2.
– Mi hanno trattata come una delinquente. Mi hanno torchiata in ogni modo. E anche i ragazzi: psicologi, psichiatri, e Dio solo sa cos’altro. Le hanno provate tutte per costringerli a dire che gli avevano fatto qualcosa di brutto. Che pezzi di merda. Tre mesi lontani, me li hanno tenuti, prima in un istituto e poi affidati a una famiglia. Danny dice che l’istituto era orrendo, ma almeno la famiglia era gentile. Insomma… ho passato anni e anni a bere e a bucarmi, e sono riuscita a non perderli e invece adesso che sono pulita e disintossicata, lavoro duro e rigo dritto, arrivano quelli e… questo sarebbe il governo, capito?
– Già, capisco –. Gesú sorride. Anche Becky ci prova mentre lo guarda con le lacrime agli occhi, vestito con quella tuta arancione. Si soffia di nuovo il naso nel fazzolettino di carta.
– La settimana prossima vado a trovare Kris.
– Ah, sí? Salutami quel balordo. Cavolo, è stato grande a perdere tutti quei chili. Spero che non li stia rimettendo su.
– Sarei andata anche prima, ma è lontano e non avevo i soldi per la benzina. Lo sai che tutti i nostri conti sono ancora bloccati?
– Sí. Becky, ma lo sai che Morgan ha venduto la sua storia a un…
– Quel pezzo di merda. Se lo…
– Perché non lo fai anche tu?
– Sei pazzo? Quello schifo…
– No, sul serio. Vedi un po’ quanto sganciano. Se hai bisogno di soldi, almeno riesci a tirare su qualcosa.
– Cosa? E poi loro distorcono tutto, e tu ne vieni fuori come un mentecatto e…
– Becky… Chi se ne frega. Sono solo stronzate scritte su un giornale. Non prendertela con Morgan. Forse aveva bisogno di soldi. Ascolta… Davvero, Becky, ascoltami. Voglio che tu provi a contattarlo in qualche modo e…
– Io con quello non ci…
– Contattalo, e digli che ho detto questo: è tutto a posto e gli voglio bene. Promettimelo, Becks.
– Cazzo, io… Ok, lo prometto.
– Brava.
Una pausa, Becky sta disfacendo quel fazzolettino, poi ricomincia a parlare ma non riesce a guardarlo. – Dimmi una cosa, Gesú. Com’è che io e te non ci siamo mai messi insieme?
– Eh?
– Non ci hai mai provato.
– Be’, siamo amici, io e te.
– Hai capito benissimo. Anche all’inizio, quando ci eravamo appena conosciuti, non ti sei mai fatto avanti.
– Allora non eri in grande forma, eh, Becks! Ma il punto è che mi piacevi troppo… Capisci? – Le sorride. – E sapevo che sarebbe finita cosí. Non sarebbe stato giusto coinvolgerti. E poi c’erano i bambini, bisognava proteggerli. Sarebbe stata ancora piú dura per loro due, se noi fossimo stati…
– Non pensi che sarà dura comunque?
– Cosa gli hai raccontato?
– A Miles non ho detto granché. Pensa che uscirai, prima o poi. Ma Danny… Danny è abbastanza grande da leggere i giornali. Lui sa. Non ne parla mai. Ma lo sa. Sono qui fuori.
– Qui fuori? Perché non li hai fatti entrare?
– Da quando ti conosco, non credo di aver mai passato piú di cinque minuti da sola con te. Non ti sembra che mi meriti un po’ del tuo tempo?
Si prendono per mano e restano seduti in silenzio l’uno accanto all’altra sulla panca. Tommy il secondino si tiene discretamente a distanza dall’altra parte della sala colloqui, legge il giornale sotto il grande orologio nella griglia metallica. I minuti passano ticchettando, il tempo sta per scadere. Gesú si accorge che Becky ha il fiato corto, sta cercando di farsi forza, gli stringe un po’ di piú la mano, si prepara. È finito il tempo dei ricordi e delle chiacchiere. Adesso è il momento. Il momento della grande domanda.
– Hai paura? – gli chiede infine Becky, con un filo di voce.
– No, Becks.
– Ma… E se, e se… Io… – Comincia a piangere.
– Sssh, non fare cosí.
– Oddio, non posso sopportare l’idea che ti facciano del male! – Adesso piange a dirotto, crolla in grembo a Gesú, le spalle squassate dai singhiozzi. Lui si china ad abbracciarla, le accarezza il viso rigato dalle lacrime, la copre con una cascata di capelli biondi. Becky si abbevera al suo odore, cerca di portarselo fin dentro al cuore, di tenere un pezzetto di lui per sempre. Gesú aspetta finché lei non riprende un briciolo di controllo, poi le solleva il viso, lei ha gli occhi stravolti e le guance bagnate ed è cosí bella, perfino sotto quei gelidi tubi al neon.
– Ascolta Becky, nell’attimo esatto in cui succede, tutto ciò che sono attraverserà in un lampo l’universo e sarò a casa.
– Oddio, vorrei tanto che fosse vero.
– Cazzarola, – sbotta Gesú con una risata. – Per fortuna che a mio padre non frega un cazzo se uno crede o non crede in Lui.
– Altri cinque minuti, ragazzi – mormora Tommy.
– Ok, ok, ok –. Becky si asciuga gli occhi e si soffia il naso ancora una volta. – Vado a prenderli. Senti, cerchiamo di…
– Sí, cerchiamo di stare allegri…