Capitolo XXV
Il tribunale della contea di Jefferson era molto vicino alla casa in cui alloggiavamo. Avevo chiesto a Tom di restare con Ryan Bowen per occuparsi delle trafile per ottenere un mandato di perquisizione della casa di Matt Davies a Valley Falls.
Io invece, dopo una notte in cui a malapena ero riuscito a chiudere occhio, avevo preso una decisione azzardata: incontrare lo sceriffo Stevens nel fossato dove erano stati trovati i cadaveri delle ragazze. Pensavo che in quel contesto, tra l’ostile (se era colpevole di qualcuno degli omicidi) e il piacevole (un bel posto, lontano da Oskaloosa e da qualsiasi persona potesse disturbarci) avrei potuto estorcergli la verità. C’era la remota possibilità che, di fronte alla minaccia di essere scoperto, Clark perdesse completamente la testa e mi facesse fuori lì stesso; per questo motivo Liz e Mark avrebbero monitorato i miei movimenti (avrei attivato il GPS del mio cellulare) e di fronte a qualsiasi comportamento anomalo o a una mancata risposta alle loro chiamate (mi avrebbero telefonato a turno ogni due ore), sarebbero entrati in azione. In realtà non consideravo molto probabile che si verificasse questa situazione, ma in ogni caso era meglio tenersi pronti.
Ci misi un po’ a localizzare il punto esatto perché fino a quel momento mi ci avevano sempre accompagnato e avevo commesso l’imprudenza di addentrarmi nelle strade intricate che collegavano quella zona del lago a Oskaloosa, guidato dai miei ricordi. Alla fine vidi l’Interceptor parcheggiato in cunetta, vicino alla strada sterrata che si addentrava in direzione del fossato. Lo sceriffo mi aspettava appoggiato al cofano mentre consultava alcuni fogli che aveva portato con sé.
Scesi dalla piccola Spark e sentii il ritmo accelerato del mio cuore agitare i sei litri di sangue che mi scorrevano in corpo. Ero nervoso, ma anche determinato a scoprire cosa nascondesse quell’uomo che aveva speso metà della sua vita a lavorare per il bene dei suoi concittadini.
- Si è perso, non è così?
- Onestamente – risposi, fingendo che la situazione mi divertisse, - sì. Sono stato troppo spavaldo e ho pensato che sarei riuscito ad arrivare qui senza una cartina, senza l’aiuto di un GPS… solo basandomi sui miei ricordi.
- Siamo sempre inferiori alle nostre aspettative – rispose Clark, dando dei colpetti al cofano del SUV.
- Credo di essere ancora troppo giovane per aver raggiunto un tale livello di saggezza – dissi, prendendomi gioco di me stesso.
Lo sceriffo si mise a camminare, percorrendo lentamente la strada sterrata, scrutando ogni palmo del terreno, come se fosse la prima volta che perlustrava la zona.
- È oppresso dal caso, non è vero?
Quell’osservazione mi sorprese. Per un attimo pensai di rimandare il mio piano, assecondarlo e tornare con lui nel suo ufficio. In fin dei conti, forse stavo correndo troppo.
- Sì, è così. Non ha senso nasconderlo. Sono venuto qui per darle una mano e finora non son stato in grado di elaborare un profilo attendibile. Inoltre, quasi non abbiamo prove né indizi a cui aggrapparci, per cui passo le giornate facendo congetture. Giocare a Cluedo non è esattamente ciò che ci si aspetta da un agente speciale dell’FBI.
- Non sia così duro. Le avevo consigliato di imparare a convivere con sé stesso, con i suoi errori e con i suoi successi, ricorda? Non si lasci vincere dai primi, ma non si consideri meraviglioso per i secondi.
Stevens mi piaceva. Non provavo per lui la stessa ammirazione che provavo per Worth, ma c’erano degli aspetti della sua personalità che mi affascinavano. Aver preparato quella trappola mi pesava, ora che ce l’avevo davanti, a darmi consigli come un buon amico.
- Ci proverò. Ma non posso garantirle niente. Credo che ormai sappia bene che, passata l’adolescenza, tutti cambiamo un po’.
Clark interruppe la sua tranquilla camminata quando raggiunse il centro dell’avvallamento. Era completamente asciutto. Non avrei mai immaginato che quel posto potesse trasformarsi in una laguna ogni volta che pioveva.
- Non ne sono così sicuro… Perché mi ha fatto venire qui, Ethan?
Una folata d’aria pulita trascinò via la domanda dello sceriffo. Fino a quel momento avevo guadagnato tempo, ma lui aveva chiaro fin dal principio che non l’avevo portato fino a lì per capriccio.
- Avevo bisogno di parlare con lei da solo. E volevo farlo qui, nello stesso posto dove sono stati trovati i corpi delle ragazze.
