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Weekend significa paga settimanale e l'occasione per bersela. Di conseguenza, il numero di risse, pestaggi, fatalità e incidenti aumenta esponenzialmente tra la chiusura degli uffici, il venerdì, e la messa, la domenica. I primi giorni della settimana, all'obitorio, possono essere un vero pandemonio. Al contrario, gli ultimi sono spesso tranquilli.
Non così quel venerdì mattina.
A due isolati di distanza avevo già intuito che qualcosa non andava. Veicoli di ogni tipo occupavano i posteggi di fronte all'ufficio del medico legale e costeggiavano il cordolo lungo College e Phifer.
Man mano che mi avvicinavo, cominciai a distinguere i logo sulle fiancate: WBTV, WSOC, WCCB, News 14 Carolina.
Entrai sparata nel parcheggio, feci rapidamente manovra e poi raggiunsi di corsa l'edificio. Equipe televisive, reporter della carta stampata e fotografi bloccavano l'ingresso principale. Testa bassa e gomiti in fuori, mi gettai nella mischia.
«Dottoressa Brennan» disse una voce.
Ignorandola, tirai dritto, la rabbia che tendeva ogni muscolo del mio corpo. Dopo molto spintonare mio e molto chiamare loro, riuscii finalmente a guadagnare l'entrata.
Boyce Lingo teneva banco in cima ai gradini. Come già in precedenza, il tizio dal taglio militare con le guance da scoiattolo gli guardava le spalle.
«Siamo una società tollerante.» Il suo sorriso cordiale si dileguò. «Ma questo non è il tempo dell'indulgenza. Un atteggiamento men che intransigente nei confronti degli adoratori del diavolo ammetterà ogni sorta di deviazione. Ubriachezza, adulterio, idolatria, omosessualità: tutte forme di perversione morale che minano l'integrità della famiglia.»
Mi avvicinai con le braccia aperte, come un vigile davanti al passaggio pedonale di una scuola. «Questa conferenza stampa è terminata.»
Gli obiettivi ruotarono verso di me, i microfoni scattarono nella mia direzione.
Udii un mormorio, poi il mio nome accostato alle parole «antropologa» e «università».
«La vostra presenza qui interferisce con il corretto svolgimento delle nostre attività.»
Lingo rimase pietrificato, le braccia abbassate, le dita incrociate davanti ai genitali.
«Dovete andarvene tutti.»
«È vero che Anson Tyler è stato decapitato?» chiese un giornalista.
«No» replicai secca, rimpiangendo immediatamente di essermi lasciata trascinare in una risposta.
«Che cosa può dirci del caso Tyler?» domandò una voce femminile.
«No comment.» Glaciale.
«E del corpo trovato in riva al lago Wylie?» Gridato dalle ultime file.
«No comment.»
«Il commissario dice che c'erano simboli satanici incisi nelle carni della vittima.»
«No comment.»
Fulminai Lingo con lo sguardo, la furia che si propagava da una terminazione nervosa all'altra.
«Perché non ammettete la verità, dottoressa Brennan?» Lingo, l'attivista preoccupato.
«Lei non riconoscerebbe la verità nemmeno se le mordesse le chiappe.»
Piccolo sobbalzo collettivo, qualche risatina nervosa.
«La popolazione di Charlotte merita di sapere.»
«La popolazione di Charlotte non merita di avere lei che suscita paure immotivate.» Rispetto a quella baritonale e sciropposa dell'uomo, la mia voce suonava stridula.
Il commissario sorrise benevolo, padre amorevole che guardava una figlia scapestrata. Avrei voluto sbattere giù dalle scale a calci quel bigotto bastardo.
«È LaVey? La Chiesa di Satana?» Urlato.
«È vero che questa gente tortura e uccide gli animali?»
«Quanto è grande la congrega di Charlotte?»
«Disperdetevi, ora, o dovremo far intervenire le forze dell'ordine per sgomberare l'edificio.»
La mia minaccia venne ignorata.
«La polizia sospetta di qualcuno?»
«Perché l'insabbiamento?»
Un microfono si avvicinò, lo respinsi con una manata. L'asta tornò indietro, graffiandomi la guancia.
Persi completamente le staffe.
«Non c'è nessun insabbiamento! Nessuna maledettissima cospirazione.»
Gli obiettivi scattavano furiosamente.
«Vi state facendo manipolare!» Avanzando di qualche passo, afferrai una telecamera e la girai verso la folla. «Guardatevi: questa è una caccia alle streghe!»
Dietro di me, sentii aprirsi la porta a vetri.
«Levate le tende.»
Mani si strinsero intorno alla mia vita.
Liberandomi con una scrollata, gesticolai con fare cospiratorio.
«Presto! Forse fate ancora in tempo a trovare una monaca stuprata o una vecchietta bastonata a morte e divorata dal suo barboncino.»
«Calmati.» Un sussurro. Prendendomi per le spalle e girandomi verso di sé, Larabee mi sospinse oltre l'ingresso.
Prima che la porta si chiudesse, riuscii a far pervenire un'ultima esternazione.
