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«Faccio il numero e una voce mi annuncia che ho chiamato l'ufficio del commissario Lingo.»

«Perché Eddie avrebbe voluto contattare quell'uomo?»

«Bella domanda.»

Rilessi l'ultima annotazione di Rinaldi.

VG, adescamento 28/9-29/9.

«VG potrebbe essere Vince. Forse aveva saputo il cognome del ragazzo e che era stato arrestato per adescamento.»

«Proprio all'epoca della presunta scomparsa di Klapec.»

«Perché Rinaldi avrà ritenuto utile annotarlo?»

Slidell si strinse nelle spalle. «Consulterò il registro degli arresti in quelle date. Se non altro, ci fornirà il cognome di Vince. A proposito: è sparito. Nessuno l'ha più visto da sabato.»

«Dove abita?»

«Non è che i suoi compari si facciano in quattro per collaborare, comunque pensano che dormisse prevalentemente per strada.»

«Hai in mente di far visita a Lingo?»

«Più avanti. Al momento mi sto occupando di ripercorrere i passi di Eddie, vedere che cosa riesco a trovare su quel cazzone di Vince.»

«Con stretta attinenza a Klapec.»

«Strettissima.»

«Qualcosa di nuovo su Asa Finney?»

«A meno che io non gli trovi un obice fumante nei calzoni, vedrà un giudice per possesso illegale di ossa, pagherà la cauzione e domani lo rispediranno a casa.»

«A te che tipo sembra?»

Sbuffò. «Uno che avrebbe potuto avere donne a pacchi, non fosse stato per la faccia butterata.»

Ignorai quell'osservazione scortese: che poteva farci se aveva la pelle rovinata?

«Ma è un assassino o no?»

«Senti, Finney è uno stregone. Il campo degli stregoni è a uno sputo dalla scena del delitto Klapec. I vicini han parlato di sonagli e tamburi la notte prima che comparisse il corpo del ragazzo. Uno sostiene addirittura di aver visto una Ford Focus lasciare la zona molto prima della fine del festino.»

Ricordai l'auto sul vialetto a Pineville.

«Lui ha una Focus» dissi.

«Non ci vuole un genio per unire i puntini.» Di nuovo quella contrazione della mandibola. «Sto pensando che i compari di Finney potrebbero avere sparato anche a Eddie.»

«Perché?»

«Stava scoprendo troppe cose.»

Feci per rispondere, ma Slidell si raddrizzò di colpo sulla sedia.

«Rick Nelson.» Un dito carnoso schiaffeggiò l'aria nella mia direzione. «Bubboni a parte, Finney è la copia esatta. Pensaci. I capelli. Quel suo sorriso "scopami, baby". Figlio di puttana.»

«Stai dicendo che Asa Finney è il cliente violento descritto da Vince?»

Si alzò e fece il giro della scrivania, mi si mise accanto. Sfogliò col dito gli appunti di Rinaldi.

RN-BFL.

«Eddie intendeva "Rick Nelson con i brufoli". Cicatrici da acne: è esattamente quel che aveva detto, che mi venga un colpo.»

«Sarà...» Non ero convinta.

«Ma è la descrizione sputata di Finney. Forse ce n'è abbastanza per inchiodare quello stronzetto su Klapec.»

«Io batterei comunque la pista di Akron.» Troncai sul nascere l'obiezione di Slidell. «Vedi se Finney aveva prenotato un volo o se ha legami laggiù.»

«Okay, okay.»

Restammo in silenzio, fissando il misterioso codice di Rinaldi.

Dopo vari secondi, sentii che l'attenzione del detective si spostava su di me, che il suo sguardo mi perlustrava il volto. Tenni gli occhi bassi: era in arrivo una conversazione che non avevo alcuna voglia di intavolare.

Slidell, però, non disse nulla. Si tolse di tasca un bloc notes a spirale, scribacchiò qualcosa, strappò il foglietto e lo posò sul tavolo.

«La mia ragazza ne prendeva parecchi di questi virus, tempo fa. Se ti va, chiamala.»

Udii i suoi passi allontanarsi, poi l'ufficio ripiombò nel silenzio.

Di nuovo, il volto mi ardeva per la vergogna. Larabee sapeva. Slidell sapeva. Chi altro aveva visto la verità dietro la mia patetica storia dell'influenza?

Stavo decifrando lo scarabocchio di Skinny, quando il medico legale infilò la testa da me.

