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Jack Ryan non odiava il concetto di photo opportunity in sé; semplicemente non gli piaceva molto la parte «fotografica» dell’opportunità di incontrare una persona famosa. Persino prima che venisse trascinato alla presidenza, Ryan aveva sempre pensato che una delle principali cause della canizie o della caduta dei capelli del comandante supremo degli Stati Uniti fosse la costante pressione di essere sempre sotto ai riflettori. Le fotografie con il presidente rimanevano per decenni appese alle pareti o sistemate sopra il caminetto. Ryan sapeva bene di avere il tipico aspetto del professore di storia con i pantaloni di velluto a coste. Tuttavia, era a suo agio con il suo corpo, e se ai bambini della terza media della signora Palmer che avevano vinto il concorso nazionale per il miglior progetto di educazione civica non piaceva che avesse un piccolo ciuffo ribelle sulla fronte, be’, non c’era molto che potesse fare al riguardo.

Inoltre, quella era una classe di bambini che primeggiavano in educazione civica, e non poteva pensare a un gruppo più adatto da accogliere nello Studio Ovale. Erano intelligenti e molto più rilassati di quando Ryan era entrato per la prima volta nella Casa Bianca. Quegli incontri duravano appena cinque minuti, un tempo sufficiente affinché il personale facesse entrare gli studenti, Ryan stringesse la mano a ognuno dei ragazzi e ripetesse i loro nomi, e tutti prendessero posizione per essere immortalati con lui davanti o dietro la scrivania. Gli assistenti del presidente si stavano già avvicinando per scortare fuori il gruppo non appena il fotografo aveva abbassato la macchina. Quel giorno, però, un povero assistente fece una smorfia come se gli avessero sparato quando il presidente, uscendo dal protocollo, rivolse una domanda alla signora Palmer. Ryan gli rivolse lo «sguardo presidenziale» – un tacito ordine di riorganizzare le priorità con il suo superiore – prima di girarsi di nuovo verso la signora Palmer. Stava per farle una seconda domanda quando Arnie van Damm entrò nello Studio Ovale. Dalla sua espressione, Ryan capì che anche le sue priorità stavano per essere cambiate.

Sentì un vuoto allo stomaco quando l’ultimo studente uscì e van Damm chiuse la porta. Il capo di gabinetto aveva così tanta esperienza che ormai erano poche le cose che riuscivano a turbarlo. Alla maggior parte delle brutte notizie rispondeva con una pacca sulle spalle e una fiduciosa rassicurazione sul fatto che le cose sarebbero andate meglio. Ma quel giorno era diverso. Van Damm era addolorato, il che voleva dire che era morto qualcuno.

Ryan guardò il suo vecchio amico.

«Cos’è successo?»

«Tre ore fa il caporalmaggiore Wesley Farnsworth di Shreveport, Louisiana, è stato ucciso in combattimento in Ciad, quaranta chilometri a sud di N’Djamena.»

Ryan si mise a sedere di fronte al caminetto, invitando van Damm a fare lo stesso. Non importava quante comunicazioni simili ricevesse, ogni volta la sua prima ipotesi era che fosse accaduto qualcosa a Jack Junior. Scoprire che stava bene lo riempì di sollievo, ma anche di vergogna.

Scosse la testa. «Africa.» Poi chiuse gli occhi e annuì, rassegnato. «Africa.»

Van Damm sospirò. «Compagnia Bravo, III battaglione della VII divisione fanteria, arrivata a N’Djamena un mese fa per aiutare le forze del Ciad nel contesto dell’Alleanza antiterrorismo trans-sahariana.»

«Dunque si tratta di Boko Haram» disse Ryan.

Il capo di gabinetto si passò una mano sulla testa pelata. «Sembra proprio di sì, Jack. Burgess sta venendo qui per farle una relazione più approfondita, ma per il momento sembra che Farnsworth stesse guidando uno dei gruppi di fuoco che stavano addestrando l’esercito ciadiano nelle tattiche di ricognizione e pattugliamento. Trenta soldati di Boko Haram hanno attaccato una piattaforma petrolifera fuori Koudjiwai, poco più a sud della base dei nostri ragazzi.»

«Una piattaforma cinese?» Gran parte del Ciad sudoccidentale era definita «zona cinese per l’esplorazione petrolifera».

«Esatto» disse van Damm. «Gli agenti di sicurezza australiani alla piattaforma disponevano di una potenza di fuoco nettamente inferiore, per cui hanno inoltrato una richiesta di soccorso alle autorità ciadiane subito dopo l’inizio dell’attacco.» Il capo di gabinetto alzò le spalle. «Gli uomini stavano morendo, il governo aveva chiesto aiuto, e i nostri ragazzi erano vicini. Era una situazione di emergenza.»

Ryan fece un respiro profondo, ribollendo di rabbia.

Van Damm scosse la testa. «È un vero peccato. Uno dei nostri è morto per proteggere lavoratori cinesi…»

«Non voglio sentire altro!» Ryan puntò il dito contro il suo capo di gabinetto. «È un vero peccato che Farnsworth sia morto. Punto. Non me ne frega un cazzo dell’etnia delle vite che stava cercando di proteggere.»

«Certo, ha ragione, signor presidente» disse van Damm. «Non volevo minimizzare in alcun modo la morte di questo giovane americano.»

Ryan si voltò verso le finestre e il Rose Garden. «Lo so» disse, andando avanti. «A quale scopo, Arnie? Perché Boko Haram ha attaccato una piattaforma petrolifera? Il greggio non vale niente come carburante, ed è impossibile da trasportare se devi spostarti in fretta, come avrebbero dovuto fare dopo un attacco simile. Perché non colpire una raffineria, allora? Almeno ci sarebbe stato del carburante utilizzabile. Era giorno di paga o qualcosa del genere?»

Van Damm scosse la testa. «Temo che ci sia una risposta a questa domanda, Jack, ma non le piacerà. Il sergente del plotone che supervisiona i gruppi di fuoco giura che i nostri soldati sono stati attirati con l’inganno.»

«Con l’inganno?»

«Secondo il sergente, gli uomini di Boko Haram erano in grado di sopraffare gli agenti australiani alla piattaforma, ma hanno attaccato con una forza appena sufficiente a spingerli a chiamare rinforzi.»

«Chi sapeva che i nostri soldati erano nelle vicinanze?»

Van Damm sospirò a fondo. «I nostri ragazzi non hanno violato la OPSEC, ma il colonnello dell’esercito ciadiano ha il vizio di rilasciare interviste sugli sforzi cooperativi.»

«Per cui Boko Haram sapeva che saremmo stati lì.»

«Praticamente chiunque avesse una radio sapeva che l’esercito ciadiano si stava addestrando in quell’area. Non è infrequente che informino i capitribù in anticipo. Noi li abbiamo avvertiti, ma queste cose succedono lo stesso. Non ci vuole molto a capire che, se siamo nel Paese, i nostri ragazzi saranno insieme all’esercito durante l’addestramento.»

«Insomma è stata una trappola?»

Van Damm annuì. «Il sergente del plotone è sicuro che il vero bersaglio fossero gli americani. Il suo comandante gli crede, e ha riportato quella convinzione ai suoi superiori.»

Di nuovo la Cina, pensò Ryan, ma non ritenne necessario specificarlo ad alta voce.

Potere e impero
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