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Domenica mi alzai presto e accompagnai il mio ospite al Charlotte-Douglas International Airport. Prima di entrare nel terminal, ci abbracciammo. Ci dicemmo addio. Non parlammo del futuro.

Alle undici indossai giacca blu e pantaloni grigi. Allen Burkhead mi venne incontro all'ingresso dell'Elmwood Cemetery: teneva in mano una chiave. Io avevo con me una borsa di tela nera.

La nuova bara era già al suo posto nella tomba di famiglia. Bronzo lucido: una culla scintillante per un lungo, lunghissimo sonno.

Il responsabile aprì la cassa. Io presi il cranio di Susan Redmon dalla borsa e lo adagiai accuratamente sopra lo scheletro. Quindi, posizionai le ossa degli arti inferiori e infilai un sacchettino di plastica sotto il guanciale di velluto bianco. Il test della precipitina aveva dimostrato che il cervello trovato nel calderone era umano. Forse apparteneva a Susan, forse no. Ero certa che non le sarebbe dispiaciuto condividere l'eternità con un'altra anima trafugata.

Mentre tornavamo verso l'uscita, camminando a zigzag tra le tombe, Burkhead mi riferì di aver compiuto qualche ricerca in archivio. Susan Redmon era morta di parto. Il bambino, un maschietto sano, era sopravvissuto. Domandai che ne fosse stato di lui. Vai a sapere, disse.

Provai tristezza, poi speranza.

Morendo, Susan aveva dato la vita a un altro essere.

Fermata successiva, il Carolinas Medical Center: non il pronto soccorso, ma il reparto maternità. Questa volta il sacchetto era rosa e conteneva un grosso orso di peluche e tre tutine misura zero.

La bimba era color caffelatte, con un faccino grinzoso e capelli sparati alla Don King. Takeela l'aveva chiamata Isabella, dal nome della sua bisnonna materna.

Con me fece un po' la sostenuta, ma ogni volta che guardava sua figlia, capivo perché si era decisa ad accettare la mia offerta d'aiuto. Le era bastato vederla per prendere il telefono: avrebbe colto l'occasione per amore di Isabella.

Tornando a casa, pensai alla nascita e alla morte.

Le cose finiscono, però ne cominciano altre.

Rinaldi non c'era più, ma Slidell entrava a far parte di una nuova squadra.

Cuervo era morto, ma Takeela aveva dato alla luce un nuovo essere umano.

Con Pete sembrava proprio finita. Ci sarebbe stato un nuovo inizio anche per me? Insieme a Charlie? A Ryan? A qualcun altro?

E l'America avrebbe saputo ricominciare? Tornare a sentirsi nuovamente sicura e protetta, ritrovare la fiducia nei suoi principi e nei suoi valori, imparare la tolleranza nei confronti dei costumi e delle pratiche che non riusciva a comprendere?

Charlie?

Ryan?

Il Principe azzurro?

Come si sarebbe espressa mia sorella Harry?

Non sai mai quale dei tuoi segugi farà buona caccia.