Sala di registrazione dietro Ventura Boulevard, aria condizionata a palla, Herb Stutz – sdraiato sul divano in pantaloni di cotone, camicia Ralph Lauren e Rolex Gmt – ascolta Summer Babe dei Pavement mentre Gesú – sdraiato per terra in Levi’s, T-shirt degli Slint e Casio di plastica – canticchia a tempo, con gli occhi chiusi. Al termine della canzone, l’aria davanti alle casse vibra come un miraggio, visto che Gesú Cristo ha messo il volume a livello di stordimento. Segue un momento di silenzio prima che Herb si riprenda.

– Oh, – esclama, – ti ha dato di volta il cervello?

– Come fa a non piacerti? – dice Gesú.

– Ma l’hai mai vista la trasmissione?

– Uff…

– Quanta strada credi di riuscire a fare con questo tipo di stronzatine pseudoartistiche a bassa fedeltà? Insomma, in quanti credi che abbiano sentito parlare di questa cazzo di band?

– E questo che c’entra? – chiede Gesú, sinceramente spiazzato.

– Dobbiamo trovare qualcosa di famoso. Qualcosa che piaccia alla gente.

– Alla gente piacciono gli hot dog. Alla gente piacciono i suv. Alla gente piace questa cazzo di trasmissione! Non ci possiamo fidare della gente, Herb –. Dall’altra parte del vetro la troupe riprende tutto, a caccia di spezzoni sul rapporto con il mentore da inserire nel programma.

– Scordatelo, – fa Herb. – Non riusciremo mai a spuntarla con Steven.

– Ma non dovevamo sceglierle noi, le mie canzoni?

Herb ride.

– Che palle, – dice Gesú. – E va bene, a lui cosa piace?

– Le ballate. A Steven piacciono le ballate.

– Mi ci pulisco il culo.

– Non dobbiamo bere l’amaro calice sino alla feccia, – dice Herb, spostandosi verso la parete dove sta l’impianto hifi nero, da cui stacca l’iPod di Gesú e attacca il suo. – Uno dei motivi per cui ti vuole in trasmissione, a parte il fatto che… cioè, uno dei motivi per cui ti vuole in trasmissione è per fare qualcosa di piú rock, qualcosa di un po’ diverso.

– Appunto, allora perché non…

– Ho detto un po’ diverso. Se pensavi di rispolverare i singoli minori dei Sex Pistols, è meglio che ci metti una pietra sopra. Abbiamo bisogno di una scossa, qualcosa che metta in chiaro quello che sei, ma per fare questo ci serve un pezzo riuscitissimo –. Gesú sorride. Buffo che la gente parlasse ancora in quel modo. – Una canzone che milioni di persone conoscono. Non una puttanata di nicchia che piace a quattordici sciroccati dell’East Village. Su, prova ad ascoltare un po’ di roba che fa al caso nostro…

Gesú ha passato momenti peggiori – in prigione, in ospedale, negli uffici di collocamento – ma non poi tanti. Herb fa partire Since You Been Gone dei Rainbow («Col cazzo, amico! Odio quello stronzo di Ritchie Blackmore!»), poi Keep on Lovin’ You («Gli Speedwagon? Ti sei bevuto il cervello?»), quindi More Than a Feeling (Gesú, a malincuore: «Non è malaccio come canzone, però, dài, cosí scontata. Tanto vale cantare l’inno nazionale…») E cosí via.

Molto piú tardi, Herb suona I Don’t Wanna Miss a Thing.

– Cazzo, Herb. Se dobbiamo scegliere gli Aerosmith non possiamo almeno fare qualcosa del primo periodo? Magari un pezzo da Toys in the Attic?

– Continui a usare le parole sbagliate, figliolo. «Figo», «roba che spacca», «scontato». Lo sai chi è che guarda questa maledetta trasmissione? La tipica famigliola dell’Oklahoma. E ti voglio dire una cosa: a mammina e a paparino e ai bambocci non frega una beata mazza di quanto è figa o quanto spacca o quanto è scontata la merda che ascoltano! – Herb si accascia stremato. Che palle ’sto ragazzo. Chi si credeva di essere per…

Gesú sbuffa. – Senti Herb, vediamo di quagliare. Abbiamo bisogno di un pezzo bello e stiloso che aiuti a far capire «chi sono», qualsiasi cazzo di cosa voglia dire, ma dev’essere un pezzo che ha venduto milioni di copie e che anche l’ultimo cretino imbambolato davanti al televisore ha sentito almeno una volta.

– Esatto, – risponde Herb. – Buttiamo giú un elenco. Credo di avere in tasca una scatolina di fiammiferi.

Un lungo silenzio. Poi Gesú sfodera un sorriso. Si alza, si avvicina allo stereo, infila di nuovo il suo iPod e scorre la playlist. Tre minuti e trentanove secondi piú tardi, anche Herb sfodera un sorriso.

– Che ne dici? – chiede Gesú.

– Sí. Potrebbe andare… – risponde Herb, ridacchiando. – Se riusciamo a farla digerire a Steven.

A volte ritorno
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