31

So che cosa state pensando: due in meno di una settimana, sgualdrina.

Ma non andò così.

Ryan e io parlammo.

Chiacchiere tra vecchi amici. Per lo più.

Parlammo di conoscenze comuni, di vecchi casi. Di Katy. Di Boyd. Di Charlie, il pappagallo che tenevamo a turno.

Mi riferì di un recente omicidio a Montréal, un uomo al quale avevano sparato sette volte e a cui alla fine avevano incendiato lo chalet. Le squadre erano alla ricerca delle mani e della testa: qualora le avessero trovate, le parti mancanti sarebbero approdate sul mio tavolo anatomico in occasione del prossimo viaggio a nord.

Io gli dissi della cantina di T-Bird Cuervo e della morte prematura del santero. Delineai il nesso tra Asa Finney e Cuervo attraverso le ossa del calderone e l'atto vandalico perpetrato sulla tomba di Susan Redmon: da Finney e Donna Scott-Rosenberg a Manuel Escriva, allo scantinato sulla Greenleaf.

Descrissi i siti web di Finney e la sua personalità apparentemente schizoide: Ursa e dottor Games. Menzionai l'assoluta convinzione con cui Jennifer Roberts ne sosteneva l'innocenza e la mia impressione sugli wiccan conosciuti al Campo della luna piena.

Raccontai del ritrovamento di Jimmy Klapec, senza tralasciare il 666 e il pentacolo capovolto che gli erano stati incisi nella carne. Riassunsi il rapporto dell'entomologo e confidai la mia perplessità circa l'assenza di necrofagia e la scarsa attività degli insetti sul corpo.

Ryan pose esattamente la domanda che mi aspettavo. Santería, satanismo e wicca? Non avevo spiegazione.

Parlai di Boyce Lingo e della sua moralità estremista, e confessai il mio infelice scoppio d'ira davanti alle telecamere. Mi domandò che cosa ne pensasse Larke Tyrell di quella performance. Scossi la testa. Non insistette oltre.

Spiegai che Slidell e Rinaldi erano stati i detective incaricati dei casi Klapec e Cuervo. Produsse toni compassionevoli mentre ricordavo la sparatoria al NoDa e, ancor di più, quando gli spiegai che Skinny continuava a essere coinvolto nelle tre indagini, benché ufficialmente tagliato fuori dal caso Rinaldi.

Mi domandò se gli inquirenti incaricati comunicassero a Slidell ciò che andavano scoprendo. Riassunsi le informazioni che gli avevano passato e che lui aveva ripetuto a me. Non c'era modo di rintracciare la nove millimetri usata per sparare a Rinaldi. Quella sera, in strada, girava poca gente e i clienti di negozi e ristoranti non avevano visto granché. I testimoni oculari concordavano solo sul fatto che il veicolo coinvolto fosse un SUV bianco: per il resto, dicevano tutto e il contrario di tutto. A parte un notevole scoperto sulla carta di credito, Eddie non aveva problemi personali: nessuna dipendenza, né ex amanti in cerca di vendetta, nessuna transazione finanziara, spostamento o telefonata che non trovassero giustificazione. Nessuna conoscenza che avrebbe potuto esporlo a un rischio. Era un poliziotto, certo, ma non risultavano detenuti rilasciati di recente che potessero avere un conto in sospeso con lui.

Ryan chiese di Finney. Dissi che era il sospetto numero uno di Slidell. Passai in rassegna le prove e gli indizi a suo carico: la mandibola di Susan Redmon, la tensione quando venne interrogato a proposito di Cuervo, la testimonianza in merito a una Ford Focus dello stesso modello da lui posseduto, il cruento sito Dr.Games.com, che era risultato appartenere proprio a Finney, i libri di argomento satanico trovati nell'abitazione di Pineville.

