12. Duemila opere: i «savants» musicali

Il primo savant musicale adulto che ho conosciuto era un uomo ritardato, che viveva in una casa di riposo dove lavoravo.56 Alla nascita Martin era un bambino normale, ma all'età di tre anni contrasse una meningite che gli causò crisi epilettiche e una debolezza spastica degli arti e della voce. La malattia l'aveva intaccato anche nell'intelligenza e nella personalità, così che divenne impulsivo, «strano» e incapace di tenersi in pari con i suoi compagni di classe. Insieme a questi problemi, però, Martin sviluppò anche interessanti facoltà: incantato dal fascino della musica, l'ascoltava con grande concentrazione e poi ripeteva le melodie cantandole o suonandole al pianoforte, come meglio poteva, vista la spasticità degli arti e della voce. In tutto questo, Martin fu incoraggiato moltissimo dal padre, che era un cantante lirico professionista.

Insieme alle sue abilità musicali, Martin sviluppò anche una prodigiosa memoria meccanica: una volta provvisto di occhiali per correggere i suoi gravissimi problemi visivi congeniti, divenne un avido lettore, e ricordava tutto quello che leggeva (anche se spesso senza capirlo). Tale memoria, al pari di quella musicale, era uditiva: tutto ciò che leggeva, infatti, Martin lo sentiva con l'orecchio della mente, a volte pronunciato dalla voce di suo padre. Proprio come alcune persone hanno una memoria fotografica, quella di Martin era fonografica.

Benché avesse abitudini solitarie, Martin era riuscito a condurre una vita indipendente, facendo semplici lavori manuali. Il suo unico piacere, a quanto pare, era cantare nei cori in chiesa, giacché con la sua voce rauca e spastica non poteva fare il cantante solista. Ma a sessantun anni, i problemi fisici (fra i quali l'artrite e una cardiopatia) aumentarono fino a portarlo alla casa di riposo.

Quando lo incontrai, nel 1984, mi disse di conoscere più di duemila opere, oltre al Messiah, V Oratorio di Natale e tutte le cantate di Bach. Mi portai dietro le partiture di alcune di esse, e verificai come meglio potei: scoprii così di non riuscire a coglierlo in fallo. E Martin non ricordava solo le melodie: aveva imparato, ascoltando le esecuzioni, la parte di ogni strumento e di ogni voce. Quando gli suonai un pezzo di Debussy che non aveva mai sentito, riuscì a ripeterlo al pianoforte quasi senza errori. Poi lo traspose in tonalità diverse e lo usò come base per qualche improvvisazione, sempre in stile Debussy. Riusciva a comprendere le regole e le convenzioni di ogni brano musicale che gli capitasse di ascoltare, anche se si trattava di pezzi con i quali non aveva alcuna familiarità o che non gli piacevano. Queste erano caratteristiche da musicista di alto livello, in un uomo con una mente assai limitata.

Qual era l'origine delle facoltà musicali di Martin? Aveva un padre profondamente musicale, e spesso la capacità musicale viene ereditata, come accadde per esempio nelle sette generazioni della famiglia Bach. Martin era dunque nato e cresciuto in un ambiente familiare musicale. Era abbastanza? Oppure le sue facoltà uditive e musicali si erano rafforzate per via della vista difettosa? (Darold Treffert, in Extraordinary People, il suo importante libro sul fenomeno dei savants, osserva che più di un terzo di tutti i savants musicali è costituito da individui ciechi o che comunque vedono poco). Martin era nato con problemi visivi gravissimi, che tuttavia furono diagnosticati e corretti solo quando aveva ormai quasi tre anni; in quei primi anni di vita, quindi, era stato pressoché cieco e dipendente dall'udito per orientarsi e comprendere il mondo. O forse era stata la meningite che, nel momento stesso in cui l'aveva privato di parte dei controlli corticali e delle facoltà superiori, aveva anche stimolato o liberato facoltà da savant precedentemente insospettate?

L'espressione idiot savant fu introdotta nel 1887 da un medico londinese di nome Langdon Down per riferirsi ai bambini «frenastenici», o deboli di mente, che presentavano «facoltà» speciali e a volte eccezionali. Fra queste vi erano straordinarie capacità di calcolo e disegno, attitudini meccaniche e – soprattutto – la capacità di memorizzare, suonare e a volte comporre musica. Negli anni Sessanta dell'Ottocento il caso di Tom il cieco,57 uno schiavo americano che aveva esibito facoltà musicali prodigiose fin dalla più tenera età, attrasse l'attenzione di tutto il mondo.58 In effetti, la musicalità è la forma di talento savant più comune e forse quella che più colpisce, perché viene facilmente alla ribalta e richiama l'attenzione. Darold Treffert ha dedicato una parte cospicua di Extraordinary People ai savants musicali e Leon K. Miller ha scritto un intero libro su uno solo di essi, Eddie. 59 Studi dettagliati di talenti – e soprattutto di capacità musicali – da savant sono stati eseguiti da Beate Hermelin e altri ricercatori a Londra, e confermano che tali capacità, proprio come quelle normali, dipendono dal riconoscimento (che può essere implicito e inconscio) delle strutture e delle regole musicali fondamentali. L'anomalia qui non sta nella capacità in sé, ma nel suo isolamento: in altre parole, nel suo sviluppo insolito e a volte prodigioso in una mente che, per quanto riguarda il pensiero verbale e astratto, può essere decisamente sottosviluppata.

