Capitolo XVII

 

Il giorno seguente eravamo ancora tutti scossi dagli eventi della sera prima. Nonostante io fossi il principale sostenitore della tesi dei due criminali ben distinti, non scartavo del tutto la possibilità, seppur remota, che fosse stato lo stesso soggetto ad aver commesso i tre omicidi. Al momento continuavamo a ignorare gli scenari di ognuno dei crimini, per cui trarre delle conclusioni definitive era quantomeno un azzardo.

Constatai che avevamo fatto passi avanti in molte direzioni, avevamo interrogato qualche sospettato e dovevamo ancora incontrarne altri. Sicuramente alla fine qualche prova ci avrebbe permesso di proseguire nell’indagine. Ci eravamo lasciati alle spalle i momenti difficili in cui ci muovevamo su un terreno arido e nebbioso, del tutto carenti di piste solide che avrebbero portato a delle congetture del tutto prive di fondamento.

Fu in quel clima che riunii l’intera squadra venuta da Quantico nel salone della casa che ci era stata generosamente fornita dalla contea di Jefferson. Non convocai nessuno dell’ufficio di Stevens. Nella mia meschinità, continuavo a occultare alcune prove e indizi a tutte le persone che non avevano la mia totale fiducia. Nemmeno a quel bonaccione del detective Worth, con cui avevo già uno stretto legame, avevo raccontato delle lettere che avevo prelevato dalla casa dei Nichols ad Albion. Era un comportamento spregevole, ma niente a cui non fossi abituato.

Avevo tenuto le lettere nascoste nella mia stanza, senza azzardarmi a leggerle. Non ero nemmeno stato in grado di aprirle. Non si trattava solo di aver sottratto, forse, una prova che avrebbe potuto rivelarsi fondamentale nel corso di un’indagine per omicidio, ma sentivo inoltre l’inspiegabile pudore di addentrarmi nell’intimità di una giovane i cui resti riposavano la bellezza di 17 anni sepolti nel cimitero di Meriden. Presto o tardi avrei dovuto immergermi nel terreno fangoso dei segreti più oscuri che ogni essere umano cerca di mantenere ben nascosti dal resto del mondo.

- Vi ho riuniti qui perché mi piacerebbe che condividessimo le informazioni di cui disponiamo finora. Vorrei anche sapere se avete fatto qualche passo avanti nell’indagine – dissi, a mo’ di introduzione, nonostante gli avessi già chiesto di scendere in salone con tutto il materiale rilevante che avevano tra le mani.

- Scusa, Ethan, ma non sarebbe meglio che qui con noi ci fosse anche Jim Worth? – domandò Liz, che si sentiva sempre a disagio di fronte all’indifferenza che mostravo nei confronti della polizia di Jefferson.

- In parte hai ragione, Liz. Ma ci sono aspetti dell’indagine che, credimi, è meglio che vengano trattati senza la sua presenza. Queste persone vivono qui da tutta la vita, conoscono mezza contea da quando erano bambini e a volte questo li rende ciechi. Non fraintendermi, ti prego. Stanno facendo un eccellente lavoro – dissi, morsicandomi la lingua per non ricordarmi del passo falso con le impronte, - ma siamo venuti qui per dargli un aiuto extra. Se stiamo tutto il tempo insieme a loro, alla fine ci trascineranno e condizioneranno le nostre stesse riflessioni. E in quel momento diventeremmo del tutto inutili per questo caso.

Liz annuì controvoglia. Non solo era cresciuta in una contea molto simile a Jefferson, ma era anche la figlia di un poliziotto che aveva passato trent’anni a pattugliare paesi squallidi, collegati a volte da strade polverose che non avrebbero mai conosciuto il significato della parola asfalto. Ogni mia eventuale riserva sulla squadra dello sceriffo Stevens, la prendeva come un affronto personale e per questo in sua presenza dovevo andarci con i piedi di piombo. Inoltre, inutile negarlo, pensavo che fosse ancora risentita nei miei confronti per aver recentemente chiuso la nostra breve relazione.

- Bene, se siete d’accordo, inizio io, per quanto non abbia in mano niente di realmente spettacolare – intervenne Mark, dirigendo l’incontro verso il suo vero scopo.

- Avanti – lo incoraggiai.

- La prima cosa che ho fatto è stata introdurre il modus operandi nel database del ViCAP, e lì non abbiamo alcuna compatibilità totale. In alcuni Stati, in anni diversi, sono state ritrovate delle ragazze lungo fiumi, lagune o rive, nude e senza segni di violenza.

