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Novanta minuti più tardi il calderone piccolo era vuoto e un macabro assortimento di oggetti giaceva allineato sul bancone alle mie spalle.
Ventuno paletti di legno.
Quattro fili di perline: uno bianco, due a colori alternati, rosso e nero, uno a colori alternati, nero e bianco.
Sette chiodi per traversine: quattro dipinti in nero, tre in rosso.
Ossa di uccello, alcune di pollo, altre, probabilmente, di piccione o di gabbiano.
Penne macchiate di sangue.
Due ossa segate, entrambe appartenenti ad arti non umani. Consultando l'Osteologia dei mammiferi di Gilbert, attribuii il primo a una capra, il secondo a un cane domestico.
Due monete da venticinque, quattro da cinque e una da dieci centesimi. Il conio più recente risaliva al 1987.
Avvertii una leggera soddisfazione. La posizione delle monete, vicino al fondo del paiolo, suggeriva quell'anno come data d'inizio del suo riempimento. Data che rientrava nell'IPM da me stimato per il cranio.
Tieni i piedi per terra, Brennan. Il cranio potrebbe essere stato aggiunto molto dopo che il pentolone era stato riempito, e la ragazza può essere morta molto prima.
Nondimeno, tornai più motivata al primo calderone.
Vi è mai capitato, durante un viaggio in auto, di essere colti da una voglia improvvisa di Kentucky Fried Chicken? Ne avete superati un milione, ma dal momento in cui cominciate a cercarne uno, non c'è più un'uscita con l'insegna del pollo fritto. Alla fine vi fermate, rassegnati, e optate per un hamburger. Di lì a un chilometro, ecco il Colonnello beffardo che vi sorride da un cartellone.
Lo stesso èra successo a me: mi ero arresa troppo presto.
La seconda volta che conficcai la paletta, il pentolone grande cominciò a produrre paletti, perline, collane, penne d'uccello, oggetti metallici, tra cui chiodi per traversine, ferri di cavallo e la testa di una zappa. Qualche penny, con date di emissione che andavano dagli anni Sessanta agli Ottanta.
Guardai l'orologio. Le cinque e cinquantacinque. Dilemma: guidare fino a casa, farmi una doccia e usufruire di un phon o continuare a setacciare, fare la toilette in loco e incontrare Katy con i capelli bagnati?
Ripresi a setacciare.
Sei e dieci. La mia paletta urtò contro qualcosa di duro. Come nel caso della materia cerebrale, mi misi a frugare con le dita. Apparve un bozzo di colore bruno. Vi scavai intorno. Il bozzo divenne un fungo: un cappello tondeggiante e, sotto, il grosso gambo. Il cappello presentava una piccola fossetta.
Oh-oh.
Seguii il gambo.
Larabee aprì la porta dicendo qualcosa. Io gli risposi senza ascoltare veramente. Entrò e si mise accanto a me.
Il gambo era la prosecuzione inclinata di una base tubolare, collocata orizzontalmente nel calderone. Scavai, valutandone la lunghezza e, via via che ne emergevano i contorni, il diametro.
Qualche minuto dopo, riuscii a vedere che il tubo terminava in due protuberanze rotonde: condili per l'articolazione nel ginocchio di un bipede.
«È un femore» affermò Larabee.
«Sì.» Avvertivo nelle orecchie un ronzio d'eccitazione.
«Umano?»
«Sì.» Scostavo la terra come un cane che scava un cunicolo con le zampe. Apparve un secondo bozzo.
«Sotto ce n'è un altro.» Larabee continuava con la cronaca minuto per minuto. «Anche lui messo di traverso, la testa in su, ma orientato nella direzione opposta.»
Lanciai un'occhiata all'orologio: sei e quarantadue.
«Merda...»
«Che c'è?»
«Dovrei incontrare mia figlia tra venti minuti.»
Afferrai il cellulare, feci il numero di Katy.
Nessuna risposta. Tentai con il telefono fisso: segreteria.
«Lascia questa roba per domattina» disse il patologo. «Penserò io a mettere tutto al sicuro.»
«Sul serio?»
«Fila.»
Mi precipitai nello spogliatoio.
Fortunatamente non dovevo andare lontano.
Il Volare è il ristorante preferito di Katy fin dalle superiori. All'epoca, sorgeva all'interno di un centro commerciale lungo la Providence Road, in uno spazio che conteneva al massimo una dozzina di tavoli. Alcuni anni fa, i proprietari l'hanno trasferito in un più ampio edificio autonomo a Elizabeth, l'unico quartiere della «Queen City» che prende il nome da una donna. C'è dell'ironia?
