David Trezeguet

Storicamente, a differenza di molti altri club di serie A, la Juventus non ha mai manifestato una spiccata propensione esterofila. Scorrendo tuttavia a ritroso la lunga lista di amori stranieri che la Signora è riuscita a collezionare nel corso della sua epopea ultracentenaria, ci si accorge che il numero è assai cospicuo: un novero degno di un’autentica Regina di cuori. Ma fra tante infatuazioni passeggere e altrettante passioni di infuocata reciprocità vissute nel lungo periodo, all’inizio del nuovo millennio la Vecchia Signora si è concessa un amore più maturo e per certi versi prosaico, il quale rappresenta a tutt’oggi il rapporto più proficuo che la Juve abbia mai avuto con un calciatore non italiano. David Trezeguet è il nome del virgulto cannoniere che per un intero decennio ha fatto valere l’opportunismo in bianconero. Difatti lo straniero coi numeri migliori è proprio lui, il Cobra argentino con passaporto francese che ancora adesso, non è un caso, ricopre il ruolo strategico di brand ambassador juventino.

Cupido scocca la sua freccia nell’estate del 2000, e la speranza di Madama è quella di aver visto giusto, soprattutto dopo aver scucito ben 45 miliardi di lire per un promessa ancora tutta da mantenere. I dubbi sono naturali all’inizio di qualsiasi storia d’amore, ma rassicurazioni importanti sono giunte da più parti. «Trezeguet è uno che fa gol», risponde laconico Michel Platini ai dirigenti bianconeri che gli domandano notizie sul conto del suo giovane connazionale. Tanto può bastare: la Juventus annuncia ufficialmente l’acquisto dal Monaco di questo ragazzone dalle indubbie doti di bomber e ora aspetta di vederlo all’opera con la Francia durante l’Europeo che si disputa in Olanda e Belgio.

Pur non giocando titolare, David trova subito il modo di mettersi in luce nel corso della rassegna continentale, finendo sotto i riflettori in un modo unico e inimitabile. Nato a Rouen, la città dell’Alta Normandia dove venne processata e arsa viva l’eroina francese Giovanna D’Arco, il ventiduenne franco-argentino eroe nazionale lo diventa proprio a spese degli italiani, subentrando dalla panchina e siglando al supplementare della finalissima tra Azzurri e Bleus il famoso golden gol che strappa via improvvisamente alla Nazionale di Zoff ogni speranza di vittoria europea.

Costa ammetterlo, ma l’uomo della provvidenza per i transalpini ha realizzato una prodezza bellissima e di rara difficoltà: una saetta scoccata dal cuore della nostra area, girando in rete di prima intenzione un cross basso dalla sinistra con una zampata mancina perfetta per potenza e coordinazione, con il pallone che in un lampo si è insaccato a mezza altezza alle spalle di un Toldo sorpreso in controtempo.

Ecco il sensazionale biglietto da visita che il neoacquisto sottopone ai tifosi juventini, che in questo caso pare non sappiano se ridere o piangere. Di certo la Vecchia Signora sta già facendo due semplici considerazioni: la prima è che uno così meglio avercelo in squadra piuttosto che contro; la seconda è che il vecchio Platini non si sbagliava, perché Trezeguet è sul serio un giocatore che negli ultimi sedici metri dimostra un talento implacabile e un feeling impressionante con la rete.

Capello rasato e pizzetto ammiccante, il latino con passaporto francese comincia il suo show appena indossata la maglia zebrata numero 17, o meglio appena mister Ancelotti decide ch’è giunta l’ora di provarlo al posto di Inzaghi. Il che avviene presto. Con capitan Del Piero va a formare la coppia d’attacco più prolifica di sempre nella storia juventina, e la tifoseria bianconera non può far altro che ribattezzarlo Trezegol, nomignolo che sintetizza alla perfezione chi lui sia e che cosa faccia. Il suo repertorio di colpi è talmente vasto che nulla gli è precluso: può far male indifferentemente di destro e di sinistro, in acrobazia e palla a terra, meglio ancora se di testa, facendo valere tutto il suo metro e novanta centimetri d’altezza, oltre all’ottimo senso della posizione in area. Senza contare che le sue lunghe leve lo rendono un corridore portentoso, in grado di sorprendere in contropiede anche le retroguardie più avvedute.

