8.
Molto piú tardi, Samantha Jansen sta per chiudere la conference call con il capo e i responsabili delle altre città dove si svolgono i provini. Mentre gli altri coordinatori prendono congedo a Chicago, in North Carolina e in California, «Ciao, Bob. A presto, Trish. Ok, Ted», lei dice: – Hai un minuto, capo? – e rimane in linea.
– Ho trovato un personaggio, ti ho appena mandato il filmato del provino via e-mail. È davvero forte.
– Ah, sí? – Il capo sembra annoiato, ricco, lontano. Come al solito.
– Sí. Ti prego, non dire quello che stai per dire, ha cantato un pezzo di Simon & Garfunkel, accompagnandosi alla chitarra elettrica…
– Cristo, Samantha: non mi propinare queste stronzate. Non ho la minima voglia di ascoltare uno sfigato lagnoso che strimpella la sua chitarrina triste nel nostro cazzo di programma, porca di quella put…
– Lo so, lo so. Stammi a sentire. Non arriverà mai a vincere. Ma è bravo, è bello, ha una gran voce e, reggiti forte, si chiama Gesú. Pensa davvero di essere Gesú Cristo. Insomma, è convinto di essere stato mandato sulla Terra per salvare il genere umano o roba del genere.
– Cioè, è matto da legare? – chiede il capo, leggermente piú interessato.
– Totalmente fuori di cotenna, come diresti tu, – fa la Jansen, e l’espressione tipica del capo, detta da lei ha un che di comico. – Cioè, non pazzo pazzo. Oggi me n’è capitato uno che mi ha scagazzato su tutto il pavimento…
Il capo ridacchia. – Dovevi mandarmi quello di filmato…
– Ma vale la pena provarci.
– Va bene. Senti, la decisione è tua. Tienimi aggiornato.
– Va bene. Ciao, Steven.
– A presto.
Clic.