- Interessante – commentò Tom, come a confermare il fatto che fosse presente e seguisse la conversazione.

Il ViCAP è un database creato dall’FBI a Quantico quasi trent’anni fa. Fu creato su iniziativa del detective della omicidi Pierce Brooks, con l’aiuto inestimabile di Robert Ressler, niente meno che il coniatore del termine assassino seriale, e uno di quei guru fondamentali per chiunque si occupi dei profili psicologici dei criminali. I due ebbero la geniale idea di alimentare tale archivio con i dati disponibili di tutti i crimini irrisolti che esistevano negli Stati Uniti, concentrandosi sul modus operandi, ovvero, il particolare modo con cui ogni soggetto uccide e si disfa delle sue vittime, e che comunemente conosciamo come la firma dell’assassino. Ciò si rivelava particolarmente importante quando tale soggetto si spostava in diversi Stati, che non avevano la stessa giurisdizione né, perciò, le stesse informazioni, e questo comportamento nomade rendeva molto più difficile l’indagine. Rispetto ai primi tempi il ViCAP era migliorato molto: da un lato era stato perfezionato il software e, logicamente, era notevolmente aumentata la potenza dei computer che lo utilizzavano; dall’altro, il database era cresciuto in maniera esponenziale, facendo sì che la possibilità di seguire le tracce di qualsiasi criminale pregiudicato era attualmente molto più semplice.

- Bene, la cattiva notizia è che in nessuno dei casi è stato impiegato il cianuro di potassio per uccidere le vittime. Credo sia una parte del modello troppo importante per essere trascurata. Inoltre, alcuni dei crimini sono già stati risolti e i colpevoli sono in carcere da anni, perciò è materialmente impossibile che in queste date si stessero aggirando per Jefferson.

- Tutto chiaro. Date le circostanze, svolgi delle ricerche sui casi irrisolti la cui percentuale di compatibilità con il modello in questione è più alta: richiedi dossier, possibili sospettati, luoghi di residenza, etc… Per quanto sia abbastanza improbabile, non dobbiamo escludere che si tratti di un assassino seriale che ha cambiato il suo modo di uccidere a causa delle circostanze – spiegai, pur sapendo che non era frequente, e che i soggetti con questo profilo vanno perfezionando i propri crimini, ma non tendono ad allontanarsi troppo dalla metodologia con cui hanno iniziato. Specialmente se questa ha dato buoni risultati e non ha causato troppi problemi.

- Hai già lavorato con RIGEL e PREDATOR? – chiese Liz, che conosceva perfettamente il modo di lavorare di Mark.

- Sì. L’ho fatto contemplando due possibilità: che tutti gli omicidi siano stati compiuti dalla stessa persona o che quello di Sharon Nichols, come sospettiamo, abbia un responsabile diverso.

Lavorare con diverse ipotesi è uno degli aspetti più importanti quando si vuole avere successo in un’investigazione criminale, ma che allo stesso tempo la rende molto più complicata. Bisogna avere ben chiaro in quale direzione si procede, quante ipotesi si hanno per le mani e in quale momento si debba considerarne alcune chiuse, con assoluta certezza, scartandole tutte tranne una: quella corretta. Molti dei miei colleghi, per non impazzire, usavano programmi specifici per questo scopo. Io invece preferivo usare dei taccuini su cui appuntavo le piste aperte e mi appoggiavo a un semplice software di gestione dei progetti, che mi permetteva di seguire una linea di eventi, progressi, dati e interconnessioni. Non era molto ortodosso, ma mi andava bene e mi risultava più comodo. Inoltre, non volevo abbandonare il foglio come principale strumento di lavoro. Ovunque andassi potevo portare con me carta e penna e prendere appunti rapidamente. Trovavo incomprensibile e scioccante vedere un agente dell’FBI usare un iPad  per seguire il corso di un’indagine. Forse ero fatto all’antica, ma la verità è che il mio modo di lavorare mi permetteva una grande versatilità e la possibilità di accedere agli aspetti chiave con insolita velocità.

- Sebbene disponiamo di ben pochi dati, mi sono permesso di abbozzare un primo profilo. Diciamo che può servirci come punto di partenza, ma non come base solida che nessuno può mettere in discussione.

- Andiamo, Mark, che cos’hai? – domandai, interessato al suo punto di vista. In fin dei conti, tutti quei programmi agevolavano solamente il lavoro del computer più potente e complesso che fosse mai esistito: il cervello umano.

