5.
Nelle settimane successive questa scenetta e l’occasione che l’ha partorita diventano un copione: Gesú e Herb bisticciano per un paio di giorni su quale canzone scegliere, e alla fine arrivano a un compromesso. (Nella terza e quarta settimana lui suona Song 2 dei Blur e una versione ultraschitarrata di Purple Rain di Prince, setacciando l’esiguo bacino di canzoni considerate commercialmente accettabili da Herb – o, meglio, da Stelfox – e sufficientemente fighe da Gesú, che continua a proporre senza frutto altri pezzi alternativi, dai Sebadoh ai Joy Division). Una volta concordata la canzone, cominciano i battibecchi sugli arrangiamenti e sull’orchestrazione con Barry, che ha ben presto imparato a detestare Gesú di tutto cuore. Quindi in ogni puntata, c’è un aspro confronto tra Gesú e Stelfox, con Herb dalla parte di Cristo e Darcy che oscilla tra l’uno e l’altro. Per il momento il copione è questo: Stelfox ha deciso che Gesú non affronterà il voto del pubblico fino alla quinta settimana, ovvero dopo che la Abn avrà ricevuto i dati sull’audience per il primo mese della nuova stagione. Il capo è ansioso di verificare la sua teoria, la sua intuizione.
Nel frattempo Gesú sta diventando, be’… una celebrità.
Aumentano i fischi e le pacche sulla spalla da parte dei passanti.
Gli ammiratori passano ad augurare in bocca al lupo quando lui e i ragazzi se ne stanno a bordo piscina allo Chateau.
Quando vanno al cinema o a mangiare fuori o a fare due passi la sera c’è un afflusso costante di cacciatori di autografi.
Stelfox è in ufficio quando Samantha Jansen bussa alla porta, con il fascicolo dei nuovi dati sull’ascolto sotto braccio.
– Embe’? – fa lui.
– Siamo in orbita, Steven. Cazzo, non pensavo che il programma potesse crescere ancora, – dice, passandogli grafici e statistiche. – Rispetto alla stessa fase durante la scorsa stagione siamo saliti di quasi tre punti. È incredibile. Giú alla raccolta pubblicitaria gridano dalla gioia.
– Sai una cosa, Samantha? – dice Stelfox con uno sbadiglio, mentre appoggia le scarpe Lobbs da duemila dollari sulla scrivania e si stravacca a gustarsi quelle dolcissime cifre. – È quasi noioso avere ragione ogni cazzo di volta.
– Quello che non capisco, – dice Samantha, buttandosi sull’enorme divano di pelle in un angolo, sotto il quadruplo disco di platino di un gruppo chiamato Songbirds, una band tutta al femminile patrocinata da Steven negli anni Novanta, quando lei era ancora a Stanford, – è: chi stiamo intercettando? Insomma, gli ascolti erano alle stelle già l’anno scorso.
– È ovvio, – dice Stelfox, mettendo da parte il fascicolo, – anzi, di’ ad Al che voglio tutta una serie di nuovi dati demografici per confermarlo. Pensaci: chi non guardava la trasmissione fino a oggi?
– Gli eschimesi? – risponde lei. – I nomadi del Caucaso? Le tribú dell’Amazzonia?
– Gli stronzetti che sbavano per la musica indie, – risponde Stelfox con un sorriso. – Quei frocetti vegetariani con la puzza sotto il naso che fino a ieri avrebbero preferito stuprare un cazzo di pastore alsaziano piuttosto che guardare lo show. Be’, adesso lo guardano. E perché non dovrebbero? In gara c’è uno di loro…