Capitolo XXXIX
Il viaggio a Topeka non poteva rivelarsi più scoraggiante. L’intera squadra che si era formata sul posto, alla quale in teoria avremmo dovuto integrarci, era del tutto convinta che il nuovo crimine della contea di Morris fosse connesso a quelli di Jefferson. Avere al mio fianco il detective Worth fu come assumere un tranquillante ogni due ore: mi calmava e controllava i miei sguardi di disapprovazione carichi d’ira.
In un certo senso ebbi l’impressione di trovarmi di nuovo a Detroit, con decine di detective e centinaia di poliziotti scoordinati che si impegnavano a mantenere la propria particolare versione dei fatti, senza riuscire a trovare il nesso comune che li univa tutti. Ma qui era molto diverso: io non cercavo di collegare gli omicidi, al contrario, mi davo da fare per tracciare una linea spessa tra quanto accaduto a Council Grove e a Perry Lake.
Per mia grande soddisfazione, ma anche per mia disperazione, ogni indizio e ogni prova che mi mettevano davanti non faceva altro che confermare quell’idea che si era forgiata così saldamente dentro di me quasi dall’inizio. Da buon psicologo ero consapevole che le persone sono capaci di plasmare la realtà a loro piacimento, in modo che combaci con le loro idee prestabilite, senza aspettare degli stimoli o segnali che possano smentirla. Ma avevo Jim a confermare che non mi stavo facendo trascinare dal mio irrefrenabile desiderio di mantenere le due indagini ben separate.
- La posizione del cadavere, il luogo in cui è stata abbandonata la vittima, l’assenza di cianuro nel corpo, i resti biologici rinvenuti sul suo ventre, la zona un cui è stata catturata la giovane... Ci sono troppe discrepanze con il modus operandi con cui abbiamo a che fare a Jefferson! – esclamai, mescolando una manciata di foto e dossier che ci avevano lasciato su un tavolo perché potessimo analizzarli.
Worth mi fece un gesto perché abbassassi la voce e controllassi le mie emozioni, per quanto ci riuscissi a malapena. Ci trovavamo in una stanza piena zeppa di agenti che ci osservavano, non senza mostrare una certa diffidenza. Inoltre, il mio atteggiamento contrariato e i miei modi alquanto rudi non avevano generato esattamente ciò che si dice simpatia.
- È vero, Ethan. Ma al momento questi tizi sono sottoposti a una grossa pressione, e sono più ossessionati dal trovare il colpevole di tutti i crimini che da qualsiasi altra cosa. Dobbiamo anche riconoscere che non ci sono poche coincidenze con gli omicidi di Donna e Clara, per cui non è del tutto una pazzia che difendano quella tesi.
- Ma guardi queste fotografie, Jim – dissi, mostrandogliene un paio. – Si vede chiaramente che questa ragazza ha opposto resistenza e che il corpo non è stato lavato né con acqua e sapone né con altro!
- Sa già di avermi convinto... oggi. Ma ieri avevo i miei dubbi. Non è del tutto assurdo pensare che un demente come quello che ha ucciso le nostre ragazze abbia perso il controllo e abbia agito in modo frettoloso in determinate circostanze. Ieri notte ho perfino considerato che si potesse trattare dello stratagemma di una persona molto furba: cambia il suo schema di comportamento, consapevole che questo ci manderà completamente fuori strada.
Quell’osservazione non era poi tanto insensata. Io avevo la certezza che avevamo di fronte un soggetto di notevole intelligenza, e ampliare il suo raggio d’azione e cambiare il suo modello di comportamento, per quanto poco probabile, rientrava nelle ipotesi da tenere in considerazione. Non è una cosa comune, perché le motivazioni che spingono una persona a uccidere di solito rientrano entro stretti margini, specialmente quando si tratta di assassini seriali. Questo risulta di grande aiuto per gli investigatori, perché per quanto cerchino di perfezionarsi con ogni nuovo crimine, allo stesso tempo lasciano una serie di segnali che ai nostri occhi brillano come enormi stelle in un firmamento con luna nuova.