Stephen Wiltshire, un prodigio autistico inglese, è famoso come savant visivo; è in grado di fare disegni sorprendentemente dettagliati di edifici complessi e perfino di intere vedute cittadine, a volte dopo un'unica occhiata.60 Stephen riesce a trattenere queste immagini nella mente per anni e anni, con pochissime perdite o distorsioni. Quando andò a scuola, all'età di sei anni, la maestra commentò che i suoi disegni erano i «meno infantili che [avesse] mai visto».

Stephen è anche un savant musicale. Di solito le abilità da savant fanno la loro comparsa prima dei dieci anni, e questo vale soprattutto per i talenti musicali. Tuttavia, quando il mentore di Stephen, Margaret Hewson, mi telefonò per dirmi: «Le facoltà musicali di Stephen sono esplose – capacità grandissime!», il ragazzo aveva già sedici anni. Come Martin, anche Stephen era dotato di orecchio assoluto ed era in grado di riprodurre immediatamente accordi complessi, di suonare melodie che non aveva mai ascoltato prima – lunghe anche diversi minuti – e trasporle senza difficoltà in tonalità diverse. Aveva anche capacità di improvvisazione. Non è chiaro come mai i talenti musicali di Stephen fossero affiorati relativamente tardi. Probabilmente Stephen aveva avuto fin da piccolo grandissime potenzialità musicali, le quali però erano passate inosservate: forse sia a causa della sua passività, sia per via dell'attenzione posta dagli altri sui suoi talenti visivi. Può darsi anche che l'adolescenza vi avesse avuto la sua parte, giacché tutt'a un tratto Stephen si fissò su Stevie Wonder e Tom Jones, divertendosi a imitarne, insieme alla musica, anche i movimenti e i manierismi.

 

Il fatto che vi sia un potenziamento di alcune facoltà insieme alla compromissione o a uno scarso sviluppo di altre è una delle caratteristiche – anzi, è la caratteristica definitoria – delle sindromi savants.61 Le facoltà potenziate, nelle capacità dei savants, sono sempre di tipo concreto, mentre quelle compromesse sono astratte e spesso linguistiche; e su come possa verificarsi una tale associazione di punti di forza e di debolezza sono state avanzate molte ipotesi.

Sappiamo ormai da un secolo e mezzo che esiste una specializzazione relativa (ma non assoluta) nelle funzioni dei due lati del cervello: lo sviluppo di facoltà astratte e verbali è associato soprattutto all'emisfero sinistro (o dominante) e quello delle abilità percettive all'emisfero destro. Questa asimmetria fra gli emisferi (presente in grado minore nei primati e in qualche altro mammifero) è molto pronunciata negli esseri umani ed è osservabile perfino in utero. Nel feto, e forse anche nel bambino molto piccolo, la situazione è invertita, perché l'emisfero destro si sviluppa prima e più rapidamente del sinistro, consentendo lo stabilirsi delle funzioni percettive già nei primi giorni e nelle prime settimane di vita. L'emisfero sinistro impiega più tempo a svilupparsi, ma dopo la nascita continua a subire fondamentali cambiamenti. In particolare, nel momento in cui si sviluppa e acquista le proprie facoltà (in larga misura concettuali e linguistiche) comincia a sopprimere o a inibire parte delle funzioni (percettive) dell'emisfero destro.

L'immaturità funzionale (e forse immunologica) dell'emisfero sinistro in utero e nel primo anno di vita lo rende insolitamente vulnerabile a eventuali danni, e se questi ultimi si verificano davvero – stando a quanto ipotizzato da Geschwind e Galaburda – potrebbe aver luogo un ipersviluppo compensatorio dell'emisfero destro: un vero e proprio aumento dimensionale reso possibile dalla migrazione neuronale. Questo processo può invertire il normale corso degli eventi e produrre una dominanza anomala dell'emisfero destro, invece della consueta dominanza dell'emisfero sinistro.62

Un passaggio alla dominanza dell'emisfero destro si può avere anche dopo la nascita, almeno nei primi cinque anni di vita, nel caso in cui l'emisfero sinistro subisca un danno. (L'interesse di Geschwind per questo fenomeno fu in parte innescato da un'osservazione straordinaria, e cioè che un' emisferectomia sinistra – una procedura drastica a cui a volte si ricorre per l'epilessia intrattabile e che prevede la rimozione chirurgica dell'intero emisfero sinistro – se eseguita su un bambino piccolo non lo priva per sempre del linguaggio, ma induce lo sviluppo delle sue funzioni nell'emisfero destro). Qualcosa del genere potrebbe benissimo essere accaduto a Martin quando aveva tre anni, in seguito alla sua meningite. Questi cambiamenti di dominanza emisferica possono anche verificarsi, pur se in grado minore, negli adulti che hanno subito un danno cerebrale localizzato prevalentemente a sinistra.