Asa insisteva nel sostenere di non conoscere Cuervo e che era a casa la sera dell'uccisione di Klapec, ma non rispondeva al telefono perché stava meditando. Da quando aveva orinato in pubblico su una tomba, sei anni prima, fino al recente arresto, non aveva più avuto a che fare con la polizia. Una perquisizione della sua proprietà, autorizzata con riluttanza dal procuratore distrettuale, non aveva rivelato nulla di compromettente. Tabulati telefonici, estratti conto e rendiconti della carta di credito non presentavano alcunché di sospetto.

Aggiunsi che, a parte Jennifer Roberts e i frequentatori del Campo della luna piena, non si era trovato nessuno disposto ad affermare di conoscere Asa Finney. Persino i suoi correligionari lo ricordavano a stento. Partecipava raramente ai raduni, era un cosiddetto «wiccan eclettico», uno che praticava un culto rielaborato secondo una visione personale. Quell'uomo non aveva un datore di lavoro, non aveva colleghi. Niente parenti o amici.

Spiegai ancora che Jimmy Klapec non aveva precedenti penali, ma conduceva un tipo di vita ad alto rischio. Interrogando altri «sparvieri» come lui, non era emerso praticamente nulla: fatta eccezione per Vince Gunther, nessuno pareva essersi accorto dell'esistenza, come della sparizione, del ragazzo. A parte gli insetti e la mutilazione postmortem, il cadavere e la scena del crimine non avevano fornito tracce dal valore probatorio, né indizi d'altro genere, ed eccettuando la segnalazione della Ford Focus sospetta, non si era reperita alcuna testimonianza circa l'uccisione o l'abbandono del corpo in riva al lago.

Citai quel che aveva detto l'informatore di Rinaldi riguardo a Klapec e a un cliente violento somigliante a Rick Nelson. E parlai, infine, degli appunti del detective, che Slidell e io cercavamo di decifrare. RN, Rick Nelson, VG, Vince Gunther, misteriosamente assente. GYE, forse Glenn Yardley Evans. Il numero telefonico di Lingo.

Ryan chiese la mia opinione su Lingo e il suo assistente. Risposi che per me c'era del marcio, da quelle parti, e lui mi rivolse una delle sue occhiate.

Ammisi che non avevo idea di quale potesse essere il movente, e che Lingo ed Evans erano fuori città il giorno in cui Klapec era stato ucciso e depositato al lago Wylie.

Mi domandò se ero convinta che i casi Cuervo, Klapec e Rinaldi fossero collegati. Non ne ero certa, risposi. E Slidell che ne pensava? Ribadii che Skinny era sicuro dell'esistenza di un nesso tra Cuervo e Klapec, e riteneva che Finney fosse coinvolto in entrambe le vicende.

«Su Finney, però, non avete niente di concreto.»

Concordai, ma aggiunsi che quel tizio meritava un'indagine più approfondita.

Volle sapere il motivo del benvenuto riservatogli dalle forze dell'ordine fuori da casa mia. Gli raccontai del segnale convenzionale - la luce accesa sul portico - e del serpente sbudellato. Chi sospettavo di avere lasciato la bestiola? C'era solo l'imbarazzo della scelta.

Disse che per fortuna, adesso, c'era lui a proteggermi. Io aggiunsi: «Mio eroe». Risi.

Si fece serio. «No» replicò, «davvero.»

Che intendeva, esattamente? Incerta, restai in silenzio.

Dopodiché, fu lui a parlare. Di Lily, della sua dipendenza, della riabilitazione. Del tentativo fallito di riconciliarsi con la madre di sua figlia.

Disse che lui e Lutetia, ormai, vivevano separati. Ammise di aver commesso un errore. Cercò il mio perdono, mi chiese di tornare a far parte della sua vita.

Solo qualche mese prima, quelle parole mi avrebbero dato brividi d'eccitazione, in quel momento scatenarono un ciclone di emozioni contrastanti.

Come avrebbe detto, mia sorella Harry? Quel cavallo mi aveva buttato giù da sella già una volta.

E lì finimmo, alle due e quarantacinque. Vista l'ora, gli offrii la poltrona-letto nello studio. Ryan accettò. Birdie e io ci ritirammo in camera.