Il cadavere rinvenuto a Council Grove era già stato identificato: si trattava di una studentessa di 19 anni, che risiedeva nella città di Emporia con i genitori, e che ogni mattina presto andava a Lawrence, dove aveva iniziato gli studi universitari. Solitamente rientrava a casa presto la sera, e le piaceva prendere la bicicletta e fare una lunga e tranquilla passeggiata, generalmente lungo la Route 50 fino al piccolo paesino di Strong City, situato a una ventina di miglia a ovest di Emporia. Di tanto in tanto entrava nella tranquilla Tallgrass Prairie National Preserve, un posto meraviglioso ma poco frequentato. È lì che fu ritrovata la sua bicicletta, in una traversa della KS-177. La teoria che aveva riscosso maggiori consensi era quella secondo cui era stata rapita con la forza e portata in qualche punto appartato del Council Grove Lake, dove era stata soffocata con un cuscino o un panno grosso, in quanto erano state rinvenute delle fibre nelle vie respiratorie che suggerivano che fosse andata così. Non aveva subito violenza sessuale, ma era più che probabile che il suo assassino si fosse masturbato sul ventre nudo della vittima dopo il crimine. Aveva trascinato il cadavere da un veicolo (del quale si erano ottenute delle deboli tracce di pneumatici sulla sabbia secca, che suggerivano si trattasse di un vecchio modello di Pick-up) fino alla riva del lago, in una zona vicina alla Richey Cove Recreation Area. Erano già stati diffusi ordini e avvisi alla popolazione, nel caso in cui qualcuno avesse visto la ragazza lungo il tragitto, o ancora meglio, su un veicolo tipo Pick-up.
- Mi risulta molto difficile accettare che ci possa essere una mente così contorta e allo stesso tempo così abile da realizzare una mossa che, lo ammetto, scombussolerebbe me per primo. Ma sono contento che mi abbia esposto questo punto di vista,perché io non sarei mai stato in grado di farlo.
Il suono leggermente stridulo del mio cellulare, che sorprese me quanto Worth, perché ero solito impostarlo sulla vibrazione, ci strappò dalla sessione di ragionamento.
- Capo, hai visto il notiziario della CBS?
- No, sono a Topeka, impegnato con Jim e un esercito di agenti.
- La giornalista è davvero attraente...
- Clarice Brown – completai, senza pensare, capendo immediatamente di aver commesso un errore imperdonabile.
- Ma guarda... vedo che l’hai notata anche tu. Ecco, il fatto è che ha appena detto in televisione che Davies non è un sospettato, e che lo teniamo in cella niente meno che per far sì che nessun vicino gli faccia saltare la testa.
- Merda! – esclamai, cercando di infondere alla mia esplosione un tono drammatico che sicuramente apparve esagerato.
- C’è dell’altro. Dicono anche che l’omicidio di Council Grove non ha niente a che vedere, nonostante le somiglianze, con quelli di Jefferson, e che è più che probabile che la polizia dello Stato del Kansas e l’FBI se la stiano vedendo con un copycat. Alla fine sembra che tu abbia ragione, capo, e abbiamo una talpa nella nostra squadra.
Trattenni il respiro, per evitare di lanciare un grido di immensa felicità. Se Tom aveva abboccato, lo avrebbero fatto anche tutti gli altri.
- Quando tornerò a Oskaloosa ci occuperemo della questione. Cercherò di risolvere alcuni dettagli qui, calcolo che sarò lì in meno di due ore. Grazie per avermi informato.
- È stato un piacere, capo.
Raccontai a Worth la mia conversazione con Tom, per vedere come avrebbe reagito lui di fronte a questi fatti, che rimescolavano ancora una volta le carte.
- Cazzo, Ethan, la CBS deve averlo saputo da qualcuno molto ben informato. Ci si può fidare di tutti i suoi ragazzi?
Restai di sasso quando Jim mi pose la domanda. Avevo sempre pensato che qualsiasi sospetto sarebbe ricaduto sulla gente dell’ufficio dello sceriffo, cosa che mi dava un doppio sollievo: non avrebbero mai potuto dimostrarlo, in quanto non era vero; e la cosa non mi avrebbe toccato troppo, trattandosi di persone con cui non avevo stretti legami né professionali né affettivi.