La miglior qualità di questo famelico goleador mezzo sangue è soprattutto l’opportunismo, o meglio la bravura nel concretizzare il primo assist ricevuto, anche grazie all’intelligenza che dimostra nel muoversi senza palla per farsi trovare libero al momento di battere a rete. Trezegol, lo dice il nome stesso, scandisce un intero decennio di Juventus al ritmo costante delle sue marcature. E non stupisce che il primo sudatissimo scudetto in bianconero David l’abbia guadagnato vincendo il titolo di capocannoniere del campionato italiano: un traguardo che nessuno juventino era più riuscito a raggiungere dai tempi di Platini.

La stagione successiva già fa il bis tricolore e a distanza di due anni, come fosse un talismano, i suoi compagni gli chiedono un altro gol decisivo. A conclusione del 2005, infatti, la sfida scudetto si gioca a San Siro tra il Milan e la Juve di mister Capello. Col punteggio incollato sullo 0 a 0, Del Piero si riscopre Pinturicchio e disegna un’opera d’arte: una rovesciata-assist che il famelico goleador transalpino incorna in rete. È un vero e proprio tripudio e Beatriz, la mamma ultrà di Trezeguet, sugli spalti comincia a gridare come una matta, improvvisando uno spogliarello in mezzo ai tifosi milanisti. La donna si sfila di dosso il cappotto e mostra a favore di telecamere una maglia a strisce verticali bianche e nere, quella col numero 17 sulla quale campeggia il nome del figlio, che lei non smette di indicare. Cuore di mamma.

Quella vittoria ha un sapore speciale, perché vendica il torto bruciante che i Diavoli rossoneri hanno inflitto agli juventini appena l’anno prima, durante la sfortunata finale di Champions League persa ai rigori nella notte di Manchester. Quella volta, proprio a Trezeguet toccò in sorte di sbagliare il primo penalty con un piattone poco angolato che si infranse sui guantoni di Dida. Ma stavolta la storia ha cambiato verso. Peccato solo che quello scudetto, come pure il successivo, verrà cancellato dal colpo di spugna di un’impietosa giustizia sportiva.

Dopo lo tsunami Calciopoli, il Cobra sceglie di non abbandonare la nave che affonda in serie B. Dimostrando un attaccamento alla maglia difficilissimo da riscontrare nel calcio moderno, David aiuta a rattoppare le falle a suon di gol, contribuendo in maniera determinante a colmare il disavanzo dei 9 punti di penalizzazione, così da riportare nel minor tempo possibile le vele bianconere a catturare i venti della serie maggiore. Una lezione di umiltà e una prova di lealtà che gli juventini non dimenticheranno mai. Perché anche questo è Trezeguet: il centravanti implacabile capace di siglare in Europa caterve di reti. Grappoli di gol mai banali, anzi talvolta spettacolari, come la rovesciata messa a segno contro il Real Madrid davanti all’amico Zizou Zidane.

Una dopo l’altra, senza soluzione di continuità, le marcature del francese col sangue latino vanno a infoltire un tabellino personale che ha dell’incredibile. Alla fine, vestendo i colori della Zebra, il Cobra ha saputo perforare le reti avversarie per ben 171 volte. Ebbene sì, non è un’esagerazione inventata per enfatizzarne le doti, l’infaticabile Trezegol è davvero andato a segno c-e-n-t-o-s-e-t-t-a-n-t-u-n-o volte tra campionato e coppe! Meglio di Hansen o della premiata ditta Charles & Sivori, meglio anche del connazionale Platini. Perché è lui, David Trezeguet, lo straniero più prolifico di sempre in bianconero: l’uomo di cui la Vecchia Signora ha finito per innamorarsi perdutamente.