Il sonno arrivò dopo una lunga, lunghissima attesa.

 

La radiosveglia segnava le otto e quattordici. Frecce di luce trafiggevano le persiane e il pavimento della stanza. La casa era silenziosa. Di Bird nessuna traccia.

Rumori mattutini entrarono fluttuando dalla mia finestra semiaperta: il canto degli uccelli, foglie mosse dal vento e, su Queens Road, il camion della spazzatura che macinava un ritiro dopo l'altro.

Non mi sentivo meno nervosa di quando mi ero trascinata a letto.

Scostai le coperte, mi vestii, feci una modesta toiletta e mi avviai di sotto.

Ryan era al tavolo della cucina, immerso nella lettura dell'«Observer», Birdie in grembo.

Due occhi azzurro vichingo si illuminarono quando varcai le porte a vento.

«Bonjour, madame.»

La mia zona sud lanciò quel suo gridolino d'entusiasmo.

«Ehi.» Cercai di ignorare la libido.

Portavajeans e una camicia scozzese di flanella, aperta. Sotto aveva una T-shirt con l'immagine di una grossa lucertola verde pisello e la scritta «Dead milkmen».

Contro ogni logica, la cosa mi infastidì.

Che fine avevano fatto AC/DC, Lynyrd Skynyrd, The Grateful Dead? Katy aveva ragione: ero proprio un dinosauro.

Fui irritata anche dal comportamento di Birdie. Non poteva aspettare me per farsi riempire il piattino?

«Stai benissimo» disse Ryan, notando la coda di cavallo frettolosa e la passata trascurata di mascara.

«Non cominciamo» replicai. Scherzando? Forse. «Caffè?»

«Sei capace di farlo?»

«Guardo sempre mentre aspetto in coda da Starbucks.»

«Ti darei una mano, ma non voglio scomodare il gatto.»

Il quale non alzò mai il muso.

Macinai i chicchi e misurai l'acqua. Più o meno. Vado abbastanza a spanne in queste cose.

«Bagel?»

Ryan annuì. Ne infilai due nel tostapane, tolsi il formaggio cremoso dal frigo. Presi due tazze, tovagliolini, cucchiai. Tornai al frigo per la panna. Tornai al cassetto per i coltelli. Tornai al pensile per i piatti.

La sua presenza mi agitava maledettamente.

Cercando un diversivo, accesi il piccolo televisore sul piano di lavoro della cucina. Era sintonizzato sul canale locale d'informazione che avevo guardato prima di uscire per il funerale di Rinaldi.

«Allora.» Ryan si appoggiò allo schienale. «Che c'è in programma, oggi?»

Stavo per indirizzargli una risposta bisbetica, quando colsi le parole dello speaker.

«Potremmo...»

«Sssh.» Agitai una mano.

«Mi hai appena zittito?»

«... nel cortile anteriore della sua casa di Pineville. I vicini hanno visto il corpo circa alle sette di questa mattina. Secondo gli inquirenti, Finney è stato ucciso a colpi d'arma da fuoco tra le ventidue e la mezzanotte di ieri.»

«Quella donna mi ha zittito?» domandò Ryan al gatto.

Sullo schermo apparvero riprese della casetta gialla, auto della polizia e altri veicoli parcheggiati accanto al cordolo del marciapiede, e il furgone del medico legale con i portelli aperti. Sul prato, una forma giaceva immobile sotto un telo di plastica, con accanto un bidone della spazzatura a due ruote capovolto.

«Gesù.» Le mie dita premevano sulle labbra.

«Asa Finney si autoproclamava uno stregone. Una settimana fa, il corpo senza testa di Jimmy Klapec è stato ritrovato sulla riva del lago Wylie, il tronco inciso con simboli satanici. Sospettato dell'omicidio, Finney era stato appena rilasciato, dopo che la polizia lo aveva trattenuto nei giorni scorsi. Gli inquirenti indagano sul legame tra le due morti.»