«Vieni, presto...» Vedendo la mia faccia, s'interruppe. «Che c'è?»

«Slidell ha una ragazza.»

«Non ci credo.»

«Verlene Qualcosa. Incomincia per W.» Il nome esatto si scriveva Wryznyk.

«Che mi venga un colpo.» Ricordò il motivo per cui era passato. «Lingo sta facendo di nuovo fuoco e fiamme.»

«Dio onnipotente!»

Seguii Larabee nella zona ristoro. Tutte le stazioni dedicavano ampio spazio all'omicidio Rinaldi. Il televisore, nel salottino, era sintonizzato su una di esse.

Lingo sproloquiava fuori da un cimitero. La polizia transennava le strade intorno a lui.

«... niente paura? Quando dei fuorilegge massacrano coloro che rischiano la vita per mantenere l'ordine nella nostra città? Gli uomini coraggiosi che proteggono le nostre case, garantiscono la sicurezza dei nostri bambini? Vi dirò io cos'è: è l'inizio della fine di una società rispettabile.

«Vi parlo dall'ingresso del Sharon Memorial Park. Il detective Edward Rinaldi sarà sepolto qui, domani. Aveva cinquantasei anni, era nella polizia da trentotto, membro stimato di questa comunità, uomo timorato di Dio. Ma il detective Rinaldi non è solo.»

Lesse un elenco che teneva in mano.

«Agente Sean Clark, trentaquattro anni. Agente Jeffrey Shelton, trentacinque. Agente John Burnette, venticinque. Agente Andy Nobles, ventisei.»

Roteò gli occhi.

«Ho nominato solo alcuni dei caduti.» Il volto porcino s'increspò in segno di accorata partecipazione. «Ma la colpa è solamente dei malfattori?» Scosse solennemente il capo. «Io non credo. La colpa è di un sistema giudiziario concepito per proteggere i colpevoli. Con periti di manica larga che minano gli sforzi dei tutori della legge.»

Mi sentii gelare.

«Molti di voi hanno assistito all'aggressione subita dalla mia persona lo scorso venerdì. La dottoressa Temperance Brennan, stipendiata dalla vostra università, dal vostro medico legale, con i dollari delle vostre tasse... La dottoressa Brennan ha visto la carneficina. Conosce la battaglia che infuria nelle nostre strade. Si adopera forse per incriminare quelli come Asa Finney? Quelli che hanno scelto la via del serpente? Al contrario: fabbrica giustificazioni per simili criminali, difende le loro pratiche pagane.»

Lingo perforò il video con uno sguardo di scioccante sincerità.

«È tempo di cambiare e, come rappresentante del popolo, eletto dal popolo, intendo vedere il cambiamento in atto.»

Seguì una veduta aerea della scena, poi la linea passò allo studio. Sopra la spalla sinistra della conduttrice, una carta stradale mostrava il percorso del corteo funebre del giorno dopo.

«Le esequie avranno inizio alle ore undici, con la messa nella chiesa cattolica di Sant'Anna. Il corteo procederà poi lungo Park, Woodlawn, Wendover, Providence e Sharon Amity. Queste vie resteranno chiuse al traffico anche per buona parte del pomeriggio.

«Fin da domenica, membri delle forze dell'ordine stanno arrivando da ogni parte del Paese. Quanti non potranno partecipare al rito religioso o alla processione, si ritroveranno al cimitero. Si prevede che in molti assisteranno al passaggio del corteo, per dare l'estremo saluto al detective Rinaldi. Gli automobilisti sono invitati...»

Larabee spense l'apparecchio.

«Chi vota per pazzi fottuti come Lingo?»

Conoscevamo entrambi la risposta.

«Avete fatto l'autopsia?» domandai con voce gelida, evitando il suo sguardo.

«Lunedì.»

«Qualche sorpresa?»

«Lesione d'arma da fuoco in corrispondenza di T12 con foro di entrata e uscita. Due XTP nel torace. Ne ho estratto uno dal polmone destro, l'altro dal cuore.»

Non aveva bisogno di spiegare, conoscevo il proiettile. Extreme Terminal Performance: un pezzo di metallo piccolo e bastardo, progettato per espandersi in modo da recare agli organi il massimo danno.

Presi una Diet Coke e tornai nel mio ufficio. Il telefono lampeggiava.

