9.
Il giorno dopo Gesú si aggira con gli occhi arrossati per la reception della Abn, i moduli compilati e firmati nella tasca posteriore. Sui moduli c’è qualche macchia di vino e di caffè e qualche bruciatura dovuta alla cenere di tutti gli spini e le paglie che si sono sparati. Quei moduli sono stati al centro di un’accesa discussione a tre fra lui, Kris e Morgan, che è durata fino alle prime luci dell’alba.
Gesú e Kris avevano compilato i moduli, inserito gli estremi biografici, cercando di rielaborare e abbellire qui e là, quando Morgan aveva cominciato a leggere le clausole scritte in piccolo.
– Cristo santo! – era sbottato. – Non puoi firmare una roba simile!
– E perché mai? – aveva chiesto appunto Cristo.
– Non avete letto qui, imbecilli? Gli schiavi che hanno costruito le piramidi erano messi meglio. Guardate un po’…
Se l’erano letto.
Era venuto fuori che, oltre a concedere ai produttori dello show i diritti esclusivi sulla propria carriera discografica, a Gesú non era permesso di suonare dal vivo, registrare del materiale o apparire in analoghi programmi televisivi senza il permesso dei produttori, per i dodici mesi successivi alla messa in onda dell’ultima puntata di American Popstar. Inoltre accordava loro il permesso di sfruttare la sua immagine a piacimento. Cedeva ai produttori della trasmissione i diritti sul merchandising e riconosceva loro il diritto esclusivo d’opzione per fargli da manager e scippargli il diritto d’autore, ogniqualvolta lo ritenessero opportuno. Accettava di comparire negli spot degli sponsor legati al programma: la Ingrams Soft Drinks Company, la Cable and Wire Telephone, la Powell Motor Corporation, la Sentinel Computers, la Grain Whole Cereal, la Aps Computer Games e la Bell Jeans, ed eventuali altri che avessero deciso di aggiungersi come sponsor in un qualsiasi momento futuro. Gli veniva richiesto di impegnarsi in ogni «ragionevole» attività promozionale su richiesta dei produttori (la definizione di «ragionevole», a scanso di dubbi, era a discrezione dei produttori stessi) e gli era vietato di associare la propria immagine a qualsiasi altro prodotto o offerta commerciale senza il loro consenso scritto.
– Dài, – aveva detto Morgan. – Ti potrebbero far bere la loro cazzo di bibita addobbato come un pagliaccio mentre canti una canzone che hai scritto tu ma ormai è di loro proprietà, alla guida di una macchina fabbricata da qualche stronzo che vende armi a un dittatore africano, mentre tu giochi a uno scemo videogioco su uno dei loro maledetti telefoni cellulari. Intanto loro intascano ogni cazzo di centesimo e tu al massimo prendi il cinque per cento. Ma chi l’ha buttato giú ’sto cazzo di contratto, Satana?
– Già, ma se non firma… – aveva fatto Kris. – Non può partecipare al programma, no?
– ’fanculo il programma, Kris. Io sono un musicista, amico, queste merdate mi fanno venire voglia di vomitare l’anima, cazzo!
– Senti, – aveva risposto Kris. – Io ti capisco, però cominciamo a mettere un piede dentro, poi…
– Non puoi restare incinta a metà, idiota.
– Ragazzi, ragazzi… – era intervenuto Gesú.
Da lí era partita un’estenuante discussione – pragmatismo contro idealismo, realpolitik contro questioni di principio, cavallo di Troia contro ariete di sfondamento, finiche-giustificano-i-mezzi contro ’fanculo-sti-viscidi-stronzi-delle-etichette-discografiche – finché intorno alle tre del mattino Gesú si era allungato dal tappeto dov’era sdraiato, aveva afferrato i moduli sul tavolo e li aveva firmati e basta.
– Ecco fatto, – aveva detto Kris.
– Ma che cazzo… – aveva esclamato Morgan. – Bello, pensavo che tu fossi contro quella merda spietata e vampiresca, contro le multinazionali sfruttatrici…
– Morgan, – aveva risposto Gesú. – Datti una calmata. Andrà tutto bene.
– Hai appena acconsentito a…
– Io non acconsentirò a un cazzo di niente. Io canterò solo qualche canzone.
– Diranno che c’è scritto sul contratto.
– E allora? Cosa possono farmi?
– Possono farti causa, – aveva risposto Morgs.
– E quindi? – aveva ribadito Gesú, appizzando lo spinello con un sorriso.
Con un sorriso, Morgan aveva cominciato a capire.
– Embe’? – aveva esclamato Kris.
– Cosa ottieni se fai causa a qualcuno, vecchio mio? – aveva domandato Gesú.
– Soldi.
– Preciso, – aveva detto Gesú. – Se di soldi ce ne sono, che se li prendano. Chi cazzo se ne frega?
– Ha portato i moduli compilati? – sta dicendo ora la segretaria alla reception.
– Sí, signora, – risponde Gesú.
– Ottimo. Ci vediamo a Los Angeles. Congratulazioni.
– A Los Angeles? – fa Gesú. – Come, a Los Angeles?