«È l'uomo di cui parlavi stanotte?» Dalla voce di Ryan era svanita ogni traccia di umorismo.

Annuii.

«Porca puttana.»

Afferrai il telefono e feci il numero di Slidell, pigiando sui tasti. Quattro squilli. Cinque. Sei.

«Slidell.» Sbraitato.

«Brennan. Che è successo?»

«Sono un filino occupato, qui.»

«Riassumi.»

«Finney è morto.»

«Questo lo so.»

«Stava portando fuori la spazzatura, quando qualcuno l'ha ammazzato.» In sottofondo, sentivo i classici rumori da scena del crimine: radio crepitanti, voci che chiamavano, voci che rispondevano.

«Un'auto in corsa?»

«Larabee dice che l'arma ha sparato a una distanza relativamente breve. Impronte di scarpe nella terra accanto ai cespugli. Sembra che qualcuno lo stesse aspettando.

Faticai a pronunciare le parole.

«Stessa arma usata per Rinaldi?»

«Questa era una quarantacinque. Per Eddie hanno usato una nove millimetri.»

«Testimoni?»

«Il vicino due case più in là ha visto una Volkswagen Jetta percorrere l'isolato ieri sul tardi. Gli è parso che avesse un'aria sospetta, ha preso il numero di targa.»

«Secondo te?» Non avevo bisogno di specificare oltre.

«L'azione è diversa.»

«In che senso?»

«Pasticciata. Nel caso di Eddie era un lavoro pulito.»

«È tutto?»

«Qualcuno lo voleva davvero morto: sei proiettili.»

Segnale di libero.

Sbattendo giù il telefono, cominciai a misurare la cucina a grandi passi. Com'era potuto succedere? Slidell e io avevamo esposto a un rischio un uomo innocente? O Finney era colpevole e qualcun altro aveva bisogno di farlo fuori?

Qualcun altro chi?

Lo stesso che aveva ucciso Jimmy Klapec? Rinaldi? Rinaldi no, secondo Slidell.

Che cosa avrei detto a Jennifer Roberts?

Avvertii la delicata pressione di due mani sulle mie spalle, mi voltai. Gli occhi di Ryan erano colmi di apprensione.

«Vieni.» Mi lasciai condurre al tavolo. «Siediti.»

Crollai sulla sedia.

«Respiro profondo.»

Inspirai. Espirai.

Mi passò una tazza, poi risedette e si dispose all'ascolto.

Okay. Roba da poliziotti. Terreno neutrale.

Gli riferii quel che avevo saputo da Slidell.

«Finney è stato derubato? La casa scassinata?»

Non avevo chiesto. Andai a riprendere il cordless, richiamai. Sei squilli, poi la segreteria. Inutile lasciare un messaggio.

Presi un sorso di caffè. «Non posso levarmi dalla testa che Finney sia morto per colpa mia.»

«STPDG.» Era uno dei nostri codici. Stupidaggini.

Rifeci il numero di Slidell. Come prima, ignorò la mia chiamata.

«Merda.» L'apparecchio atterrò sul tavolo con un tonfo sordo.

Le sopracciglia di Ryan migrarono verso l'alto, ma non fece commenti.

Alzai le mani in segno di frustrazione. «Perché Finney?»

Sapendo che la domanda era retorica, non rispose.

«In quest'indagine è tutto senza senso. Cuervo il santero travolto da un treno, Rinaldi il poliziotto ucciso a colpi d'arma da fuoco da un'auto in corsa, Finney lo stregone crivellato di proiettili a casa sua.»

Mi lasciò continuare.

«Klapec lo sparviero ammazzato dai satanisti e lasciato in riva a un lago. Diavolo, qui non abbiamo nemmeno la causa della morte.»

Sollevai la tazza, la sbattei giù di nuovo. Goccioline di caffè saltarono dal bordo e atterrarono sul tavolo.

«E adesso lo stronzo d'un detective con cui lavoro non mi risponde al telefono.»