- Certamente! Forse si tratta solo di una coincidenza. Magari hanno piazzato dei microfoni da qualche parte, o semplicemente stanno facendo delle supposizioni e hanno avuto un po’ di fortuna. Ma le posso assicurare che Liz, Mark e Tom sono delle vere e proprie tombe per quanto riguarda qualsiasi caso su cui si stia indagando.
Un breve suono mi avvisò dell’arrivo di un messaggio sul telefono. Era Peter Wharton, inaspettatamente, che ormai mi conosceva meglio della mia stessa madre. Il testo era breve ma eloquente: “Ha visto il notiziario della CBS? Appena avrà un minuto di tempo mi aspetto una spiegazione dettagliata”.
Il detective Worth, che dovette notare il mio pallore improvviso, mi strinse delicatamente il braccio.
- Qualche brutta notizia?
- Non lo so ancora. Non si preoccupi. Finiamo al più presto con questa gente e torniamo a Oskaloosa.
Stilai una breve relazione in cui descrivevo a grandi linee il soggetto che dovevano cercare: una persona dimessa, pregiudicata, con problemi di adattamento, poco istruita, che viveva ancora con i genitori o, probabilmente, con una madre vedova o divorziata, incapace di tenersi un lavoro stabile ma che, allo stesso tempo, non creava problemi di alcun genere nel suo ambiente più prossimo. Era altamente probabile che trovassero in casa sua ritagli di giornali relazionati sia al delitto di Council Grove che a quelli di Jefferson e anche che il Pick-up non fosse registrato a suo nome, e che l’avrebbero trovato parcheggiato come se niente fosse davanti alla porta di casa. Se avessero trovato qualche testimone avrebbero risolto il caso, perché li avrebbe condotti direttamente all’assassino. Il suo DNA sul ventre della vittima rendeva le cose molto semplici. Terminavo la spiegazione dando la mia completa disponibilità alla polizia di Stato, sottolineando ancora che i due orrendi omicidi avvenuti a Jefferson non erano assolutamente connessi con quello della contea di Morris.
Stava ormai calando la notte sul Kansas mentre io e Worth percorrevamo la 24 sull’Interceptor, lasciandoci prima a destra l’uscita per Grantville e poi costeggiando il confine di Perry, poco prima di prendere la 59 in direzione di Oskaloosa. Passare così vicino ai paesi dove avevano vissuto Clara e Donna mi provocò una certa angoscia. Sentivo la responsabilità di trovare la persona o le persone che le avevano uccise senza scrupoli. Sapevo che mi stavo avvicinando alla verità, che ce l’avevo davanti agli occhi, mancava solo un colpo di fortuna per portare a termine il lavoro in bellezza. Ma allo stesso tempo ero consapevole che in questo labirinto avevo commesso non pochi errori, e che solo una vittoria avrebbe potuto estinguere fino all’ultimo tizzone dei numerosi incendi che avevo provocato. La vittoria è così straordinaria, ha tanti amici, che perfino la più grossa stupidaggine viene perdonata e ignorata immediatamente. Ciò che conta è il risultato, il percorso scelto per raggiungere la vetta non ha importanza, sebbene sia stato necessario agire da stupido in varie occasioni per arrivare all’agognata cima. Una volta lì, chi ti accompagna non vuole guardarsi indietro: il paesaggio è troppo bello per rovinare il momento con delle sciocchezze.
Jim mi lasciò nella casa di Oskaloosa. Gli dissi che non ci saremo visti il giorno seguente perché la mattina avevo un impegno inevitabile in California, ma che se avesse avuto bisogno di me avrebbe potuto telefonarmi. Non mi chiese ulteriori spiegazioni. Era un uomo che sapeva essere discreto in ogni situazione. Ero ben consapevole che una volta chiuso il caso avrei sentito la sua mancanza.
Appena misi piede nel salone incontrai Liz, che sembrava aver passato ore davanti alla porta, aspettando il mio imminente ritorno.
- Non prendermi per il culo, Ethan, esigo immediatamente una spiegazione!
Mi guardai intorno, sperando che nessun altro avesse sentito le sue grida.
