Giorgio Chiellini
L’ultimo di una blasonata stirpe di capitani bianconeri è un calciatore che ha fatto della tenacia e dell’attaccamento alla maglia la sua cifra distintiva. Non stupisce infatti che capitan Buffon abbia acconsentito a lasciare in eredità la sua fascia proprio a lui, fedele e affidabile compagno di reparto lungo mille battaglie e altrettante vittorie epocali. Perché Giorgio Chiellini, con la 3 bianconera tatuata sulle spalle fin dai tempi infausti della retrocessione in B, con grinta e costanza incrollabili ha saputo conquistarsi il rispetto e l’ammirazione di tutti: tifosi, compagni e dirigenti, non soltanto juventini. Tanto al fianco di Madama quanto in Nazionale, da valido scudiero del versante sinistro è riuscito ben presto ad occupare il centro nevralgico dell’agone, assurgendo al trono come Re Giorgio. Lui è il monarca assoluto della difesa, un sovrano assennato e combattivo, mai sazio di trionfi e capace di indicare la via giusta con l’esempio, schierandosi sempre in prima fila per fronteggiare a viso aperto e senza paura qualsiasi nemico. Al trascinatore bianconero, tuttavia, non serve giocare sporco: contravvenire ai precetti di correttezza imposti da un antico ordine cavalleresco non pare essere un’opzione praticabile per lui, e i due miseri cartellini rossi ricevuti in carriera sono l’effigie più lampante di questa regola.
Con muscoli e lealtà, Re Giorgio domina e inanella risultati che meriterebbero di essere trascritti nell’epica. Il suo palmarès, non a caso, è già quello di un’autentica leggenda del calcio italiano. Un Re e la sua dinastia: un’età dell’oro che prosegue ininterrotta da 8 incredibili stagioni, per una egemonia senza precedenti di cui, almeno per il momento, non si riesce a scorgere la fine. Nessun paragone può reggere il confronto, perché una striscia così longeva davvero non si era mai vista. Mai nessuno ha fatto meglio degli ottacampioni juventini, nessuno in patria ma neppure nei maggiori campionati Europei. E Chiellini, ormai stabilmente nella Top5 dei giocatori più presenti di sempre in bianconero, è stato la costante, il baluardo, il condottiero imprescindibile per ogni successo. Raggiungere per 8 volte il tetto d’Italia non è impresa da tutti, solo il mito vivente Buffon è riuscito a fare un passo in più, ma il numero 3 ha ancora sete di vittorie. E questa sete, c’è da scommetterci, non si placherà tanto facilmente.
La scalata al trono di Re Giorgio è partita da molto lontano, ovvero dalla terra di Dante e Petrarca. Toscanaccio doc, classe 1984, Chiellini è cresciuto calcisticamente nel settore giovanile del Livorno e sempre a Livorno, la città in cui tuttora vive la sua famiglia, è diventato grande. Dopo l’esordio in C1 con la prima squadra all’età di appena 16 anni, il futuro capitano bianconero ha infatti vissuto stagioni indimenticabili in maglia amaranto, riuscendo addirittura ad ottenere una strepitosa promozione in A nel 2003-’04. Proprio in quel fatidico 2003, la Roma acquista in compartecipazione il cartellino del Chiello, che tuttavia viene perso alle buste nel giugno 2004 a causa di un’offerta di 3 milioni di euro da parte della società labronica, già accordatasi sottobanco con la Juventus. La grinta e il talento grezzo del giovane Chiellini, d’altro canto, non erano sfuggiti al mister della Roma e subito dopo all’allenatore della Juve. Anche perché, a ben vedere, si trattava della stessa persona. Il deus ex machina di tutta questa ingarbugliata faccenda è infatti Fabio Capello, che ha dapprima richiesto i servigi del difensore toscano al club giallorosso e poi, una volta trasferitosi nottetempo a Torino, ha fatto la medesima richiesta alla società bianconera.
Nonostante questo rapido gioco delle tre carte, Chiellini non fa in tempo ad annusare lo spogliatoio juventino che già la Vecchia Signora decide di girarlo in prestito alla Fiorentina. È infatti con la maglia viola che il ventenne cresciuto a Livorno riesce finalmente a esordire in serie A: precisamente il 12 settembre del 2004 in un Roma-Fiorentina terminato 1-0. In quel di Firenze, Giorgio s’impone subito come terzino sinistro titolare, tanto da guadagnarsi la chiamata della Nazionale allenata da Marcello Lippi, con la quale debutta il 17 novembre dello stesso anno. Con la casacca gigliata conquista la salvezza all’ultima giornata, totalizzando durante il campionato 37 presenze e 3 reti, di cui una proprio contro la Vecchia Signora.
