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Helen Reid, il primo pilota della Hendley Associates, lottò contro le correnti d’aria discendenti e una pioggia torrenziale per far scendere il Gulfstream G550 per un atterraggio lungo, toccando la pista 29 più avanti del solito in modo da lasciare spazio all’aereo della Aerolíneas Argentinas subito dietro di lei, pronto a decollare. Con un inglese perfetto, un controllore del traffico aereo la fece uscire rapidamente dalla pista e la guidò verso l’angolo nordest dell’aeroporto internazionale Ministro Pistarini di Buenos Aires, dove parcheggiò al terminal riservato all’aviazione generale.

Jack e gli altri agenti del Campus erano sollevati di essere finalmente a terra, ed erano carichi e pronti a uscire quando la Reid inserì il freno di stazionamento. Non era un mistero che l’aereo fosse di proprietà della Hendley Associates, ma gli argentini consideravano il proprio Paese una destinazione estremamente redditizia per il turismo, per cui gli operatori dichiaravano che si trattava di un viaggio di piacere.

La squadra viaggiava con passaporti rilasciati dal dipartimento di Stato, con tutti gli opportuni dati biometrici per le loro identità di copertura. Era uno dei benefici di avere amici ai piani alti. Il tasso di rapimenti in Argentina era diminuito negli ultimi anni, ma il figlio del presidente degli Stati Uniti rimaneva comunque un bersaglio molto invitante.

A chi arrivava con un aereo privato, l’ufficio dogana e immigrazione argentino richiedeva di portare tutti i bagagli all’interno del terminal per un’ispezione, mentre il velivolo rimaneva chiuso dietro a una recinzione di sicurezza. Ciò rendeva molto problematico uscire dall’aeroporto con delle armi. Chavez risolse il problema facendo riportare ai piloti un problema con il misuratore della pressione dell’olio. In questo modo l’aereo sarebbe stato spostato in un hangar vicino per la riparazione, dove Adara e Lisanne avrebbero potuto recuperare le pistole e l’attrezzatura per la comunicazione. Le gambe scoperte di una bella donna erano ancora uno dei più utili meccanismi di ingegneria sociale del mondo. Era molto meno probabile che le donne venissero messe in discussione, considerato il machismo latino del Paese. A ogni modo, avrebbero portato comunque le pistole sotto ai vestiti, giusto per sicurezza.

Meno di venti minuti dopo l’atterraggio, la squadra stava uscendo con i bagagli dal terminal dell’aviazione generale, per poi mettersi a correre nella pioggia torrenziale del tardo pomeriggio per raggiungere le tre auto a noleggio che avrebbero dovuto essere lì ad aspettarli. Secondo il piano, Adara e Lisanne avrebbero aspettato con i piloti e preso le pistole una volta che il Gulfstream fosse stato trascinato nell’hangar per la riparazione, mentre Ding, Midas e Jack avrebbero preso le altre due auto per registrarsi all’Hotel Panamericano in centro.

Solo che c’era una sola auto: una minuscola Renault Clio arancione.

Lisanne estrasse il cellulare come un’arma. Con i capelli bagnati appiccicati alle guance, sotto la pioggia battente si mise a rimproverare la società di autonoleggio in un misto di spagnolo, arabo e inglese per averle fatto fare una figuraccia. Nessun piano sopravviveva al primo contatto. Gli imprevisti accadevano e, per fortuna, quel disguido costò alla squadra solo vestiti bagnati e tempo. Jack non riuscì a non pensare che il modo in cui Lisanne aveva gestito la situazione fosse stato stupefacente.

Alla fine qualcuno alla società di autonoleggio riconobbe l’errore e promise di consegnare due auto più grandi direttamente all’albergo. Chavez, Midas e Jack avrebbero raggiunto il Panamericano in taxi, portandosi dietro il grosso dei bagagli. I piloti avrebbero accompagnato Adara e le armi più tardi, per poi tornare all’albergo più vicino all’aeroporto insieme a Lisanne. Clark era stato chiaro: i due piloti e la Robertson non potevano avvicinarsi a nessun tipo di operazione di sorveglianza, indipendentemente da quanto Lisanne si fosse offerta di aiutarli, cosa che faceva puntualmente. Molto. Stavano già oltrepassando il limite chiedendo a Lisanne di aiutare Adara a recuperare le pistole e l’attrezzatura per la comunicazione, ma non potevano fare altrimenti, a meno che non avessero voluto girare disarmati.

Chavez e Midas presero un taxi insieme, mentre Jack, che in spagnolo sapeva a malapena ordinare una birra, entrò in un altro taxi da solo. Il conducente, un uomo dai capelli rossicci di nome Rodrigo, era un tizio dal fare paterno e con una disposizione filosofica, e cominciò a parlare non appena Jack ebbe chiuso lo sportello.

