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La notte, rinforzata dalle nubi che coprivano la luna, era nera.
Raphael e Sara arrivarono a casa illuminando la via con le lanterne, appena in tempo prima della pioggia imminente. I tuoni lontani sospinti da una brezza che soffiava verso il mare, annunciavano un nuovo temporale.
Una voce nel buio: «Siete messer Dardo?». Da dietro la carrozza senza ruote che serviva da riparo alle guardie uscì un giovane alto e magro, vestito con un giubbone ricamato, la gorgiera bianca e la berretta in testa.
«Sono io», gli disse Raphael.
«Vi sto aspettando da alcune ore, messere».
«Ne sono dispiaciuto».
«Ho un messaggio molto importante per voi, da parte del signor Gaspare Momo».
Raphael lo prese in consegna senza neppure smontare da cavallo. Quando alzò lo sguardo e disse: «Grazie», l’anonimo messaggero si era già dileguato nell’oscurità.
La busta che aveva lasciato era sigillata con la ceralacca.
Dopo aver passato la lanterna a Sara, Raphael l’aprì usando entrambe le mani. Poi spiegò il foglio che vi era all’interno.
Lei gli illuminò la superficie della carta, così che potesse leggere.
Per Raphael.
Mio nobile amico, spero con tutto il cuore di trovarti bene, e che la tua importante ricerca si stia rivelando fruttuosa.
Ho tanto apprezzato la notizia che mi hai portato in esclusiva, davvero materia di ottima qualità. Gli avvisi stanno andando a ruba, sono richiesti da luoghi del mondo e da persone di cui ignoravo l’esistenza.
Per cui, non ho dimenticato che ti dovevo un favore, e mi sono dato da fare.
Ho notizie per te da Roma.
Lo scorso 16 di giugno, i due giovani conti Taddeo Manfredi e Antonio Canossa si sono presentati davanti a un notaio e hanno stipulato una fratellanza fra loro. Hanno deciso di mettere in comune tutti i loro beni, attuali e futuri, in un impegno che riguarderà anche i loro discendenti. Si sono, insomma, dichiarati fratelli veri e propri.
Come recita il contratto vergato dal notaio, che mi è capitato tra le mani:
…si accettano l’un l’altro per fratelli carnali come se fossero nati di un corpo istesso et di un patre et di una matre di uno istesso matrimonio.
Ho ritenuto che fosse importante per te saperlo. A maggior ragione perché il conte Canossa, essendo il più portato per gli affari tra i due, benché sia il più giovane è stato nominato procuratore del Manfredi, per qualsiasi transazione e controversia giudiziaria. A suggello della fratellanza hanno perfino unito le loro insegne nobiliari fondendole in un unico stemma.
Così mi sono incuriosito. E ho appreso da fonti attendibili che la moglie di Taddeo Manfredi sta continuando ad acquistare la stessa quantità di pane dal fornaio, e di acqua da bere dagli acquaioli, come se suo marito fosse ancora a casa.
Ma a me risulta che lui sia a Tor di Nona e che, al momento, nel palazzo ci siano solo due donne: sua moglie e sua sorella. La servitù è stata licenziata o allontanata per un certo tempo.
Altre fonti degne di credito mi hanno assicurato che la contessa Elisabetta Manfredi e la giovane Barbara non sono mai uscite dal palazzo portando con sé dei fagotti con del cibo, in questi giorni. Neppure una volta.
O la contessa Elisabetta Manfredi e sua cognata Barbara non stanno aiutando il conte Canossa.
O lo stanno aiutando.
Tertium non datur.
Sospetto che il conte Antonio Canossa si nasconda nel palazzo Manfredi.
Con l’auspicio di fartene avere di nuove e di migliori, ti auguro buona fortuna.
Vale,
Gaspare Momo
p.s.
Distruggi questa lettera.
Raphael passò la carta sulla fiamma e stette a guardare i larghi brandelli di cenere che volavano via, leggeri, e venivano colpiti e disintegrati dalle prime gocce di pioggia. Quando anche l’ultimo pezzo di carta vergata fu bruciato, allentò le redini e spronò il cavallo.
Sara lo seguì senza indugiare e senza riflettere, nell’oscurità appena rischiarata dalle lanterne.