Segnare alla Juve, si sa, è sempre il miglior modo per smuovere le acque e così, nell’estate del 2005, il giovane terzino sinistro approda ufficialmente in bianconero. Mister Capello lo getta in campo per la prima volta il 15 ottobre 2005, nella partita di campionato vinta 1-0 contro il Messina al Delle Alpi, facendolo subentrare al 75’ al Pallone d’Oro Pavel Nedvěd. Tre giorni più tardi, bruciando le tappe, fa il suo esordio nelle Coppe europee nella partita di Champions League persa 2-1 in casa del Bayern Monaco. A fine stagione arriva anche lo scudetto, ma per Chiellini e tutti gli altri sarà una soddisfazione momentanea e amarissima. In seguito al terremoto Calciopoli, infatti, il tricolore viene impietosamente revocato e la Juventus sprofonda d’ufficio in serie B.
Nel giro in purgatorio della stagione 2006-’07, pur a fronte della giovane età, l’affidabile toscanaccio è tra i pochi punti fermi attorno cui ricostruire una Signora privata di molti suoi big. Non a caso, proprio sotto la direzione assennata di Didier Deschamps, Chiellini si guadagna un posto da titolare inamovibile e occasionalmente inizia anche a essere schierato nel ruolo in cui si affermerà definitivamente: quello di difensore centrale. Realizza il suo primo gol con la maglia bianconera in Coppa Italia contro il Napoli, mentre in campionato riesce a mettere a segno 3 reti, tra cui una folgorante doppietta sul campo dell’Arezzo proprio nel giorno della promozione matematica in A.
Da quel giorno in avanti, l’interminabile avventura bianconera di Re Giorgio diventa un susseguirsi di grandi emozioni, innumerevoli riconoscimenti personali e ineguagliati trionfi da record. Solido, insuperabile, grintoso, leader: questi sono solo quattro dei tanti aggettivi che si potrebbero utilizzare per descrivere il difensore italiano in assoluto più ostico da affrontare, almeno secondo l’opinione di Ibrahimovic. Nel corso di un’intervista resa nel 2010, appena indossata la maglia del Milan, Zlatan ha infatti dichiarato che il cerbero della difesa che più di tutti l’ha messo in difficoltà, riuscendo meglio di chiunque altro ad arginare la sua incontenibile fame di gol con maniere dure ma sempre corrette, è proprio Giorgio Chiellini. E se a dirlo è Ibra, uno che difficilmente ammetterebbe la propria fallibilità, bisogna assolutamente credergli. Perché Re Giorgio è in effetti di quella razza di difensori che vendono cara la pelle senza mai tirare indietro la gamba, dando vita a combattimenti rusticani ma sempre leali.
Pur svolgendo con arcigna dedizione il suo ruolo di centrale, non di rado capitan Chiello si spinge in avanti con licenza di uccidere. È accaduto anche contro il Parma con la rete brutta, sporca e cattiva che ha inaugurato nel migliore dei modi la nuova gestione sarriana. Il gol, in effetti, è un vizietto a cui il capitano bianconero e della Nazionale non riesce proprio a rinunciare, specie quando può far valere i suoi poderosi stacchi di testa nelle aree di rigore avversarie. Il suo ruolino di marcia come bomber improvvisato dell’attacco juventino conta allo stato attuale 31 centri tra campionato e coppe, a cui vanno aggiunte le 4 reti messe a segno con la maglia del Livorno e i 3 sigilli firmati ai tempi della sua breve militanza tra le fila della Fiorentina. Un bottino di tutto rispetto per uno che, a pranzo e a cena, è sempre costretto a mangiare pane e caviglie altrui. E ogni qual volta gli riesce di gonfiare la rete, ecco che subito scatta immancabile la sua tipica esultanza. Da oltre un decennio, infatti, Re Giorgio si è guadagnato il soprannome di “King Kong” per via del suo modo particolarissimo di festeggiare dopo ogni marcatura.
La prima volta in cui le telecamere hanno inquadrato Chiellini mentre si batteva i pugni sul petto, evidentemente imitando il celebre scimmione cinematografico, è stato in occasione di un gol decisivo durante un Derby della Mole di molti anni fa. La data storica fu precisamente il 7 marzo del 2009 e in quella sfida a tinte fortissime, nel ribollente catino dell’Olimpico torinese, il capoccione benedetto del numero 3 spuntò nell’area granata per sbloccare all’81’ una gara che ormai sembrava destinata a terminare con un pareggio a reti inviolate. Quel gol in extremis, chiaramente, decretava la vittoria della Zebra sul Toro e l’eroe di giornata, appena sferrata l’incornata letale, fece appena in tempo a inventarsi lì per lì un’esultanza del tutto inedita, prima di essere travolto dall’abbraccio dei compagni. Fu proprio dopo quel sigillo memorabile che Re Giorgio si trasformò per la prima volta in King Kong.