- C’è qualcosa che la sta divorando, me ne accorgo. Venga al dunque, per favore, sono ormai troppo vecchio e non mi piace perdere tempo.
Nonostante la raccomandazione di Stevens, mi presi qualche secondo prima di formulare la domanda successiva. Quel breve momento di silenzio avrebbe rafforzato l’intensità della mia voce.
- Fin dall’inizio, da quando sono arrivato qui, lei si è impegnato a collegare i crimini delle tre ragazze. Tuttavia, per me è molto difficile trovare quel collegamento, nonostante le evidenti similitudini nel modus operandi.
- È lei l’esperto di psicologia criminale. Ma vede, io ero già un agente di polizia quando è stata trovata la povera Sharon Nichols. Ho dovuto vedere il suo corpo qui – disse, indicando un punto proprio affianco a noi – e poi andare a dare la notizia ad Amanda. Lo sceriffo Johnson mi aveva chiesto quel favore perché lui era piuttosto sconvolto. Da allora sono passati 17 lunghissimi anni, riesce a capirlo?
- Posso solo immaginarlo – risposi, perché era davvero impossibile che potessi mettermi nei suoi panni.
- Ecco, quando Bowen mi ha chiamato chiedendomi di venire qui la prima volta e ho trovato il cadavere di Clara, è stato come tornare indietro nel tempo. Guardavo Clara e mi sembrava di vedere il viso di Sharon: lo stesso maledetto posto, due ragazze della stessa età, nude… Le assicuro che è ben diverso arrivare da Washington su un jet privato, sedersi a una scrivania e dare uno sguardo a una manciata di fotografie.
Incassai il suo rimprovero con sportività. Era qualcosa per cui ci preparavano scrupolosamente a Quantico: i poliziotti quasi sempre pensavano che noi fossimo dei signorini, che vivevamo come re e finivamo per appuntarci delle medaglie grazie a tutto il lavoro sporco che loro avevano dovuto portare avanti.
- Clark, questa è una contea piccola. Mi aveva già avvisato al riguardo tempo fa. A quanto pare mi sono integrato prima di quanto immaginassi…
L’espressione dello sceriffo cambiò completamente. Era passato dall’evidenziare una certa confusione all’esprimere un’intensa preoccupazione.
- Coraggio, Ethan, sganci la bomba.
- Perché diavolo mi ha nascosto la sua relazione con Donna Malick?
Stevens fece due passi indietro, come se avesse perso l’equilibrio. Improvvisamente mostrava dieci anni in più di quelli che aveva realmente. I suoi capelli mi sembrarono più bianchi e le rughe sul suo viso più profonde.
- Come lo ha scoperto? – domandò, senza prendersi il disturbo di negare l’evidenza.
- Non ha importanza, lo sappiamo tutti e due. Lei sa anche che l’avermi nascosto quest’informazione compromette gravemente la sua collaborazione in quest’indagine. Non capisco cosa possa averla spinta a non raccontarmi la verità fin dall’inizio.
- Dall’inizio? Arriva un agente dell’FBI, che non ho mai visto in vita mia, e la prima cosa che gli dico dovrebbe essere: sa, sono sposato da 25 anni, ho due figlie e da qualche mese avevo una relazione con una ragazzina, che guarda caso è uno dei cadaveri che abbiamo trovato…
Clark si lasciò cadere sull’erba. Aveva lo sguardo perso, e io percepivo come il mondo di quell’uomo si stesse sgretolando davanti ai miei occhi.
- Forse sarebbe stato complicato, ma ora non ho altra scelta se non dubitare di lei. Per di più, c’è la sua passione per gli insetti.
- Per questo l’altro giorno… Ma… cosa c’entrano gli insetti in tutto questo casino?
- Cianuro di potassio.
Stevens scoppiò a ridere, come un pazzo che non sa nemmeno cosa fa. In quel momento temetti che fosse arrivato il momento di estrarre la mia arma d’ordinanza e chiedere aiuto a Liz e Mark.
- Dice sul serio? Pensa davvero che sarei stato capace di uccidere Donna?
- Sì, Clark, lo penso. Non sarebbe il primo marito di una certa età ad avere una relazione con una ragazzina, con cui se l’è spassata, ma che poi finisce per uccidere per paura delle conseguenze. Lei aveva molto da perdere se Donna, per qualsiasi motivo, avesse deciso di raccontare tutto.
Stevens si ricompose. Sembrava aver recuperato la forza e il respiro.
- Sì, ho avuto un’avventura con Donna, lo ammetto. Mi sono comportato come un emerito coglione, come un adolescente che non sa niente di come gira il mondo. Abbiamo fatto delle brevi fughe insieme e ci siamo divertiti. È una pazzia, ma ormai non posso tornare indietro e dire a me stesso: Clark, che cazzo stai facendo? Sei uscito fuori di testa? Ma da lì a uccidere ce ne passa di strada, Ethan.
