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Nella luce livida che filtrava dal cielo perennemente coperto, tutto si confondeva e appariva sbagliato. Il manto bianco del cavallo di Raphael sembrava scuro, quello nero e lucido del morello montato da Sara, invece, rifletteva un barlume candido come un miraggio. Ormai non si distingueva più il mattino dalla sera.
Mentre uscivano dalla stalla e passavano davanti all’ingresso di casa videro un sacerdote che stava parlando con Markus e le altre guardie svizzere.
«Forse sta cercando te», immaginò Sara.
Raphael si avvicinò, ma non fece in tempo a domandare, che Markus innalzò un biscotto dicendo: «Gradisci?».
Il prete si voltò e salutò Raphael e Sara con un sorriso. Era di carnagione molto chiara, aveva il mento affilato, sul naso sottile gli ballavano due occhi languidi sormontati da sopracciglia bionde. Sorrideva in modo solare. Teneva sulle mani un vassoio di maiolica colmo di biscotti alle mandorle dalla crosta zuccherata, allineati come tanti piccoli lingotti d’oro. Si avvicinò schiarendosi la voce. «Siete messer Dardo?», disse.
«Sì».
«Lieto di incontrarvi, messere».
«Io sono Sara», disse lei, vedendosi ignorata.
«Salute a voi, Sara».
«Voi chi siete, padre?», chiese Raphael.
«Sono Sigismondo di Santa Croce. Mi manda il Santo Padre, messere».
«Per quelli?», chiese lui scoccando un’occhiata dall’alto ai biscotti.
«Sì, messer Dardo. Sua Santità ha pensato alle sue guardie, che sono lontane dal palazzo apostolico, e ha voluto che portassi loro qualcosa di buono per rinfrancarle dal tedio, per far sentire ai ragazzi la sua vicinanza. Sapete com’è fatto. Ha mandato insieme anche un biglietto di saluti affettuosi pregandomi di leggerglielo».
Raphael guardò il biglietto.
Pace e bene, figlioli cari. Siete lontani dal Nostro palazzo, ma non dal Nostro cuore.
Riconobbe la carta che usava il papa e annuì. «Da dove arrivano i biscotti?»
«Dalle cucine vaticane, credo. Non li ho assaggiati, ma devono essere squisiti. Purtroppo li ho portati solo per le guardie, sono contati, e non posso offrirvene. Se non vi dispiace, torno da loro, così posso riprendere il mio cammino. Ho tante cose da fare».
«Va bene», disse Raphael. «Portate a Sua Santità i miei più sentiti ringraziamenti. La sua generosità è un fulgido esempio per tutti noi».
«Amen, messer Dardo».