- Dove sono Tom e Mark?
Liz si scostò una ciocca di capelli dal viso con un movimento brusco e fece un passo in avanti, per trovarsi più vicina alla mia faccia.
- Non preoccuparti. Tom è con Bowen da qualche parte a fare il lavoro sporco e Mark ti sta aspettando in camera sua. Dice che ha qualcosa di molto interessante da raccontarti.
- Ottimo... Ora, se vuoi calmarti, ti prego di dirmi che tipo di spiegazioni vuoi – dissi, spostandola delicatamente da una parte e sedendomi nel divano, come se niente fosse.
- Non mi freghi. Ti conosco bene, meglio di quanto immagini. Ho bisogno che mi dimostri di non avere niente a che fare con tutto quello che è stato detto nel notiziario della CBS. Sembra scritto di tuo pugno!
- Liz, è una coincidenza. O una soffiata di qualcuno dell’ufficio dello sceriffo, chi lo sa. Davvero mi credi capace di mettere a rischio la mia carriera con una sciocchezza simile?
- Sì, Ethan, sei perfettamente capace di fare questo, e molto altro. Molte volte ti comporti come un bambino, ma nessuno, nemmeno Peter Wharton, ti ha messo un freno, finora. Ti avevo avvisato: spero tu sappia quello che fai, e che la faccenda vada per il meglio. Qualcosa mi dice che se così non fosse, avresti chiuso con l’FBI.
- Per favore, non essere così drammatica.
- Sei un bambino. Vorrei sbagliarmi, ma se non troviamo l’assassino o gli assassini dopo quello che abbiamo fatto, ti farai un bagno di realtà che ti lascerà congelato per il resto della vita.
Incapace di continuare a discutere con Liz, e conscio del fatto che più a lungo fosse durato il litigio, più probabilità avrei avuto di fare qualche danno, corsi su per le scale alla ricerca della camera di Mark.
- Ecco il mio genio – dissi speranzoso, senza bussare alla porta, desideroso di un sorriso che alleviasse il prurito che Liz mi aveva lasciato sulla coscienza. – Mi hanno detto che hai una bomba tra le mani.
Mark sorrise appena e mi consegnò con cura un foglio su cui aveva stampato dal computer una mappa della contea di Jefferson, con un punto rosso che spiccava sulla stampa in bianco e nero.
- Ho localizzato il posto da cui è stato realizzato l’ordine di cianuro di potassio alla compagnia cinese.
Restai qualche secondo a fissare la mappa e il punto rosso, che sembrava risplendere, come una boa in mezzo all’oceano. Mi passarono per la mente alcune supposizioni, ma la mia testa era ancora troppo offuscata per la recente discussione con Liz.
- Sinceramente, Mark, non so dove ci possa portare tutto questo. Sai di chi diavolo si tratta?
Mark mi passò un secondo foglio stampato. Questa volta la cartina era inserita in un piccolo riquadro, e al lato si poteva leggere un indirizzo e un nome di donna.
- Sì, e questa è la parte peggiore. Che so già di chi si tratta – rispose, facendo un sacco di storie.
- Mary Francis Thorpe? Sembra il nome di una dolce ottantenne incapace di fare del male a una mosca...
- Hai quasi indovinato. È una vedova di 71 anni che vive sola da 15 e che, stando ad alcune sue foto che ho visto, la cosa peggiore che può aver fatto in tutta la vita è stata mettere troppo sale nell’arrosto il Giorno del Ringraziamento.
- Merda! Dovremo andare comunque a parlarci.
- Ci avevo già pensato. Mi sembra molto strano che una donna così possa aver ordinato del cianuro di potassio dalla Cina mascherando il suo indirizzo IP per risolvere un’invasione di...formiche?
Lasciai Mark abbattuto ed entrai nella mia camera con i due fogli che mi aveva consegnato. Poi presi il foglio celeste che conservavo ancora sotto il cuscino e restai a fissare per un momento il nome che Clarice Brown ci aveva scritto sopra con la sua impeccabile calligrafia, sembrava che i pezzi del puzzle iniziassero a incastrarsi, e che completarlo sarebbe stata solo questione di giorni.