Dieci minuti dopo avevo riacquistato il completo controllo di me.
«È così grave?»
Larabee riepilogò i punti salienti.
«Branco di pecoroni?»
Annuì.
«Il microfono l'ha colto?» Una cefalea bussava insistentemente dietro ciascun bulbo oculare.
«Oh sì.»
«Oh Dio.»
«L'ha colto di sicuro anche Lui. Speriamo solo che la voce non giunga al capo.»
Il capo medico legale, responsabile per l'intero Stato del North Carolina. Il suo ufficio è a Chapel Hill.
«Non ne sarà contento.»
«Non lo sarà» confermò Larabee.
«E adesso?»
«Adesso tu e io eseguiremo l'autopsia sul ragazzo del lago Wylie.»
E così facemmo.
Alle tre le lastre radiografiche erano ormai posizionate sui visori retroilluminati, le schede con le impronte digitali disposte su un piano di lavoro, pezzi di organi galleggiavano in vasi e reperti ossei giacevano in bacinelle d'acciaio inox. Fegato, pancreas, polmone, stomaco, rene per il medico legale. Estremità clavicolari, sinfisi pubica, vertebre cervicali e un campione di diafisi femorale da cinque centimetri per me.
La stella rovesciata e il numero 666 fluttuavano lividi nel loro bagno di formalina. Crateri di un rosa grigiastro delimitavano le sedi di escissione nel torace e nel ventre.
Normalmente, terminati i prelievi, le misurazioni e l'esame visivo, un'assistente chiude il corpo, organizza i campioni e ripulisce l'ambiente, in modo che il patologo possa procedere alle fasi successive dell'autopsia.
Quel giorno, Larabee e io indugiammo, sgomenti e frustrati.
«È tutto all'incontrano.» Mentre il medico parlava, Hawkins riponeva organi dentro la cavità aperta nel torace. «C'è più decomposizione aerobica che anaerobica.»
«Come se avesse cominciato a decomporsi dall'esterno verso l'interno e non viceversa» osservai.
«Esatto. E comunque sono entrambe troppo limitate per un IPM di quarantotto ore.»
«Le temperature sono rimaste sopra i ventisei gradi per tutta la settimana» dissi. «Quel tratto di costa si trova in pieno sole per più di dieci ore al giorno. Il corpo non era avvolto strettamente nella plastica. Tutto considerato, le cose avrebbero dovuto procedere speditamente.»
«Molto speditamente» concordò Larabee.
«E avrebbero dovuto esserci segni di necrofagia.»
«Già.»
Hawkins trasferì il fegato, che ricadde nella cavità con suono sommesso.
«Qui non c'è nulla che indichi una permanenza del corpo nelle acque del lago.»
«Nada.»
«Allora, che diavolo succede?»
«Mi cogli impreparata.»
Hawkins infilò un corto ago ricurvo nel petto del ragazzo. La cute si tese, mentre cuciva insieme i lembi dell'incisione a Y.
«Il contenuto dello stomaco suggerisce che fossero trascorse parecchie ore dall'ultimo pasto. Legumi, pepe, un qualche tipo di agrume: limone, forse lime.»
«Speriamo di ricavare qualcosa dalle impronte» dissi.
«Pensi di collocare l'età tra i sedici e i diciotto?»
Annuii. Il mio responso preliminare si fondava sull'esame di clavicola e sinfisi pubica, oltre che sulle radiografie.
«Potrebbe essere un problema. Gli adolescenti spariscono continuamente.» Larabee piegò la testa nella generica direzione del centro città. «Molti sono proprio là fuori, vivono per le strade. I genitori cominciano a cercare, il ragazzo si nasconde. Smette di farsi vedere, la gang pensa che abbia cambiato aria.»
Hawkins si voltò verso il medico legale. Questi gli fece un cenno d'assenso.
L'assistente spostò il corpo dal tavolo anatomico su una lettiga, lo coprì con un telo di plastica, sganciò il freno e spinse la barella in corridoio. La porta si richiuse dietro di lui con uno scatto.
«Controllerò le vertebre» dissi. «Dovesse esserci un arresto, i segni dell'arma da taglio potrebbero tornare utili.»
«Ammesso che l'esecutore se la sia tenuta, e che i poliziotti la trovino. Pensavi a una sega?»
«Le striature sembrano indicare una lama dentata o seghettata. Esaminerò tutto al microscopio.»
Larabee si strappò via i guanti. «Chiamo Slidell, voglio immettere le impronte nel sistema.»
Ricordo improvviso. «Hai poi guardato il cervello?»
Annuì. «Non sono un neuroanatomista, ma l'organizzazione mi sembra umana.»
«Si potrebbe tentare un test della precipitina.»
Mi riferivo a una procedura in cui anticorpi antiumani, prodotti inoculando un coniglio con del sangue umano, vengono posti a contatto con il campione sconosciuto su una lastra di immunodiffusione in gel. Se si forma una linea di precipitina nel punto di equivalenza antigene-anticorpo, l'antigene di prova non è umano. Lo stesso test si può effettuare usando anticorpi anticane, anticervo, anti-qualunque specie sia in discussione. Benché in genere effettuato con il sangue, sospettavo che funzionasse anche con la materia cerebrale.
