oggi… – Con un gesto fiorito
schiaccia «Elimina» e fa un cenno di saluto al telefono: –
Bye-bye.
Un bip e la foto
sparisce. Julia mette via il cellulare e si ridistende. Holly e
Selena tornano ai loro posti, cercano qualcosa da dire e non
trovano nulla. La luna è sempre piú splendente, man mano che il
cielo si fa piú scuro.
Dopo un po’, Holly dice: – Ehi, sapete dov’è
Cliona? In biblioteca a cercare un sonetto da copiare, ma gliene
serve uno che Smythe non conosca.
– La scoprono, al cento per cento, – dice
Becca.
– Tipico, – dice Selena. – Non sarebbe piú
facile scrivere il sonetto e fine?
– Hai voglia, – risponde Holly. – È sempre la
stessa storia: per evitare la fatica finisce per fare una fatica
doppia.
Lasciano uno spazio perché Julia dica
qualcosa. Lei non parla e lo spazio diventa piú grande. La
conversazione ci cade dentro e svanisce.
La foto invece non è svanita. Si è lasciata
dietro un odore che ammorba ancora l’aria. Becca respira piano,
dalla bocca, ma l’odore le si appiccica alla lingua.
Julia dice, rivolta al cielo che sembra un
acquerello: – Perché i maschi mi considerano una troia?
Ha di nuovo chiazze rosse sulla pelle. Selena
dice, gentile: – Tu non sei una troia.
– Lo so. Allora
perché loro si comportano come se lo fossi?
– Vorrebbero che lo fossi, – dice Holly.
– Vorrebbero che lo fossimo tutte. Ma nessuno
manda foto del suo cazzo a voi.
Becca si muove. Dice: – È solo da poco
tempo.
– Da quando ho pomiciato con James
Gillen.
– Non è quello. Tante si sbaciucchiano con
qualcuno e per i ragazzi non fa differenza. È da prima, da quando
hai cominciato a ridere con Finn e Chris e tutti loro. Perché fai
battute, dici cose…
Non finisce la frase. Julia ribatte: – Mi
prendi per il culo.
Ma Holly e Selena annuiscono, come se qualcosa
di indistinto si fosse chiarito all’improvviso. – Cose tipo quella
che hai appena detto, – fa Selena. – Si tratta di questo.
– Cioè, secondo voi dovrei essere un’ipocrita
del cazzo come Heffernan, che si è lasciata infilare dentro un dito
da Bryan Hynes al ballo di Halloween perché lui aveva bevuto, ma se
qualcuno racconta una barzelletta sporca si comporta da dea
oltraggiata. Se lo faccio anch’io mi rispetteranno.
– In pratica sí, – conferma Holly.
– Col cazzo. Possono andare affanculo tutti
quanti. Non lo farò. Io non sono cosí –. Ha la voce dura, piú
vecchia dei suoi anni.
Nuvole sottili passano davanti alla luna,
dando l’illusione che si muova, o che tutto il mondo oscilli sotto
di loro.
Selena dice: – Allora non farlo.
– E cosí continuo a essere trattata da troia.
Fantastico. Qualche altra idea geniale?
– Forse non è questo il motivo, – dice Becca,
pentita di non aver tenuto la bocca chiusa. – Forse mi sbaglio.
Forse lui voleva mandare il messaggio a Joanne, o a un’altra che
inizia per J, e ha cliccato sul nome sbagl…
– Quando ho pomiciato con James Gillen, – dice
Julia.
Il buio sembra condensarsi, sotto i cipressi,
al suono della sua voce.
– Lui ha cercato di mettermi una mano sotto la
camicetta. Ovviamente me l’aspettavo. Non so perché tutti i ragazzi
abbiano questa fissazione con le tette. Le loro mamme non li hanno
allattati abbastanza?
Non guarda le altre. Le nuvole si muovono in
fretta, la luna sembra correre nel cielo.
– Allora, siccome non mi interessa farmi
palpare da James Gillen e per essere sinceri sono andata con lui
solo perché è carino e perché volevo fare un po’ di pratica, dico:
«Ehi, questa dev’essere tua». E gli restituisco la sua mano sudata.
E lui, da vero gentleman, decide che la cosa giusta da fare sia
spingermi contro il recinto. Proprio uno spintone, con forza, e
rimette la mano dov’era. E dice qualcosa di super-prevedibile,
tipo: «Ti piace, non fare la santarellina, lo sanno tutti come
sei», eccetera. Un vero principe azzurro, eh?