Era l’ora di punta, e l’autostrada Luis Dellepiane era intasata dal traffico. Sembrava che i conducenti non prestassero la minima attenzione alla pioggia o alle strisce che delimitavano le corsie, e scorrevano in avanti come una colata di lava. Di tanto in tanto, un motociclista trovava un varco e sfrecciava fra le auto, passando da una corsia all’altra. A volte mancavano gli specchietti laterali. Altre volte li prendevano in pieno.

Nei primi otto chilometri, Jack contò almeno una mezza dozzina di cartelloni pubblicitari che mostravano una varietà di donne bellissime e dalle gambe lunghe vestite eleganti; per quanto riuscisse a capire, pubblicizzavano cliniche specializzate in depilazioni definitive. Contava già di scherzarci su con Midas, ma poi gli vennero in mente tutte le schifezze che si trovano sui cartelloni negli Stati Uniti e ci ripensò.

Avvicinandosi al casello autostradale, Rodrigo tirò fuori una banconota da cento pesos. Doveva essersi accorto che Jack aveva guardato prima la banconota e poi il cartello secondo cui in quella corsia si doveva inserire l’importo esatto.

«Nessuno presta attenzione ai cartelli» disse Rodrigo in tono serio. «Il pedaggio autostradale cambia ogni due settimane circa.» Lanciò un’occhiata nello specchietto retrovisore. «L’inflazione nel mio Paese… è…» Si portò la mano davanti la faccia, stringendo le mani a pugno, facendo il gesto che si usava per spiegare qualcosa di importante. «È… sube como pedo de buzo… Come si dice da voi? Sale veloce come la scorreggia di un sub.»

Ryan avrebbe voluto mettersi a ridere quando si immaginò le bolle che schizzavano verso la superficie, ma dall’espressione di Rodrigo capì che era una faccenda seria.

Dopo aver pagato proseguirono lungo l’autopista nel traffico pesante. Rodrigo usò quel tempo per fare un corso accelerato sull’Argentina a Ryan, illuminandolo su tutto, dall’economia – doveva pagare il mutuo in dollari americani – alla bellezza delle cascate dell’Iguazú, che Ryan come chiunque altro al mondo avrebbe dovuto vedere almeno una volta nella vita.

Con voce fastidiosamente lenta ma seria, Rodrigo proseguì dichiarando che la carne argentina era la più deliziosa, le donne argentine belle oltre ogni descrizione – soprattutto quando ballavano il tango – e che i calciatori argentini erano dotati di un talento sovrumano. Ryan era un tifoso dell’Arsenal, ma non disse niente, sapendo che il calcio era un argomento delicato in molte parti del mondo. Spesso sembrava che per i tifosi argentini il semplice fatto di andare allo stadio fosse uno sport sanguinoso.

Rodrigo andò avanti. «Dio ha dato all’Argentina i fiumi più belli del mondo. Ha benedetto la nazione con montagne incredibili e frutti che sono dolci più di qualsiasi altro. Qui in Argentina Dio ha piantato campi che producono quantità enormi di grano e pampas sconfinate, piene di mandrie di mucche grasse e bellissimi cavalli…»

In quel momento il conducente dell’auto davanti al taxi abbassò il finestrino e gettò una busta piena di spazzatura sull’asfalto bagnato. Un pezzo di carta fradicio si spiaccicò sul parabrezza del taxi, costringendo Rodrigo ad abbassare il finestrino e toglierlo con la mano.

Il tassista si passò una mano bagnata fra i capelli e guardò Jack dallo specchietto retrovisore. «E poi Dio ha rovinato tutto mettendoci gli argentini.»

I due taxi arrivarono quasi insieme, e fecero scendere Ryan, Chavez e Midas al Panamericano, a breve distanza dal famoso obelisco della città, in via Carlos Pellegrini, una strada a una corsia parallela alla cintura di verde e alla Avenida 9 de Julio da quattordici corsie.

Ryan pagò settecento pesos, circa quaranta dollari. Rodrigo annuì e gli augurò buona fortuna con voce monotona, come se il tassista fosse certo che gli sarebbe successo qualcosa di brutto.

In teoria il Panamericano era un cinque stelle, e la facciata di pietra calcarea e l’insegna in stile rétro sembravano piuttosto accoglienti dopo quel lungo viaggio; ma aveva ottenuto varie recensioni non proprio positive, e ciò rendeva improbabile che la squadra del Campus potesse imbattersi in una delle persone che avrebbero dovuto sorvegliare.