- Dovrà convincermi – dissi, impassibile.
- Cianuro di potassio? Quello è per i professionisti, può perquisire la mia casa da cima a fondo, se vuole. Troverà solo etere e benzene, nient’altro. Crede che metterei in pericolo la vita delle mie figlie per un paio di insetti?
- Questo non basta a dissipare i miei dubbi, Clark. Mi piacerebbe che riuscisse a convincermi – mormorai, desiderando davvero che fosse così.
- Non si è nemmeno preso la briga di verificare se ho un alibi per il giorno in cui Donna è scomparsa. Ho passato tutta la sera, fino alla notte, insieme a mia moglie e alla più piccola delle mie figlie, a casa. Abbiamo preparato insieme una cenetta speciale e poi abbiamo visto un film noleggiato su Netflix, posso sicuramente rintracciare una ricevuta.
- Ha una memoria formidabile.
- Non mi provochi, Ethan. Non sono un assassino. Lo ricordo bene perché, sebbene non avrei mai pensato che sarebbe arrivato a sospettare di me, pochi giorni dopo il ritrovamento del cadavere di Donna, ho cercato di ricordare che diavolo avevo fatto la sera della sua sparizione: magari Bowen o Jim, nel corso delle indagini, avrebbero finito per scoprire la nostra relazione. Non dovevo dimenticare niente del mio alibi, nel caso in cui avessi dovuto dare spiegazioni a qualcuno dei miei ragazzi. Da questo stesso istante le do il permesso di ispezionare casa mia e interrogare mia moglie e mia figlia. La supplico di tenere la faccenda di Donna tra noi, anche se si tratta di una gentilezza che non sono nelle condizioni di aspettarmi da parte sua.
Avevo davanti a me quell’uomo abbattuto, che cercava di difendersi dai miei sospetti in maniera piuttosto corretta. Avrà passato delle settimane a prepararsi per questo momento? Lui stesso aveva suggerito che non avrebbe dovuto dimenticare il suo alibi nel caso in cui Bowen o Jim avessero trovato degli indizi che conducevano a lui. Ma la verità, per mia tranquillità e desolazione, era che mi stava sembrando del tutto sincero.
- Al momento non so bene cosa fare con lei. Mi ha fornito una spiegazione ragionevole per tutto, ma continuo a pensare che si sia messo in una posizione davvero complicata. Dovrò chiedere a uno degli agenti della mia squadra di verificare tutto quello che mi ha detto.
- Ethan, mi lasci da parte. Conduca lei quest’indagine e io accetterò le conseguenze delle mie stupidaggini, ma non lo faccia in forma ufficiale. La prego di non coinvolgere la gente di Topeka, e tanto meno l’FBI, in questa storia. Svolga le ricerche che ritiene necessarie per scartarmi, ma fino a quel momento non faccia alcuna mossa che possa rivelarsi irrimediabile per la mia carriera professionale – supplicò lo sceriffo.
- Non cerchi di intimidirmi o farmi pena.
In quel momento il mio cellulare squillò. Era Liz, che voleva assicurarsi che andasse tutto bene e che non fosse sorto alcun problema rilevante. La tranquillizzai e tornai ad affrontare Stevens.
- Si è cacciato da solo in questo guaio. Mi mostrerò prudente solo per rispetto dei suoi numerosi anni di servizio. Da questo momento assumo io, ufficiosamente, il comando dell’indagine. Ma è qualcosa di cui dovrò informare il mio capo, e non so se mi costringerà a mettermi in contatto con Topeka o se accetterà questo patto che non so come definire, ma che di sicuro è del tutto irregolare.
- Fino a quando continuerò a essere lo sceriffo non ci sarà niente di irregolare, Ethan. Dovrete rivolgervi a Topeka o a Wichita solo nel caso in cui venissi arrestato o destituito.
- Non sono preoccupato per gli agenti, sono troppo occupati con le questioni quotidiane. Però, cosa penseranno Ryan e Jim?
- Lasci fare a me, me ne occupo io. Non le daranno problemi, e spero che non ne diano nemmeno a me. Sono bravi ragazzi.
Non mi sentivo abbastanza forte da buttare all’aria il futuro di un uomo che aveva agito come uno stupido, ma che ero quasi sicuro, dopo la nostra chiacchierata, non avesse avuto niente a che fare con la morte di Donna. Avrei incaricato Tom di svolgere un’indagine discreta, ma già presentivo che Stevens non mi avesse assolutamente mentito.
- Torni a casa. Si prenda qualche giorno, dica che le fa molto male la testa o che ha dei calcoli renali, ma non voglio vederla in ufficio. Se scopro che si immischia in questa indagine, anche solo per spostare un foglio, ci metterò meno di un minuto a farla destituire o arrestare, sono stato chiaro?