L’aria sembra gelida e calda allo stesso
tempo, come una febbre.
In decine di lezioni imbarazzanti a scuola, in
chissà quante conversazioni imbarazzanti con i genitori, si sono
sentite ripetere quando è il momento di rivolgersi a un adulto. Ma
l’idea non le sfiora neppure. La cosa che si sta aprendo davanti a
loro non ha nulla a che fare con quei discorsetti ben preparati.
Quella mistura di rabbia ruggente e di vergogna che penetra ogni
cellula, la comprensione che ora i loro corpi appartengono agli
occhi e alle mani di altri: è qualcosa di completamente
nuovo.
– Che persona di merda, – dice Holly, il cuore che le batte forte,
il respiro ansante. – Che stronzo. Spero che muoia di cancro.
Selena allunga una gamba e il suo piede tocca
quello di Julia. Stavolta Julia tira via la gamba di scatto.
Becca dice: – E tu cos’hai fatto? Hai… lui
ha…
– Gli ho dato una ginocchiata nelle palle.
Funziona davvero, nel caso non lo sapeste. E quando siamo tornate
in collegio mi sono fatta una doccia lunghissima –. Le altre se lo
ricordano. Ma non avevano fatto il collegamento con James Gillen.
(Il commento brusco di Julia: «Non ne valeva la pena, come
pomiciare con un labrador»). Ora, nello spazio ribollente di quello
che hanno appena saputo, è evidente come uno schiaffo in
faccia.
– Non so voi, ma io, essendo il genio che
sono, immagino che James Gillen invece di raccontare ai suoi amici
che quel pomeriggio ha ottenuto solo una ginocchiata nei coglioni,
abbia detto a tutta la scuola che sono una troia che non ne aveva
mai abbastanza. E questo è il motivo per cui un Marcus Wiley
qualsiasi pensa che sarò felice di ricevere una foto del suo cazzo.
E cose del genere continueranno a ripetersi.
Selena dice, con un filo di incertezza nella
voce: – Tra qualche settimana se lo saranno dimenticato…
– No.
Silenzio, sotto la luna attenta. Holly pensa
di scoprire qualche segreto disgustoso su James Gillen e
raccontarlo a tutti per farli ridere ogni volta che lo vedono,
finché lui si suicida. Becca cerca di pensare a cose da portare a
Julia, cioccolato, poesie divertenti. Selena immagina un libro
ingiallito coperto di caratteri svolazzanti, una cantilena bassa e
ritmica, erba annodata e l’odore di capelli bruciati; uno
scintillio le avvolge tutte e quattro, rendendole impermeabili.
Julia si sforza di trovare animali nelle nuvole e affonda le unghie
nell’erba, finché la terra entra nella sua carne viva.
Non hanno armi per affrontare una cosa del
genere. L’aria è gonfia e livida, pulsa in bianco e nero, pronta a
scoppiare.
Julia, con un tono conclusivo come una porta
sbattuta, dice: – Non toccherò piú nessun ragazzo di St Colm. Mai
piú.
– È come rinunciare ai ragazzi del tutto, –
dice Holly. – Quelli di St Colm sono gli unici che vediamo.
– Allora rinuncio ai maschi in assoluto, fino
all’università. Meglio questo che rischiare che un altro di quei
cretini dica a tutta la scuola come sono le mie tette sotto le
mani.
Becca arrossisce. Selena avverte nell’aria un
tintinnio come di argento su cristallo. Si alza a sedere. Dice: –
Allora nemmeno io.
Julia le lancia un’occhiata feroce. – Guarda
che non è uno sfogo tanto per dire, tipo, «O mio Dio, sono cosí
sensibile, mi hanno ferita nell’animo e rinuncerò per sempre agli
uomini». Dico sul serio.
– Anch’io, – risponde Selena. Impassibile,
sicura.
Se fosse giorno, sarebbe diverso. Alla luce
del giorno, o dentro una stanza, non avrebbero mai detto cose del
genere. La rabbia, impotente e soffocata, si sarebbe rivolta
all’interno. La macchia sulla loro pelle sarebbe penetrata a fondo,
come un marchio.
Le nuvole sono scomparse, ma la luce della
luna si muove ancora piú in fretta intorno a loro. Becca dice: –
Anch’io.