Tutti i gol del Chiello sono intrisi di una forza belluina e un coraggio istintivo, quasi animalesco, ma al King Kong bianconero non fa certo difetto l’intelligenza, e non soltanto quella che ogni buon calciatore deve applicare sul rettangolo di gioco. Il sovrano della retroguardia juventina, infatti, se la cava piuttosto bene anche fuori dal campo, ad esempio quando c’è stato da guadagnarsi il titolo di Dottore. Giorgio Chiellini, in questo senso, è davvero una mosca bianca per gli standard del calcio moderno, composto in prevalenza da giovanotti tutti addominali e tatuaggi che molto concedono alle riviste patinate e pochissimo ai libri di testo. Il Dottor Chiello invece no: lui è un rarissimo esempio di calciatore di successo che è stato in grado di conciliare la carriera sportiva con un percorso di studi di livello universitario.
La cosa che più sorprendente di tutta questa faccenda è che il neocapitano bianconero non ha impiegato tempi biblici per raggiungere l’obbiettivo della laurea, anzi è andato fuori corso di pochissimo, segno inequivocabile che restare per ore con la testa china sui libri è un esercizio che lo soddisfa quasi quanto giocare a pallone. Dopo essersi dapprima diplomato presso il liceo scientifico Federigo Enriques di Livorno con il voto di 92/100, Giorgio ha iniziato la sua avventura nel professionismo calcistico e contemporaneamente, in tempi assolutamente brevi, è riuscito ad ottenere un alloro davvero sudatissimo, altro che Champions League. Nel 2010, all’età di ventisei anni, si è infatti laureato in Economia e commercio presso l’Università degli Studi di Torino. La votazione finale è stata di 109/110 e la tesi da lui presentata ha riguardato il bilancio di una società sportiva. Ovviamente con un occhio di riferimento alla Juventus, ci mancherebbe altro. Ma l’accademico bianconero non si è fermato lì e nel 2017 ha trovato anche il tempo di conseguire un’ulteriore laurea magistrale in Business administration, anche in questo caso presentando una tesi incentrata sull’organigramma della società con cui ha vinto trofei e scudetti a raffica, ottenendo stavolta il massimo dei voti: 110/110 con lode!
Chiellini ha insomma tutte le carte in regola per diventare un manager affermato, ma per il momento deve accontentarsi di essere la bandiera e l’uomo-simbolo della squadra più titolata d’Italia. La sua, non a caso, è anche la storia di un uomo pieno di interessi extracalcistici. Quello che i più ignorano è che il Chiello è un grandissimo appassionato di pallacanestro e in particolare del basket nba. Il suo idolo pare sia Kobe Bryant, il compianto Black Mamba dei parquet americani che a suon di schiacciate ha infranto record su record e garantito ai Lakers di Los Angeles una serie stellare di successi memorabili. Finché il numero 24 dei gialloviola californiani non ha deciso di ritirarsi dall’attività agonistica, Re Giorgio rimaneva alzato fino a tardi per guardare le sue partite in televisione, saltando sul divano ad ogni spettacolare azione. Quella del basket, d’altronde, è una passione che il capitano della Juve e della Nazionale coltiva fin dall’infanzia. Anzi di più: è stato lui stesso a confessare in più occasioni che il suo sogno di bambino non era quello di poter un giorno diventare un calciatore affermato, bensì più semplicemente di poter giocare a pallacanestro. Il fatto è che, all’epoca, Chiellini aveva solo 5 anni e dunque era fuori età per sperare di essere inserito nella squadra di mini-basket in cui giocava un amico d’infanzia a cui era legatissimo. L’anno successivo avrebbe potuto iscriversi anche lui, ma evidentemente qualcosa andò storto e il piccolo Giorgio non divenne mai il giocatore di pallacanestro che avrebbe voluto essere, al contrario iniziò tempo dopo, insieme al gemello Claudio, a muovere i primi passi sui rettangoli calcistici: «Sia io che mio fratello gemello eravamo già abbastanza grandicelli. Siamo andati insieme a giocare a calcio e lì è iniziato questo grande amore». Un amore che dal 2005 a oggi ha un solo nome e una sola maglia. Quella bianconera.
Per i tifosi juventini, e non solo per loro, è stato un bene che il Chiello non abbia mai concretizzato il proposito di calcare i parquet della palla a spicchi. L’Italia ha perso un possibile cestista in più, ma la Vecchia Signora e la Nazionale azzurra hanno guadagnato un centrale difensivo di valore assoluto, un leader affidabile e grintoso, un capitano nel vero senso della parola. E adesso che è nuovamente in campo, dopo il brutto infortunio al ginocchio che l’ha costretto fuori per otre cinque mesi, il popolo bianconero ha di nuovo la sua bandiera. Voci autorevoli hanno notato che l’assenza di Re Giorgio si è fatta sentire non poco negli equilibri dell’undici sarriano, e il suo ritorno è stato davvero una splendida notizia, che ha portato sicurezza nello spogliatoio bianconero fino alla conquista dello storico nono scudetto consecutivo.