- Innanzitutto, sono quasi convinto che si tratti di un cacciatore. Escludo completamente la possibilità che si tratti di un bracconiere o di un truffatore. Mi resta solo il dubbio, dato il luogo di residenza che mi indicano i GIS, che possa essere un pescatore, che vive lontano dalla zona ma che lavora qui – disse con disinvoltura, indicando un punto preciso sulla mappa della contea di Jefferson che aveva portato con sé. I punti in cui erano state viste le ragazze per l’ultima volta erano segnati in rosso, e il luogo dove erano stati trovati i corpi in blu. Unendo i punti, seguendo il metodo sviluppato da David Canter, che fu professoressa nell’Università di Liverpool e uno dei massimi esperti mondiali di psicologia criminale, aveva tracciato diversi cerchi concentrici. Il suo dito puntava verso il loro centro.

- Perry State Park? – chiese Tom, sconcertato quanto o più di me.

- Esatto. E la cosa curiosa è che succede la stessa cosa sia che si introduca l’omicidio di Sharon Nichols o meno. Ci sono delle leggere deviazioni, che però mi conducono a zone disabitate o, anche peggio, al centro del lago.

- Dalla lista dei sospettati che abbiamo, questo ci farebbe pensare a Liam Moore, ex ragazzo di Clara Rose. Lavora lì e vive ad Ozawkie, non troppo lontano – precisò Liz.

- Sicuramente questo farebbe scartare la sua partecipazione all’omicidio di Sharon Nichols. Al tempo doveva avere… otto anni! – esclamò, quasi in tono sarcastico, Tom.

Feci un gesto con la mano affinché mi lasciassero pensare in silenzio. Restarono tutti a guardarmi, aspettando che aprissi bocca. Come una specie di lampo, mi era apparsa nella testa l’immagine di un uomo sgradevole e corpulento.

- Matt Davies… cazzo! Quel tizio…

- Ethan, chi diavolo è Matt Davies? – chiese immediatamente Liz.

- Il guardiano del Perry State Park. Il giorno che sono andato a interrogare Liam mi ha fatto una strana impressione. È stato… strano. Una specie di intuizione, per questo non ve ne avevo parlato.

- Capo – disse Tom, anche se in realtà non ero il suo capo, né quello di nessuno dei presenti. Ad ogni modo, ero il responsabile della missione che ci aveva assegnato Peter Wharton, - ora salta fuori che hai poteri psichici che non ci hai mai confessato.

Il senso dell’umorismo di Tom a volte mi irritava, ma devo riconoscere che era anche positivo per tutti a volte inserire un pizzico di spirito nel lavoro.

- Non sfottere, Tom. Parlo sul serio. La sua comunicazione non verbale mi è sembrata eccessivamente oscura. Sembrava nascondere qualcosa, o essere estremamente preoccupato per la mia presenza vicino a lui. Nonostante ciò, davanti a Jim sembrava fiducioso e sicuro.

- Dove vive questo guardiano? – indagò Mark.

- Non ne ho la più pallida idea. Tom, voglio che faccia delle ricerche su di lui – ordinai, quasi.

- Ma Ethan, l’esperto di database, l’hacker di questa squadra, è Mark – ribatté Tom, leggermente infastidito.

- Allora fatti aiutare da lui. Ma per domani sera voglio una relazione dettagliata su Davies – sentenziai. – Che altro abbiamo?

- I risultati biologici dei resti del corpo di Donna. Come ti ho detto, niente di rilevante. Nessun profilo di DNA diverso dal suo. Però una cosa la sappiamo, il corpo è stato lavato con del sapone comune, una spugna e in modo molto delicato – spiegò Liz, sottolineando le ultime parole.

- Fa parte del modus operandi – dissi, aspettando che fornisse qualche informazione in più.

- Sì, e questo ci può indicare varie cose. Seguendo quel modello troviamo tre giustificazioni per questo tipo di comportamento, meno frequente di quanto possa sembrare. Vuole pulire i cadaveri per renderci il lavoro più difficile; lo fa perché si sente colpevole per le sue azioni e desidera, in qualche modo, purificarsi e mostrare, per così dire, un certo rispetto verso la vittima; o, e questa ipotesi è la più complessa, per entrambe le ragioni.

Liz aveva ragione a indicare che la pulizia dei corpi non era frequente, in termini statistici. Tuttavia, esistevano numerosi studi e bibliografie al riguardo. Una cosa è che un comportamento non sia rilevante nell’insieme di una popolazione, altra cosa ben diversa è che si verifichino pochi casi. Per fare un esempio, negli Stati Uniti la percentuale di albini è solamente dello 0,005%, vale a dire, una cifra irrisoria; ma ciò significa che nell’Unione ci sono… 16.000 albini!

