Capitolo XI
Ero davvero infuriato. Avevo preferito restare solo con lo sceriffo Stevens nel suo ufficio, non volevo contrariare la sua squadra o inimicarmela, né tantomeno mettere Clark in imbarazzo davanti ai suoi subordinati.
- C’erano delle tracce di bicicletta! – esclamai, colpendo piano la scrivania dello sceriffo, mentre andavo da una parte all’altra, come se mi stesse venendo un infarto da un momento all’altro.
- Ethan, la prego di calmarsi.
Clark Stevens era alquanto turbato dalla mia reazione. Era un uomo preciso e giudizioso, e sono sicuro che non si aspettasse una sfuriata del genere da un agente speciale dell’FBI, soprattutto trattandosi di un investigatore della UAC (Unità di Analisi Comportamentale).
- Mi dispiace, è che trovo assurdo che si commettano degli errori simili – dissi, abbassando il volume della voce e cercando di moderarmi.
Lo sceriffo continuava a osservarmi come se si trovasse davanti a un alienato. Immobile, protetto dalla scrivania di legno massiccio che ci separava, cercò di trovare le parole più adatte.
- Ha perfettamente ragione, Ethan. Ma come ogni cosa in questa vita, ha una sua spiegazione.
- Santo cielo, non solo non hanno scattato fotografie di quelle impronte di bicicletta per poterle confrontare con un database, cosa che ci starebbe già aiutando a restringere il cerchio, ma le hanno addirittura calpestate con quel maledetto SUV! – gridai, alterandomi di nuovo al solo pensiero di quanto sarebbe stato importante per tutti poter contare su quella prova.
Clark Stevens mise i palmi delle mani sul tavolo e respirò a fondo. Mi ero già abituato a quel gesto che si ripeteva ogni volta che qualcosa lo mandava fuori dai gangheri e provava a rilassarsi.
- Era il secondo corpo che trovavamo nella nostra contea in una sola cazzo di settimana! Non può nemmeno immaginare ciò che questo significhi per un luogo pacifico e tranquillo come Jefferson, non ne ha la più pallida idea. Bowen è uscito di corsa, e l’unica cosa che gli passava per la testa mentre arrivava alla laguna, non essendo stato Tim molto chiaro, come potrà immaginare, era se si potesse fare ancora qualcosa per la vita di quella sciagurata…
All’improvviso interruppe il suo energico discorso. Rimase come congelato nel tempo per vari secondi. Poi si riprese, si strofinò gli occhi con le dita e continuò come se nulla fosse:
- Sì, è vero. Ha abbandonato la strada e seguito il sentiero sterrato, senza riflettere sulla possibilità che in quel terreno fangoso potessero esserci delle prove; avrebbe sicuramente dovuto parcheggiare sull’asfalto, scendere con cautela dall’Explorer Interceptor, scattare delle fotografie del percorso e segnare perfino con i numeri le possibili prove; e poi, una volta fatto tutto ciò, andare a verificare come stesse Donna…
La seconda parte del suo discorso, più profonda, più calma, mi toccò nel profondo. Dovette notarlo, perché anche l’espressione del suo viso si rilassò.
- Sono uno stupido. Spero che capisca – mormorai, cercando di non apparire come un essere abominevole e senza alcun tipo di sentimenti. Cosa che, d’altro canto, aveva una buona dose di verità.
- Gliel’ho già detto prima, c’è una spiegazione per tutto. Lei è arrabbiato, e ne ha tutte le ragioni, perché non abbiamo fatto bene il nostro lavoro e ora ci manca una prova che sicuramente sarebbe fondamentale, considerato su quante poche possiamo contare. Per questo motivo perde le staffe, quando non dovrebbe essere così. E Bowen non ha preso le dovute precauzioni perché in quel momento degli indizi e delle impronte non gliene fregava un cazzo. Credeva di poter fare ancora qualcosa per salvare la vita di una ragazza. È così che vanno le cose nel mondo reale, Ethan.
La rabbia che provavo andava scemando. Ancora una volta mi rendevo conto che le cose non erano semplici come nei confortevoli uffici di Quantico, quando analizzavamo casi reali seduti in comode poltrone, accarezzati dall’aria condizionata e con la serenità di non aver alcun legame affettivo con le vittime degli orrendi crimini che ci si presentavano.
- Mi sto abituando all’idea, Clark.
- Se mi permette… quanti anni ha?
Sentendo la domanda mi misi immediatamente sulla difensiva. Pensai che lo sceriffo avrebbe rovinato tutto proprio ora che il clima tra noi era diventato sereno. Ci pensai, e alla fine optai per una risposta laconica.
- Trenta.
- Per essere così giovane, è arrivato davvero lontano. Credo sia un lusso il fatto di poter contare su di lei in questo caso, dico sul serio. Le sue conoscenze ci stanno aiutando molto, ma c’è di più, lei è un uomo estremamente intelligente e credo che sarà fondamentale per trovare il demonio che ha turbato la pace della contea – disse Stevens, guardandomi dritto negli occhi.
- Ma… - risposi, sapendo che tutti quei complimenti sarebbero stati seguiti da un consiglio da vecchio lupo di mare.
- Non avrà sempre il vento a favore. Anche lei commetterà degli errori, sbaglierà. Deve imparare a gestire gli errori degli altri, ma soprattutto i suoi. Se si fa prendere dall’agitazione, se resta attaccato a questo o quel problema, non andrà avanti, non potrà usare quella mente privilegiata che il Signore le ha dato. Con questo non cerco di giustificare niente, glielo garantisco. Le chiedo scusa per non aver fatto le cose come si deve. Ma adesso mi piacerebbe che non ne parlassimo più e che cercassimo, con quel poco che abbiamo, di prendere il bastardo responsabile di queste atrocità. Nessuno ci garantisce che in questo preciso istante non stia pianificando il suo prossimo crimine.
Sebbene non fossi del tutto d’accordo con quanto aveva appena detto Clark, aveva ragione a voler chiudere la questione. Non mi venne in mente altro da fare se non stringergli la mano, come se avessimo appena finito di fare a botte e facessimo pace.
- Sono dalla sua parte, sceriffo. Prendiamo quel figlio di puttana – dissi, usando un’espressione che non mi apparteneva molto, ma che da tempo mi ribolliva dentro.
Restammo quasi un’ora a lavorare intensamente, ripassando i diversi rapporti sui principali sospettati e cercando una strategia più o meno coordinata. Ma mi comportai come un meschino, e non fui del tutto sincero con lui. Tenni per me l’informazione che ci aveva fornito Tim Nolan sulle libellule. Avrei sempre potuto giustificarmi dicendo che l’interrogatorio era registrato e che avevamo lasciato una copia del filmato nell’ufficio. Ma in fondo volevo giocare una partita con le carte truccate, mentre avevo l’impressione che lo sceriffo Stevens fosse completamente cristallino con me. Ancora non sapevo che anche lui mi stava nascondendo qualcosa.