Entrambi i messaggi erano di colleghe dell'università. Marion Ireland mi restituiva la chiamata a proposito della mia richiesta di un'analisi al microscopio elettronico. Jennifer Roberts domandava semplicemente, per la seconda volta, che le telefonassi.

Buttai giù un altro sorso di cola: decisamente mi faceva bene allo stomaco, ma il mal di testa era ancora in agguato e il mio entusiasmo per l'interazione umana sempre scarso.

La corteccia cerebrale, annebbiata dall'alcol, offrì una serie di scuse, ma i ragazzi della coscienza le smontarono una dopo l'altra.

A questo punto il microscopio elettronico è irrilevante.

Non la pensavi così, venerdì.

Klapec è stato identificato. La stima istologica dell'età è superflua.

Perché quelle ombre nei canali di Havers?

Il team della corteccia era a corto di spiegazioni.

Fallo, Brennan.

Potrebbe essere inutile.

Non lo saprai mai finché non tenti.

Punto per la coscienza.

Un altro sorso e feci il numero. La Ireland rispose al primo squillo. Chiesi com'era andato il ponte, attesi pazientemente che finisse di parlare, poi esposi le mie perplessità riguardo alle anomalie nelle sezioni sottili del femore di Jimmy Klapec.

«Con un ingrandimento 100X, sembra tutto in ordine. A 400X, invece, colgo strani scolorimenti in alcuni dei canali haversiani. Non so di che natura siano.»

«Micotica? Patologica? Tafonomica?»

«È quello che vorrei appurare.»

«Ci vorrà un po' per preparare i campioni. Dovrò aggiungere acido nitrico, porli in un essiccatore a vuoto, poi coprirli con una patina di oro palladio.»

«Posso farteli avere in qualsiasi momento.»

«Se tutto va bene, saranno pronti domani nel tardo pomeriggio.»

Perfetto per me: il funerale di Rinaldi era alle undici.

«Sarò lì nel giro di un'ora.»

Senza concedermi il tempo di un altro battibecco cerebrale, composi il numero di Jennifer. Anche lei era giusto accanto al telefono.

«Roberts.»

«Sono Tempe.»

«Grazie infinite per avermi richiamato. Scusa se ti ho disturbato durante il ponte: avrei dovuto immaginare che eri fuori.»

«Nessun disturbo.» Che fossi fuori non c'erano dubbi, solo, non nel senso che intendeva lei.

«Ho sentito che oggi eri indisposta.»

«Solo un'influenza. Mi sento già molto meglio.»

«Aspetta un attimo.»

Udii il ricevitore battere su un piano, dei passi, poi una porta che si chiudeva. Immaginai Jennifer attraversare l'ufficio a due stanze dal mio. Stesso tavolo, stesso mobile ad ante, stesso schedario. Stessi scaffali, i suoi carichi di volumi su animismo, enoteismo, totemismo e decine di altri ismi di cui non sapevo nulla.

«Scusa» disse in tono sommesso. «Ci sono degli studenti in corridoio.»

«Credo bivacchino là fuori per evitare di pagare l'affitto.»

Rise nervosamente. «Forse hai ragione.» La sentii inspirare lentamente, poi espirare. «Okay. Non è facile.»

Ti prego, Dio, non un problema personale. Non oggi.

«Ho letto sull'"Observer" che ti occupi dell'altare scoperto lunedì scorso in Greenleaf Avenue.»

«Sì.» Ero sorpresa.

«Tra gli oggetti recuperati c'erano delle ossa umane.»

«Sì.» Non avevo idea di dove si andasse a parare.

«Giovedì, poi, è stato trovato un corpo senza testa sulle rive del lago Wylie...»

«Jennifer, non posso fornire informazioni...»

«Per favore, abbi pazienza.»

La lasciai continuare.

«La vittima è stata identificata come un adolescente di nome Jimmy Klapec. Sul suo corpo erano incisi dei simboli satanici. In precedenza - non ho la data - un altro corpo senza testa era stato recuperato dal fiume Catawaba. Non so se fosse mutilato in modo analogo.»

Evidentemente aveva sentito la tirata di Boyce Lingo, o gliene avevano parlato. Non confermai, né smentii la notizia.

«La polizia ha arrestato un giovane di nome Asa Finney. È stato accusato di possesso illegale di resti umani ed è sospettato dell'omicidio Klapec.»

«Sì.» Tutto questo era cronaca nota. Mi guardai bene dal menzionare il fatto che, secondo Slidell, Finney poteva essere implicato nell'uccisione di Rinaldi.