Lo sceriffo mi guardò negli occhi. Nonostante la durezza delle mie parole, potei vedere nelle sue pupille un segno di infinita gratitudine.
- Non dimenticherò questo gesto, Ethan. Non le causerò problemi, glielo garantisco. Quando tutto sarà finito, e so che riuscirà a risolvere questo rompicapo prima di quanto creda, non si pentirà di aver dado una possibilità a questo vecchio poliziotto.
Ci salutammo con freddezza e tornammo a Oskaloosa prendendo strade diverse. Non ero sicuro di ciò che avevo appena fatto, del compromesso che avevo raggiunto. Tutto era un’autentica assurdità in quella contea che l’unica cosa buona che mi aveva portato fino a quel momento, era recuperare la mia passione per l’atletica.
Appena arrivai alla casa che ci aveva fornito Stevens, chiamai Peter Wharton e lo misi al corrente di quanto accaduto. Accettò l’accordo che avevo raggiunto con Stevens e mi disse di continuare a tenerlo informato e di andarci con i piedi di piombo. Capii che non voleva che lo sceriffo di un’altra contea o la polizia dello Stato del Kansas ficcasse il naso in una vicenda che era già abbastanza torbida e seccante per essere ulteriormente incasinata.
Non trovai la mia squadra nel salone, così mi feci un panino con burro di arachidi e mi fiondai in camera mia, intenzionato a ripassare alcuni appunti e a cercare di dormire almeno dieci ore di fila. Avevo bisogno di riposare profondamente a tutti i costi. Invece, dopo appena quindici minuti passati sulla mia Moleskine, comparve Tom sulla porta.
- Accidenti, capo, hai un aspetto orribile.
- Lo so. Niente che un pisolino non possa risolvere. Che c’è?
- Il giudice ha respinto la nostra richiesta, vuole più documentazione per concederci un mandato di perquisizione. Io e Bowen pensiamo abbia voluto fare il duro, ma sicuramente domani avremo ciò che ci serve.
- Ottimo lavoro.
- A te com’è andata?
- Non saprei esattamente cosa risponderti. Per ora dovrai andare a fare una visita a casa degli Stevens, e lo sceriffo è stato ufficiosamente sollevato dalle sue mansioni.
- Ce l’abbiamo in pugno? – domandò Tom, emozionato.
- Niente affatto. Nella montagna russa che è questa folle indagine, un attimo fa mi ha convinto giusto del contrario. Ma non ti fidare più nemmeno di me.
– Ethan, mi sembri a pezzi, ma se vuoi possiamo andare a Kansas City a farci qualche birra. Saremo di ritorno prima di mezzanotte e magari ti farà bene tirare un po’ il fiato.
- Ti ringrazio, Tom, ma il binomio Kansas City e birre mi da la nausea solo a sentirlo. Resterò qui a lavorare ancora un po’ e andrò a dormire presto. Domani sarò un uomo nuovo.
- Come preferisci – borbottò, prima di sparire dalla mia vista.
Smisi di riordinare i miei appunti e mi buttai sul letto vestito. Per qualche dannato motivo ricordai che c’erano ancora due fogli del diario di Sharon che aspettavano che gli dessi uno sguardo. Nonostante la stanchezza infinita che mi pervadeva, ebbi la forza di alzarmi, prenderli e crollare nuovamente sul letto. Con lo sguardo perso, scoprii che uno dei fogli riportava la stessa data della sparizione della giovane. Era incredibile. Quella circostanza, considerando che avevo trovato i fogli nascosti in una scatola con doppio fondo, indicava che o scrisse quella lettera la mattina e poi di prese la briga di strappare le tre di cui ero in possesso e di nasconderle prima di lasciare la sua casa per andare a trovare Vera Taylor, o che non fu lei a mutilare il diario e occultare le pagine estirpate, ma un’altra persona, particolarmente interessata a non far scoprire il suo contenuto a nessuno. Però, in quel caso, perché diavolo nasconderle in una scatola nella stanza di Sharon? Decisi che fosse meglio smettere di scervellarsi, perché ero sul punto di esplodere e quello che volevo era solo concedermi un sonno infinito che mi permettesse di affrontare la giornata successiva nel pieno delle mie facoltà.
Lessi la pagina del diario con la data della sparizione della giovane Nichols. Lo feci con difficoltà, perché nonostante la bella calligrafia con cui era stata scritta, la mia vista si faceva sfocata a causa della stanchezza. Dopo qualche osservazione quasi infantile sulla colazione e su una breve discussione avuta con la madre riguardo i vestiti che indossava, lessi delle righe che mi lasciarono esterrefatto: “Finalmente stanotte mi vedo con X. Sarà meraviglioso. Nessuno potrà più fermarci”.