Jack mise i bagagli su un carrello, guardò l’orologio e poi Chavez. «Qual è il piano?»

«Gli argentini non mangiano prima delle otto. Possiamo fare una perlustrazione a piedi, ma se vogliamo avere un quadro reale dell’area, dovremmo aspettare di mangiare.»

Midas si mise a ridere. «Hai solo paura di Adara.»

«Be’» disse Chavez facendo finta di tremare, «passa un sacco di tempo a fare crossfit…»

Tre ore più tardi, sei isolati a nord dell’albergo e sette a ovest da Avenida 9 de Julio, un’attraente brunetta di nome Amanda Salazar era seduta a un tavolo sul retro del Parrilla Aires Criollos con l’amica Beatriz, una bionda altrettanto attraente. Una serie di boleadoras, pesanti armi da lancio fatte di lacci di pelle grezze e palle di pietra, erano appese alla parete sopra di loro, insieme ad altri attrezzi tipici dei gauchos. Fare più cose allo stesso tempo, o quantomeno riuscirci abilmente, era impossibile, per cui le due giovani si erano divise le responsabilità.

Il compito di Amanda era ridere fra un sorso e l’altro di La Azul Malbec e sbattere le sopracciglia lunghissime al sollecito cameriere anziano. I capelli, sciolti, le arrivavano fino alle spalle. Beatriz invece li aveva raccolti in uno chignon, tirati indietro da forcine invisibili che la facevano sembrare più grande, anche se in realtà con i suoi ventisei anni era la più giovane delle due. Anche Beatriz sorrideva, ma lasciava il compito di flirtare con il cameriere alla sua compagna. Sotto il tavolo, la bionda era concentrata sul suo lavoro, togliere dal muro la griglia di aerazione con la punta del piede.

Il Parrilla Aires Criollos era un ristorante esclusivo con arredamento gaucho, pavimenti di mattonelle e tovaglie bianche. Come diceva il nome stesso, serviva piatti argentini e carne alla griglia con un deciso stile spagnolo. Le tovaglie lunghe, aiutate dalla risata ammaliante di Amanda, aiutavano a nascondere il noioso lavoro di togliere la griglia.

Amanda e Beatriz indossavano camicette e gonne alla moda, con abbastanza trucco e gioielli da renderle attraenti ma non indimenticabili. Vestirsi eleganti era la norma a Buenos Aires, e indossare abiti più informali avrebbe attirato l’attenzione. Entrambe le donne avevano con sé una valigetta di pelle marrone, per far pensare che fossero avvocatesse o professioniste affermate che avessero deciso di concedersi una buona cena tra l’uscita dal lavoro e una serata tra i locali del quartiere.

Quella sera avevano scelto di arrivare alle otto in punto. Ospitando già abbastanza clienti, non avrebbero avuto l’attenzione di tutti, ma non era ancora così pieno da rendere difficile trovare un tavolo nell’area che volevano. Erano già venute a pranzo due giorni prima, per individuare la zona più opportuna dove sedersi per portare a termine la missione. L’area vicino al bar sembrava essere riservata per feste o eventi privati; tuttavia, se nessuno l’aveva prenotata, anche i normali clienti venivano fatti accomodare lì, se tutti gli altri tavoli erano già occupati. Durante la loro perlustrazione, recandosi alla toilette, le due giovani donne si erano avvicinate a sufficienza da individuare la griglia di aerazione, cominciando così a lavorare al piano.

Entrambe le donne erano in grado di rimuovere una griglia o di ammaliare ogni genere di persona di entrambi i sessi. Durante la prima visita avevano conosciuto un cameriere, Franco, e dall’attenzione che questi aveva riservato all’umile bicchiere d’acqua di Amanda era apparso evidente che avesse un debole per l’avvenente brunetta. Aveva preso il suo ordine per primo, e le aveva rivolto un sorriso smagliante mentre le aveva suggerito il giusto abbinamento di vino e vivande. Beatriz, lungi dall’essere gelosa per tanta sollecitudine, l’aveva invece ritenuta una circostanza felice, perché aveva aiutato loro a definire i rispettivi compiti per quando sarebbero tornate due giorni dopo: Beatriz preferiva occuparsi di esplosivi ad alto potenziale che non delle attenzioni di un cameriere con i capelli unti.

Quella sera, non appena entrarono, Amanda aveva incrociato lo sguardo di Franco, che si trovava dall’altro lato della lunga e stretta sala del ristorante. Lui si affrettò a raggiungerla, con in mano ancora un vassoio di bicchieri sporchi che aveva appena preso da un tavolo, e la salutò calorosamente. Amanda indicò l’area vicino al bar e lo pregò di potersi sedere lì.