«Hanno preso l'uomo sbagliato» sentenziò la Roberts.

«La polizia sta conducendo un'indagine approfondita.»

«Asa Finney è un wiccan, non un satanista. Riesci a capire l'immensa differenza che c'è?»

«Ne ho una cognizione piuttosto rozza.»

«L'opinione pubblica non ha nemmeno quella. Asa è un sedicente stregone, è vero. Hai visto il suo sito?»

«No» ammisi.

«Vacci. Leggi i suoi post. Troverai le riflessioni di un animo gentile e sensibile.»

«Lo farò.»

«C'è un campo wiccan vicino al lago Wylie e il corpo di Jimmy Klapec è stato trovato in riva allo stesso lago, anche se non so esattamente in che punto. Questo non getterà una buona luce su Finney.»

Non feci cenno ai libri di Anton LaVey, alla somiglianza con Rick Nelson, né alla Ford Focus avvistata nella zona la notte dell'omicidio.

«Con il clima di estremismo religioso che regna oggigiorno, c'è chi condanna le forme di culto che non riesce a comprendere. Anche persone intelligenti, responsabili. Buoni cristiani che preferirebbero vederti morto piuttosto che affiliato a certe pratiche da loro stessi giudicate pagane. Sono pochi, ma fanatici del genere esistono.»

Udii una voce in sottofondo. Jennifer mi chiese di aspettare. Seguì una conversazione attutita di cui non colsi le parole.

«Scusa. Dov'ero rimasta? Sì. Il commissario della contea Boyce Lingo ha menzionato due volte Asa Finney, facendo nome e cognome, additandolo come discepolo del demonio, un esempio di tutto ciò che va storto in questo mondo. Considerata l'atmosfera di rabbia suscitata dalla sparatoria di sabato, temo che Finney non possa essere giudicato con equità.»

«Ha un ottimo legale.» Non dissi il nome.

«Charles Hunt è un avvocato d'ufficio.»

«Charles Hunt è molto bravo.» In vari sensi. Non dissi nemmeno questo.

Jennifer abbassò ancor di più la voce, come se temesse che le sue parole venissero captate attraverso la porta chiusa.

«Asa Finney ha rubato delle ossa al cimitero quando aveva diciassette anni: una bravata stupida e incosciente, ma da lì a uccidere ce ne corre.»

Come sapeva di quell'episodio? Non domandai.

«La polizia sta svolgendo un'indagine accurata.»

«Davvero? Finney è un solitario. Non troveranno nessuno che deponga a suo favore. Dovrà essere sacrificato sull'altare dell'ambizione di Lingo?»

Non capivo l'interesse di Jennifer per lo stregone. Tanto zelo derivava semplicemente dai principi che ispiravano la sua professione o scaturiva da qualcosa di più personale?

«Non mi è chiaro che cosa ti aspetti da me.»

«Neutralizza la posizione di Lingo. Fai una dichiarazione pubblica. Sei un'esperta, la gente ti ascolterà.»

«Mi spiace, Jennifer, proprio non posso.»

«E allora parla con il commissario. Inducilo a ragionare.»

«Perché sei tanto preoccupata per Finney?»

«È innocente.»

«Come lo sai?»

Ci fu una pausa, poi: «Siamo membri della stessa coven».

«Sei una wiccan anche tu?» Non riuscii a evitare un tono di sorpresa: la conoscevo da otto anni e non mi ero mai accorta di niente.

«Sì.»

La udii inspirare e trattenere il fiato. Restai in attesa.

«Vieni al Campo della luna piena, stasera. Celebriamo un esbat. Vieni a conoscerci. Impara la nostra filosofia.»

Le mie povere cellule cerebrali invocavano il sonno. Feci per declinare l'invito.

«Vedrai, la nostra è una religione gioiosa, che esalta la comunione con la natura. La wicca celebra la vita, non la toglie.»

I ragazzi del team della coscienza riuscirono a far giungere la loro voce attraverso le brume del mal di testa.

Mentre Slidell si stordiva di lavoro, tu affogavi il dolore nell'alcol.

«A che ora?»

«Alle sette.»

A meno di non trovare un traffico orrendo, potevo passare all'università e arrivare a casa in tempo per una pennichella rigenerante, prima di recarmi al campo.

Allungai la mano in cerca del mio blocco.

«Avrò bisogno di qualche indicazione.»