In qualche caso, talenti di tipo savant affiorano anche in età meno precoce. Esistono diverse descrizioni aneddotiche di tale emergere tardivo in seguito a lesioni cerebrali, ictus, tumori e demenza frontotemporale, specialmente quando il danno è dapprincipio confinato nel lobo temporale sinistro. Clive Wearing, che descriverò nel capitolo XV, contrasse un'encefalite erpetica che interessò soprattutto le regioni frontale e temporale dell'emisfero sinistro e, oltre alla devastante amnesia, sviluppò anche una velocità di calcolo e una prontezza nei giochi di parole di tipo savant.

La rapidità con cui, in tali circostanze, possono emergere talenti savants indica la disinibizione o liberazione di funzioni dell'emisfero destro, che si svincolano dall'inibizione o dalla soppressione normalmente esercitata dal lobo temporale sinistro.

Nel 1999, Allan Snyder e D. J. Mitchell hanno invertito i termini della consueta domanda – perché i talenti savants sono tanto rari? – e si sono chiesti invece: perché tutti noi non abbiamo quei talenti? Snyder e Mitchell hanno ipotizzato che in età precoce il meccanismo alla base di tali abilità sia con ogni probabilità presente in tutti noi, ma che, quando poi il cervello matura, esse vengano inibite, o quanto meno allontanate dalla consapevolezza cosciente. Questi autori teorizzavano che i savants potessero avere «un accesso privilegiato a livelli inferiori di informazione non disponibili attraverso l'introspezione». Hanno quindi cominciato a verificare sperimentalmente questa loro teoria usando la stimolazione magnetica in tracranica (TMS), una tecnica che oggi consente un'inibizione breve e pressoché istantanea delle funzioni fisiologiche in parti diverse del cervello. Usando volontari normali, Snyder e Mitchell hanno applicato la TMS al lobo temporale sinistro per qualche minuto, somministrando una stimolazione tesa a inibire il pensiero astratto e concettuale governato da quest'area del cervello e, speravano, a consentire una liberazione transitoria delle funzioni percettive dell'emisfero destro. Questi esperimenti hanno prodotto risultati modesti ma indicativi, a quanto pare migliorando per qualche minuto capacità come il disegno, il calcolo e la correzione di bozze. (Bossomaier e Snyder stanno anche indagando se sia possibile liberare l'orecchio assoluto mediante l'applicazione della TSM).63

Tecniche simili sono state usate da Robyn Young e dai suoi colleghi, i quali hanno scoperto di poter replicare l'effetto-release, ma solo in cinque soggetti su diciassette. Essi hanno concluso che «questi meccanismi non sono a disposizione di chiunque e probabilmente esistono differenze interindividuali sia nella capacità di accedere ad essi, sia nell'esseme o meno dotati». Indipendentemente dal fatto che ciò sia vero, sembra proprio che una minoranza consistente – forse un 30 per cento – di adulti «normali» abbia potenzialità di tipo savant latenti o soppresse che, in una certa misura, potrebbero essere liberate da tecniche come la TMS. Ciò non è del tutto sorprendente, se consideriamo che varie condizioni patologiche – per esempio la demenza franto temporale, gli ictus che interessano l'emisfero dominante, alcune lesioni craniche e certe infezioni – possono portare, in qualche occasione, alla comparsa di abilità di tipo savant.

Se ne deve dedurre che, almeno in molti individui, esistono facoltà eidetiche e mnemoniche molto concrete normalmente nascoste, che possono però affiorare o essere liberate in condizioni eccezionali. L'esistenza di tali potenzialità è comprensibile solo in termini di filogenesi e ontogenesi, ovvero come forme di percezione e cognizione ancestrali un tempo dotate di valore adattativo ma ora soppresse e sostituite da altre.64

Darold Treffert, che ha studiato decine di persone con facoltà di tipo savant, congenite o acquisite, sottolinea che non esistono savants «istantanei»: non c'è una via facile verso il savantismo. Che sia o meno universale, il possesso di meccanismi speciali si rivela forse necessario ma non è sufficiente per il savantismo. Tutti i savants passano anni sviluppando e affinando le loro capacità, a volte in modo ossessivo e a volte attratti dal piacere di esercitare un'abilità particolare: un piacere forse potenziato dal contrasto con la generale compromissione intellettuale di questi individui, o dal riconoscimento e dalle gratificazioni sociali che tali facoltà possono apportare loro. Essere un savant è uno stile di vita, un'intera organizzazione della personalità, quand'anche si fondi su un singolo meccanismo o una singola capacità.