- E sulla base di questo modello, sei riuscita a trovare qualche differenza tra i tre casi?

- Non con certezza assoluta. Ma nel caso di Sharon Nichols è stato rilevato un minuscolo frammento di spugna naturale incastrato tra i suoi capelli. Questo tipo di spugna, diversamente da quanto avviene con quelle sintetiche, con il tempo tende a rovinarsi e rompersi con abbastanza facilità.

- Dunque abbiamo come minimo un altro indizio che indica che ci troviamo di fronte ad almeno due assassini.

- Qualcos’altro?

- Sì. E credo che sia molto importante: le libellule.

Avevo quasi dimenticato i due anisotteri che Tim Nolan aveva raccolto dal sentiero sterrato che portava alla laguna in cui erano stati trovati i corpi. Liz e Tom si erano recati nella roulotte di Nolan per farsi consegnare il barattolo che li conteneva.

- Le libellule? Hai scoperto a chi appartenevano? – chiesi, sinceramente sorpreso.

- No, ma sono risultate positive al cianuro di potassio. Sicuramente appartenevano all’assassino, che per qualche motivo le ha perse mentre spostava il cadavere di Donna Malick.

- Non voglio essere precipitoso, ma ciò significa che…

Non terminai la frase. Le mie retine viaggiavano verso qualche posto in cui avevo visto il modo in cui si uccide un insetto usando quella stessa sostanza tossica, per evitare di danneggiarne la struttura delicata e le ali.

- Sì. Abbiamo già trovato una relazione tra il cianuro e i crimini, che ci aiuta a completare il profilo del sospetto: è probabile che si tratti di un entomologo.

Ogni piccolo dettaglio, per minuscolo che sia, che permetta di stringere il cerchio attorno a un delinquente nel corso di un’indagine, provoca un’immediata esplosione di piacere difficile da descrivere. Il rompicapo inizia a smettere di essere un geroglifico indecifrabile. C’è differenza tra cercare qualcuno, in termini generali, e cercare di trovare un uomo tra i 35 e i 45 anni, di carnagione scura, accento ispanico, 1,80 m di statura, occhi chiari e che vive a Sterling, Colorado. Nel secondo caso la ricerca si va a ridurre a un gruppo di cittadini molto ristretto.

- Mark, voglio che ti procuri una lista di tutti gli entomologi o appassionati di insetti in generale e di qualsiasi attività relazionata al tema, in un raggio di 100 miglia – dissi, completamente trasportato dall’emozione.

Liz non riuscì a nascondere la sua euforia, e a malapena contenne un sorriso al quale risposi con un occhiolino carico di complicità. Ero felice di poter contare sulla sua collaborazione in quel caso, era un sentimento che riservavo a un gruppo di agenti molto ristretto.

- Consideralo fatto. Inizierò cercando i professionisti, anche se dubito ce ne siamo molti; e poi qualche associazione, anche se a livello nazionale, e richiederò una lista dei membri.

- Perfetto. Ora tocca a te, Tom, che cos’hai?

- Non troppo. Ho passato ore ed ore a controllare le registrazioni accelerate delle telecamere insieme a un agente a cui piace mangiare pollo fritto e discutere della possibilità di vita extraterrestre – rispose, lanciando sul tavolo la matita che stava rosicchiando.

- E dunque?

- Assolutamente niente, capo. Da lì non è passata anima viva. Da una delle telecamere abbiamo visto passare da lontano, ogni tanto, una delle macchine dell’ufficio dello sceriffo che pattugliavano la zona, ma a parte ciò non si è mossa una foglia.

- Sapevamo che poteva succedere. Fin tanto che gli agenti della contea resteranno lì, nessuno si avvicinerà al fossato – commentò Liz.

- Hai ragione – dissi, prendendomi qualche secondo per rifletterci su. – Chiederò a Stevens di ritirare le pattuglie, ma di lasciare le telecamere. Vediamo se così avremo più fortuna. Altro?

- Le ricerche sul posto non hanno dato risultati. Non credo che qualcuno passi di lì, se escludiamo quel pazzo di Nolan. Per quanto vicino alla strada, non è un bel posto, quella zona è molto isolata e poco frequentata. Sono sicuro al 100% che la persona che stiamo cercando è un abitante della contea – affermò Tom.