Ed ecco lo scoop. Nel 1897, Charles B. King scelse Charlotte come sede di un piccolo college luterano, e battezzò l'ateneo in onore di sua suocera, Anne Elizabeth Watts. Mossa astuta, Charlie.
Nel 1915, l'Elizabeth College si spostò in Virginia e, nel 1917, un ospedale appena fondato acquistò la proprietà. A distanza di quasi un secolo, la costruzione originale è sparita, ma il complesso del Presbyterian Hospital che occupa l'area si leva ancora imponente.
Conclusione. Il college si è spostato, ma il nome è rimasto. Oggi, oltre a Presby, Independence Park e Central Piedmont Community College, Elizabeth ospita un pot-pourri di ambulatori medici, caffè, gallerie d'arte, negozi e, naturalmente, chiese e abitazioni immerse nel verde.
Alle sette e dieci accostavo al cordolo del marciapiede in Elizabeth Avenue. Sì, la vecchia si è accaparrata anche una via.
Mentre mi affrettavo a raggiungere l'ingresso del ristorante, avvertii una piccola fitta di rimpianto. Certo, prenotare al Volare, oggi, è più facile, ma l'intimità dei primi tempi si è perduta. Il cibo, però, è ancora la fine del mondo.
Katy era seduta a un tavolo in fondo, intenta a sorseggiare vino rosso, parlando con un cameriere. L'uomo pareva incantato. Niente di strano: mia figlia ha questo effetto su tutti i soggetti di sesso maschile della razza umana.
Pensai a Pete, come sempre quando la vedo. Con i capelli biondo grano e gli occhi verde giada, Katy è un prolungamento genetico di suo padre, e la loro somiglianza mi viene ricordata ogni volta che ho di fronte l'uno o l'altra.
Agitò la mano. Il cameriere continuava a cicalare.
«Spiacente, sono in ritardo.» Mi infilai tra la sedia e il tavolo. «Non ho scuse.»
Lei inarcò un sopracciglio curato. «Bella pettinatura.»
Me lo dicevano spesso, ultimamente.
«Chi pensava che l'effetto bagnato sarebbe tornato di moda?»
Il cameriere mi chiese se volevo qualcosa da bere.
Perrier con lime. Molto ghiaccio.
Guardò Katy.
«È un'alcolista.» Mia figlia ha molte amabili qualità, ma il tatto non è tra queste. «Per me un altro Pinot.»
L'uomo si allontanò, con una sacra missione da compiere.
Katy e io ignorammo il menù: non aveva segreti per noi.
«Dividiamo una Caesar salad?» domandai.
«Certo.»
«Sole meunière?»
Annuì.
«Io credo che ordinerò la piccata di vitello.»
«Tu ordini sempre la piccata di vitello.»
«Non è vero.» Fine della questione.
Katy si sporse in avanti, gli occhi spalancati. «Allora. Vudù, vampiri o vegani adoratori del diavolo?»
«Bella allitterazione. Quando andiamo a fare shopping?»
«Sabato. Non eludere la domanda. Lo scantinato?»
«Veniva usato per qualcosa di...» Come dire? «Cerimoniale.»
Due occhi verde giada si alzarono al cielo.
«Lo sai che non posso parlare delle indagini in corso.»
«Cos'è, hai paura che passi la notizia alla WSOC?»
«Lo sai perché.»
«Gesù, mamma. Quelle segrete sono praticamente nel cortile sul retro di Coop.»
Katy viveva a due isolati da Greenleaf Avenue, nella casa di un gentiluomo misteriosamente assente.
«Non le chiamerei segrete. Ridimmelo un po', chi è Coop?»
«Uno con cui uscivo al college.»
«E dove sta?»
«Ad Haiti, con i Corpi civili di pace. È uno scambio alla pari: io ci guadagno un po' di tregua con l'affitto, lui qualcuno che dia un'occhiata alla sua proprietà.»
Il cameriere portò le bevande, poi rimase lì, adorante, penna e speranze sospese.
Recitai l'ordinazione e se ne andò.
«Come va con Billy?»
Billy Eugine Ringer: il boyfriend del momento, ultimo di una serie che risaliva agli anni delle medie.
«È un cazzone.»
Un miglioramento o un peggioramento rispetto a «testa di cazzo»? Non ne avevo idea.
«Cerca di essere più specifica.»
Sospiro teatrale. «Siamo incompatibili.»
«Ma davvero?»
«O meglio, lui è troppo compatibile.» Diede un sorso al suo Pinot. «Con Sam Adams e la Bud. Gli piace bere e guardare lo sport. Nient'altro. È come uscire con una zucca, hai presente? Non abbiamo nulla in comune.»
Emisi un suono indefinito.
«E ti ci è voluto un anno per capirlo?»
«Non riesco a immaginare di che cosa parlassimo all'inizio.» Altro sorso. «Credo sia troppo vecchio per me.»
