8.
– Sinergie, – sta dicendo Trellick. – Branding, – sta dicendo Trellick. – Merchandising, – sta dicendo Trellick seduto a un tavolino nel dehors del Polo Lounge del Beverly Hills Hotel. Ogni dieci minuti passa qualcuno – produttori, agenti, attricette – a dire «ciao», a stringere la mano, a sentire che aria tira.
– Già, – dice Stelfox. – Pensaci: tazze, T-shirt, penne, app per l’iPhone, bambolotti del cazzo. Insomma, non facciamo abbastanza soldi. O mi sbaglio? È disdicevole.
– C’hai raggione, – dice Trellick. – Senti questa: l’anno scorso i negozi di merchandising della Warner Bros hanno incassato piú grana di tutte le altre case cinematografiche messe insieme. Questo programma deve diventare un’esca per tutte le altre stronzate. Perché poi, alla fine della fiera…
– Dobbiamo pur sempre sbarcare il lunario, no? – lo interrompe Stelfox.
– Esatto. Il che è una deprimente rottura di coglioni, comunque tu la metta.
Sospirano e sorseggiano il gin tonic. I due amici hanno entrambi da poco varcato la mezza età, il girovita di Stelfox si sta lentamente allargando e il pizzetto di Trellick si sta lentamente brizzolando. Ricchi sfondati come sono – e bramosi di diventare molto, molto piú ricchi – nel corso degli anni si sono sparati un mucchio di cocaina e di affari loschi, loschissimi. La cocaina è stata accantonata, ma per l’alcol c’è ancora tempo. Come Trellick ama raccontare dei molti amici comuni finiti in clinica a disintossicarsi nell’ultima decina d’anni: «Se sei costretto a smettere di bere, sei uno sfigato di merda».
Mentre sono alle prese con l’immarcescibile domanda su come sia possibile fare soldi anche dormendo, un produttore della Fox che Stelfox conosce di vista – Adam Vattelapesca – si ferma al loro tavolo insieme a una ragazzina. È giovane, avrà quattordici o quindici anni, truccata pesante, inutilmente graziosa in puro stile Beverly Hills.
– Ehi Steven, come te la passi?
– Oh, tutto bene, ehm… Adam, tutto bene. Conosci James, il mio avvocato?
– Certo, ci siamo conosciuti a quel finissage…
– Ciao –. Trellick allunga una mano flaccida, con l’aria di uno a cui non potrebbe fregarne di meno.
– Scusate l’intrusione, ragazzi. Vi presento Chloe, mia nipote… – Indica la ragazzina che ha l’aria allo stesso tempo imbarazzata e stufa. – Mi stava giusto chiedendo se potevi farle avere dei biglietti per la prima puntata.
– Ma certo, – risponde Stelfox con un sorriso. – Ve li faccio spedire da Naomi.
– Grazie, – risponde Chloe, anche lei sorridendo e facendo lampeggiare una dentatura costata decine di migliaia di dollari.
– Grande, – risponde Adam Vattelapesca. – Ci vediamo venerdí.
– Certo.
I due se ne vanno, seguiti dagli sguardi di Stelfox e Trellick. – Che succede venerdí? – chiede Trellick.
– Che cazzo ne so.
Trellick sbadiglia, con gli occhi fissi sul posteriore adolescente di Chloe che sculetta nel patio. – Me la farei di gusto, – dice. – E non mi sentirei nemmeno in colpa.
– Parole sante, – dice Stelfox, facendo cenno a un cameriere.