«Direi che vale la pena fare un tentativo» approvò Larabee.
«Provvederò.»
Girai intorno al tavolo ormai sgombro, raccolsi le mie bacinelle e mi diressi alla stanza puzzolente.
Sui segni d'arma da taglio non mi ero sbagliata.
Benché le ossa del collo non siano l'ideale per preservare le caratteristiche di una lama, la quarta vertebra cervicale era stata tagliata trasversalmente e presentava una serie di striature. Queste mostravano una flessione concava con curvatura a raggio fisso, non intorno al punto di stacco, ma in fuga da esso. La quinta vertebra riportava un'unica falsa partenza, larga circa due millimetri e mezzo. La superficie di ogni taglio aveva un aspetto uniforme, quasi levigato: trovai scarsa frammentazione in entrata e in uscita.
Tutto indicava una sega elettrica circolare.
Dopo avere fotografato le vertebre segate, chiamai l'entomologo cui avevo inviato i campioni della cantina di Greenleaf Avenue, il martedì. Li aveva ricevuti ed esaminati.
Parlò di effimere provenienti dal pollo e di pupari vuoti dal cranio della capra. Proseguì diffondendosi sui collemboli, i dermestidi e i blattoidei trovati nella terra. Mi fornì cifre e probabilità statistiche.
Gli chiesi di tirare le somme.
In attesa delle osservazioni definitive, a suo parere, il pollo poteva dirsi morto da circa sei settimane.
Accennai a grandi linee i fatti del lago Wylie e lo avvertii che un'altra serie di campioni era in arrivo al suo laboratorio.
Gli riferii che sospettavamo l'abbandono delle spoglie sulla riva, ma volevamo escludere una permanenza della vittima nell'acqua. Mi chiese di spedirgli l'involucro di plastica. Acconsentii.
Trangugiai velocemente un panino, poi cominciai a sezionare il campione d'osso prelevato dal cadavere del lago. Speravo che l'istologia mi aiutasse a precisare la mia stima dell'età, in caso Slidell facesse fiasco con le impronte.
In genere, la procedura è mortalmente noiosa. Con una lama di diamante estremamente affilata, si tagliano fettine trasversali d'osso di un centinaio di micron di spessore. O così si diceva un tempo. Ufficialmente, il micron è stato abolito nel 1967 dalla Conférence Générale des Poids et Mesures, il consiglio intergalattico pesi e misure. Oggi, il micron è divenuto il micrometro. Chiamatelo come volete, il bricconcello resta sempre un millesimo di millimetro. Per questo si parla di «sezioni sottili».
Una volta poste sul vetrino, le sezioni sottili vengono esaminate al microscopio ottico con ingrandimento 100X. Poi si comincia a contare.
L'osso è un tessuto dinamico, in grado di ripararsi e rinnovarsi costantemente. I suoi componenti microscopici non cessano di aumentare di numero per tutta la durata della vita, perciò il computo di osteoni, frammenti di osteoni, canali e lamelle costituisce un mezzo per stimare l'età adulta.
I miei calcoli confermarono la valutazione iniziale di sedici-diciotto anni.
L'esito del conteggio non fu una sorpresa.
Ma qualcos'altro sì.
Durante la conta, notai strani scoloramenti in vari canali di Havers, le minuscole gallerie che consentono il decorso di nervi e vasi sanguigni all'interno dell'osso.
Qualche genere di microrganismo invasivo? Macchie di terra? Depositi di minerali? Microfratture?
Raddoppiai l'ingrandimento, ma le irregolarità rimanevano di natura poco chiara. Poteva trattarsi di anomalie significative o del tutto insignificanti. Solo il microscopio elettronico avrebbe potuto stabilirlo.
Afferrai le mie cellule e chiamai una collega al centro di optoelettronica dell'università. Una allegra voce registrata su una segreteria mi disse che la persona che cercavo sarebbe rientrata martedì e mi augurò di trascorrere piacevolmente quel weekend di festa.
Oltre che stanca e frustrata, mi sentii, ancora una volta, la regina dei perdenti.
Stavo per lasciare un messaggio decisamente meno gaio, quando risuonò il segnale di chiamata in arrivo. Chiusi la comunicazione e risposi.
Slidell attendeva all'ingresso, impaziente.
Guardai l'orologio: la signora Flowers se n'era andata da ore.
Mi recai nell'atrio, lo feci entrare.
«Credevo che sarei morto di vecchiaia, là fuori.»
Ignorai la stoccata. «Sto lavorando a due casi contemporaneamente.»
«Hai appurato l'età del caso Wylie?»
«Tra i sedici e i diciotto anni.»
«L'arma da taglio?»
«Sega elettrica, lama circolare.»
«Sì?»
«Sì.»
Slidell increspò le labbra, annuì, poi si levò di tasca un foglio.
«Ho qualcosa che ti piacerà.»
Stesi la mano.
Aveva ragione.
Mi piaceva.