Billy aveva ventotto anni.
Batté il palmo sul piano del tavolo. «Il che ci porta direttamente a papà. Riesci a credere a quella storia vomitevole con Summer? Non capisco perché tu ti stia mostrando così disponibile.»
Il mio ex marito era prossimo alla cinquantina. Per anni eravamo rimasti separati senza divorziare, ma recentemente, Pete mi aveva chiesto di depositare l'istanza perché voleva risposarsi. Summer, la sua amata, aveva appena ventinove primavere.
«Una che, per campare, spreme le ghiandole dei cuccioli.» Summer era aiuto-veterinaria. Il tono di mia figlia dava un nuovo significato alla parola «sprezzante».
«Il divorzio è una faccenda tra me e tuo padre, e nessun altro.»
«Probabilmente gli ha fottuto il cervello prendendolo per...»
«Cambiamo argomento.»
Katy si appoggiò allo schienale della sedia. «Okay. Come va con Ryan?»
Grazie al cielo arrivò l'insalata. Mentre il cameriere manovrava un macinapepe delle dimensioni di un aspirapolvere, ripensai al mio intermittente... come chiamarlo? Boyfriend? Che faceva in quel momento? Era felicemente riunito con la sua vecchia fiamma? Cucinavano insieme? Guardavano le vetrine, passeggiando mano nella mano lungo Rue Sainte Catherine? Ascoltavano musica all'irish pub di Hurley?
Avvertii una stretta al cuore. Ryan era uscito dalla mia vita. Per ora. Per sempre? Chi poteva dirlo?
«Pronto?» La voce di Katy mi riportò sulla Terra. «Ryan?»
«Lui e Lutetia stanno provando a farcela come coppia. Per offrire stabilità a Lily.»
«Lutetia è la sua vecchia ragazza. Lily è sua figlia.»
«Sì.»
«La drogata.»
«Sta facendo progressi con la riabilitazione.»
«E tu ti ritrovi con le chiappe per terra.»
«Lily sta vivendo un'esperienza difficile, ha bisogno di suo padre.»
Katy preferì non commentare.
Arrivò il cameriere con le portate. Quando se ne andò, cambiai direzione.
«Parlami del lavoro.»
«Palloso da spararsi un colpo in testa.»
«Così mi dicevi.»
«Sono un'apprezzatissima segretaria. No, cancella: non c'è nulla di apprezzabile in ciò che faccio.»
«Vale a dire?»
«Conservare dossier, inserire dati a computer, mettere insieme il profilo biografico dei criminali. Finora il mio incarico più eccitante è stato la verifica di un accredito. Avevo il cuore a mille.»
«Credevi che ti facessero tenere l'arringa davanti alla Corte suprema?»
«No.» Sulla difensiva. «Ma nemmeno mi aspettavo queste corvée da paralisi cerebrale.»
Lasciai che si sfogasse.
«Non faccio praticamente niente che abbia un valore e la gente con cui lavoro è sommersa dai casi, vuole solo ottenere il patteggiamento e passare al cliente successivo. Non hanno molto tempo per interagire con il personale. Altro che noia. C'è solo un tizio con un po' di personalità, e va per i cinquanta.» Il tono di Katy cambiò appena. «A dirla tutta è considerevolmente sexy. Se non fosse così vecchio, non mi dispiacerebbe levargli le mutande.»
«Troppe informazioni.»
Alzò gli occhi al cielo.
«Ti piacerebbe. Ed è single. È così triste: sua moglie era tra le vittime dell'11 settembre. Credo lavorasse per una banca d'affari o roba del genere.»
«Gli uomini me li trovo da sola, grazie.»
«Va bene, va bene. Comunque, quasi tutti i miei colleghi sono dei fossili, e gli altri sono troppo occupati per accorgersi che c'è un mondo al di fuori dell'ufficio.»
Cominciavo ad afferrare il problema. Billy aveva smesso di fare goal e non c'erano avvocati carini sui venti e qualcosa in attesa sulle fasce laterali.
Mangiammo in silenzio per alcuni istanti. Quando parlò di nuovo, capii che il suo cervello era rimasto in funzione per tutto il tempo.
«Insomma, che cosa facciamo con Summer?»
«Per quel che mi riguarda, niente.»
«Gesù, mamma. Quella donna non ha ancora finito di mettere i molari.»
«Tuo padre è libero di decidere per sé.»
Katy disse una cosa dal suono indecifrabile, quindi arpionò il pesce. Io presi un altro boccone di vitello.
Dopo qualche secondo la udii mormorare: «Oh mio Dio».
Alzai gli occhi.
Stava fissando un punto al di sopra della mia spalla.
«Oh mio Dio.»