Come nella maggior parte dei casi in cui una donna ha già scelto in partenza come rapportarsi a un uomo, tutto fu fin troppo semplice.

La visita di perlustrazione del giorno prima aveva rivelato che la griglia di aerazione non era avvitata nel muro, ma inserita a incastro, e quindi – in teoria – sarebbe stato più facile rimuoverla. Beatriz si tolse la scarpa non appena si sedettero, mettendosi subito al lavoro con le dita. All’inizio la griglia di metallo sembrava incollata, ma alla fine riuscì a smuoverla spingendola avanti e indietro, invece di provare a sganciarla con l’unghia. Sentì il metallo e la guarnizione uscire dal pannello di legno nello stesso istante in cui Franco tornò al tavolo. Beatriz riuscì a prendere il pezzo di metallo con il piede e incastrarlo contro il muro. Il cameriere sorrise ad Amanda, senza prestare la minima attenzione a Beatriz, e poggiò un vassoio di picada sul tavolo. Dall’accento delle due ragazze era evidente che non fossero argentine, per cui Franco si sentì in dovere di offrire una breve spiegazione su quel piatto a base di formaggio al forno e affettati che la gente del suo amato Paese mangiava come antipasto. Beatriz teneva la griglia ferma contro il muro, mantenendo un’espressione impassibile, anche se il piede cominciava a tremarle e iniziava a sentire dei crampi. Amanda notò il disagio dell’amica, e chiese a Franco di suggerire un altro vino da assaggiare. Il cameriere si allontanò a passo svelto per andare a trovare «qualcosa di perfetto» per la bellissima señorita che aveva deciso di tornare nel suo ristorante.

Beatriz tirò un sospiro di sollievo quando lasciò scivolare la griglia sul pavimento, facendola fermare sopra il suo piede. Franco era un cameriere e pertanto non era addestrato nell’arte e nelle tecniche dello spionaggio, ma di sicuro qualsiasi altro uomo con il suo fisico tracagnotto e atteggiamento insicuro avrebbe sospettato che le due belle ragazze che aveva appena incontrato avrebbero potuto avere altro in mente.

Una delle due avrebbe potuto, forse, cercare di distrarlo mentre l’amica inseriva una bomba nella parete del ristorante.

Beatriz sbuffò piano, scuotendo la testa. «La speranza. È il fallimento di ogni uomo.»

Amanda inarcò le sopracciglia, che era un po’ come stringersi nelle spalle. «E la rovina della maggior parte delle donne.»

La bomba in sé era piccola, ed era fatta con RDX per uso militare. L’RDX non era altro che la ciclotrimetilentrinitroammina, una componente chiave dell’esplosivo C-4, ma essendo un nome difficile da pronunciare, gli sviluppatori britannici gli avevano affibbiato quella sigla, che stava per Research Department eXplosive («esplosivo del dipartimento di Ricerca»). Quel particolare lotto era stato prodotto in una fabbrica di munizioni nei pressi di Islamabad. Le spie pachistane erano affezionate a quell’esplosivo, e lo avevano usato con grande efficacia in bombardamenti contro l’India e l’Occidente. Spesso si aggiungeva olio motore o un prodotto a base di carbonio all’esplosivo per nascondere l’origine del materiale. Amanda e Beatriz lo avevano lasciato semplice: volevano che gli investigatori sapessero che quell’RDX proveniva dal Pakistan. Una valigetta conteneva mezzo chilo di materiale plastico, un po’ di esplosivo PETN e un detonatore collegato a una spoletta e a un cellulare, anch’esso di fabbricazione pachistana.

Mentre le due donne parlavano, Beatriz usò il piede per sollevare e spingere la sua valigetta nello spazio dietro la griglia di aerazione. Ci mise appena un attimo e, chinandosi leggermente, riuscì a rimettere la griglia prima che Franco tornasse con una bottiglia di Schroeder Merlot della Patagonia.

Con sua vergogna, Amanda gli disse di preferire il Malbec di prima, e Franco si allontanò con la bottiglia aperta.

Leggermente estasiate dal successo di quella parte della missione, le donne cominciarono a mangiare la loro picada. Beatriz si sistemò distrattamente una ciocca di capelli dietro l’orecchio mentre cominciava a leggere il menu per decidere che cosa avrebbe mangiato per cena. A quanto pareva piazzare una bomba faceva venire appetito.

Nessuna delle due donne notò l’uomo alto e con la barba insieme alla bionda dal fisico atletico. La coppia elegante si fermò subito dopo la porta d’ingresso, guardando intorno al locale affollato come per cercare il tavolo perfetto.

Potere e impero
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