- Peccato. Ci sarebbe davvero servito qualche piccolo indizio, anche se si fosse trattato di un mozzicone o di un fazzolettino pieno di muco – risposi, con quel tono leggermente ironico che sapevo piacere a Tom.

- E poi ci sono quelle maledette impronte…

Quelle impronte mi tornavano continuamente in testa, per quanto desiderassi allontanarle per sempre. Aveva ragione Clark quando mi aveva avvertito che se non avessi accettato quell’errore che avevano commesso, avrei potuto restare bloccato nell’indagine.

- Qualche novità?

- Se consideriamo quello che ha detto il pescatore, siamo fottuti. Non avendo una foto degli pneumatici, non sappiamo né il tipo di bicicletta né la casa di produzione degli stessi, cosa che ci sarebbe stata di grande utilità. L’unica cosa chiara, sempre considerando che quel tipo ci abbia detto la verità, è che si tratti di una mountain bike o di una BMX. Magari fosse stata un modello da passeggio o da strada, come quella che possiede lo stesso Nolan, perché ce ne sono solo un paio in tutta la contea. Ma degli altri modelli se ne può trovare uno in ogni casa.

Ricordai fugacemente la mia visita a casa dei Nichols ad Albion. Lo stesso Patrick aveva usato una bellissima mountain bike per arrivare lì.

- Perfino il signor Nichols ne possiede una.

- Ethan, non ti starà passando anche solo un attimo per la mente che quell’uomo possa avere qualcosa a che fare con il caso? – chiese Liz.

- Non lo escludo del tutto. Non escludo quasi nessuno. Molta gente pensa a Nolan, mentre io l’ho quasi cancellato dalla mia lista. Tu sei stata al mio fianco durante l’interrogatorio. Ma non conosco per niente il padre di Sharon, e la mente umana è più contorta di quanto si possa immaginare.

- Sciocchezze – commentò Mark, quasi parlando tra sé.

- Ricordi Detroit? Chi avrebbe mai pensato che quel tipo semplice, gentile, che lavorava in un ufficio, andava tutte le domeniche a messa, si prendeva cura di sua madre e salutava i suoi vicini con tanta educazione, fosse in realtà un carnefice?

Mark, abituato ad avere a che fare con computer e programmi informatici del tutto prevedibili, voleva sempre trovare una logica quasi razionale dietro le azioni di qualsiasi essere umano, anche di quelli più crudeli. Sfortunatamente, quella logica non solo è assente nelle menti disturbate, ma anche in molte azioni di qualsiasi persona normale.

- Hai ragione… Ad ogni modo, scusatemi, ma la storia della bicicletta mi sembra una stronzata.

Il commento di Mark, espresso con tanto vigore, mi lasciò sconcertato.

- Non ti seguo.

- Maledizione, Ethan! Chi è così pazzo e così forte da trasportare un cadavere per diverse miglia su una bicicletta in una notte da cani?

Ancora, una riflessione che mi lasciava attonito. Ero così sicuro di me che credevo di arrivare sempre per primo in ogni posto; invece, Ethan Bush, così intelligente e brillante, commetteva errori. E spesso.

- Questo è vero…

- Potrebbe aver trasportato prima il corpo in macchina e poi essere tornato in bicicletta. O semplicemente, è possibile che qualcun altro che passava di lì si sia dato alla fuga dopo aver visto quello spettacolo – disse Tom, con cautela, tenendo le mani incrociate dietro la nuca.

- Va bene, va bene. Ero così preso dalla questione delle impronte che non avevo contemplato altre spiegazioni per la loro presenza sul sentiero sterrato: dovevano essere della bicicletta dell’assassino – ammisi, in parte ferito nell’orgoglio.

- È anche possibile che quel Nolan non abbia visto un tubo; magari si trattava solo di una pozzanghera, chi lo sa, e ci sta facendo diventare pazzi come lui.

- C’è dell’altro? – domandai, cercando di cambiare discorso. Non volevo continuare a rigirare lo stesso argomento, ero stanco e avvertivo un forte mal di testa che si espandeva nelle mie viscere.

- Dobbiamo trovare delle persone che conoscevano sia Donna che Clara – aggiunse Liz.

- Cioè?

- Quelle ragazze non hanno opposto resistenza. Non ci sono segni di violenza sui loro corpi e chi le ha uccise ha lavato i loro cadaveri. È qualcuno che le conosceva bene, che loro non consideravano un pericolo. Troviamo chi aveva tanta confidenza con loro e magari troveremo l’assassino.