Come per un'imbeccata, l'apparecchio suonò.

Lo agguantai senza nemmeno guardare.

«Alla buon'ora.» Quanto di più lontano da un tono educato.

«Sono Larke Tyrell, Tempe.»

Chiusi gli occhi. Al momento, i miei nervi stressati non potevano reggere altra pressione.

«Buongiorno, Larke. Come vanno le cose?» Okay. Suonavo calma.

«Non bene.»

I miei denti superiori agganciarono il labbro inferiore.

«Hai parlato con i media dopo che ti avevo ordinato espressamente di non farlo.»

«Lingo bivaccava al funerale di Rinaldi.»

«Non mi interessa se faceva taichi nudo sul prato del Palazzo del governo.» Anche lui si stava sforzando con fatica di mantenere un tono pacato. «Mi rincresce, ma devo informarti che la tua collaborazione con questo ufficio termina oggi.»

Avvampai.

«Lingo è pericoloso» dissi.

«Lo è anche la tua tendenza all'insubordinazione.» Esitò. «E poi c'è la faccenda del bere.»

Mi sentii formicolare il volto, bruciante di vergogna.

«Mi dispiace» concluse.

Per la seconda volta in pochi minuti, mi ritrovai ad ascoltare il segnale di libero.

«Tyrell è incazzato?» indovinò Ryan.

«Sono fuori» ribattei secca.

«Gli passerà.»

«Andrew Ryan, la voce della ragione.» Guardai nuvole nere vorticare sulla superficie del mio caffè, ormai tiepido. «Che ne sai tu di cosa farà Larke Tyrell?»

«Conosco te.»

«Sì? Davvero?» D'improvviso, mi sentii crollare dentro. «Passano mesi e mesi. Niente. Poi riappari dal nulla con la tua storia strappalacrime. Povero me, con Lutetia è finita male. Sono tutto solo. Che ne dici di una rimpatriata scopereccia?»

Farneticavo e lo sapevo bene, ma non potevo farne a meno. Finney era morto, Slidell mi snobbava, Tyrell mi aveva appena liquidato. Non era colpa di Ryan, ma lui era lì, e le prendeva per tutti.

«E poi guardati.» Agitai una mano nella sua direzione. «Hai quasi cinquant'anni. Chi cacchio sono i Dead milkmen?»

«Non ne ho idea.»

«Ti metti la maglietta di un gruppo che non conosci neanche?» Sprezzante.

«Pensavo fosse un ente di beneficenza per le vedove e gli orfani dei dipendenti caseari morti sul lavoro.» Detta con aria impassibile.

Funzionò.

Risi.

«Scusa.» Gli posai una mano sul braccio. «Non te lo meriti. Da un po' di tempo sono mentalmente instabile.»

«Ma carina.»

«Non cominciamo, drittone.»

Frustrata, mi alzai e versai il caffè nel lavandino. Nelle mie condizioni, la caffeina non era comunque una buona idea.

Qualche minuto dopo, il telefono suonò di nuovo. Risposi.

L'umore di Slidell era migliorato. Leggermente.

«La Jetta è intestata a un certo Mark Harvey Sharp della contea di Onslow. Nessun precedente. Una pattuglia è diretta sul posto. Presto dovremmo sapere qualcosa.»

Varie cellule aprirono occhi sonnolenti nel mio subconscio.

Che c'è?

Dall'es nessuna risposta.

Poi, di nuovo coma profondo.

Ignorando il rimescolio subliminale, dissi a Slidell che volevo essere presente, quando avrebbe interrogato il guidatore.

«Perché?»

«Perché sì.»

Segnale di libero.

Altra camminata su e giù per la cucina, poi varie attività superflue, piatti, lettiera del gatto.

Ero sicura che il detective Testadicazzo non si sarebbe più fatto sentire. Mi sbagliavo. Richiamò. I rumori in sottofondo mi dissero che si trovava in macchina.

«Abbiamo un sospettato. Non indovinerai mai chi c'era al volante della Jetta.»