Julia si volta a guardarla, un sopracciglio
alzato. Becca non sa come dirle che non è una cosa da poco, che lei
prenderebbe la cosa piú preziosa del mondo, la metterebbe al centro
del loro circolo e le darebbe fuoco, se potesse, per meritare tutto
questo; ma a un tratto Julia le fa un sorriso privato e le strizza
l’occhio.
Tutte ora guardano Holly. Lei pensa a suo
padre, a come sorride e cambia discorso quando cerchi di avere da
lui una risposta specifica. Non farti mai inchiodare se non sei piú
che sicura, e nemmeno allora.
Le altre, bianche e splendenti contro gli
alberi scuri, una triade in attesa. La morbida curva d’ombra sotto
il mento di Selena, la piega del polso di Becca poggiato sull’erba,
l’angolo della bocca di Julia piegato all’ingiú: tutte cose che
Holly ricorderà anche a cent’anni, quando il resto del mondo sarà
scomparso dalla sua mente. Qualcosa le pulsa dentro le mani,
spingendola verso di loro. Qualcosa si sposta, una sensazione vaga
come una spirale di fumo, che sembra sete ma non lo è, le sale in
gola, sotto lo sterno. Sta succedendo qualcosa.
– Anch’io, – dice Holly.
– Oh, Dio, – sospira Julia. – Ora diranno che
siamo lesbiche dedite a una specie di culto orgiastico.
– E allora? – dice Selena. – Possono dire
quello che gli pare. A questo punto cosa ce ne importa?
Cade un silenzio intenso. Le loro menti
corrono lungo la pista segnata da quelle parole. Vedono Joanne
tutta moine e risatine e cattiverie, solo per attirare l’attenzione
dei ragazzi di St Colm; vedono Orla piangere di disperazione contro
il cuscino dopo che Andrew Moore e i suoi amici l’hanno fatta a
pezzi; vedono sé stesse fare di tutto per camminare nel modo
giusto, vestirsi nel modo giusto, dire le cose giuste, sotto gli
occhi predatori dei ragazzi. E pensano: «Mai, mai, mai, mai piú.
Spezza le catene come i supereroi spezzano le manette. Da’ un pugno
in faccia al destino e guardalo esplodere. Il mio corpo, la mia
mente, il modo in cui mi vesto, cammino, parlo: sono miei, solo
miei».
Il potere di quei pensieri dentro di loro
vuole essere liberato, le scuote fino alle ossa.
Becca dice: – Siamo come le amazzoni. Loro non
toccavano mai un uomo, e non gli importava cosa diceva la gente. Se
un maschio tentava di fare qualcosa a una di loro, finiva… –
Un’immagine di frecce e schizzi di sangue.
– Caspita, – dice Julia. Ma stavolta l’accenno
di sorriso non è ironico, è il suo, quello che la maggior parte
delle persone non arriva mai a vedere. – Comunque non è per sempre.
È solo finché finisce la scuola e possiamo conoscere ragazzi che
siano anche esseri umani.
A quel momento mancano anni, è qualcosa di
inimmaginabile, sono soltanto parole che non saranno mai reali.
Quindi è per sempre.
– Dobbiamo fare un giuramento, – dice Selena.
– Un voto.
– Ma dài, – replica Julia. – Chi fa davvero
cose… – Ma lo dice solo per riflesso, e le sue parole spariscono,
deboli e inascoltate, tra le ombre.
Selena tende la mano a palmo in giú sopra
l’erba e le piste nascoste di insetti notturni. – Lo giuro, –
dice.
Versi di pipistrelli, in alto nel buio. I
cipressi si chinano a guardare, con approvazione. Il loro fruscio
solleva le ragazze, le sostiene.
– Va bene, – dice Julia, con voce piú forte di
quanto intendesse, una forza che la sorprende. Il cuore le batte
fortissimo. – Va bene. Facciamolo.
Allunga la mano sopra quella di Selena, con
uno schiaffo leggero che risuona nella radura. – Lo giuro.
Becca posa la mano sottile su quella di Julia,
rimpiangendo, ormai troppo tardi, di non aver guardato la foto, per
vedere ciò che hanno visto le altre. – Lo giuro.
E Holly: – Lo giuro.
Le quattro mani si stringono in un nodo
avvolto di luce lunare, dita intrecciate nel tentativo di
stringersi intorno a quelle di tutte le altre allo stesso tempo.
Una breve risata senza respiro.
Dai cipressi sale un lungo sospiro
soddisfatto. La luna è immobile.