Capitolo IV

 

Lo stesso furgoncino che avevamo preso dall’aeroporto di Kansas City ci conduceva ora alla laguna dove erano stati rinvenuti i due cadaveri. Questa volta ad accompagnarci era il vice sceriffo, Ryan Bowen, un giovane asciutto e distante, anche se apparentemente abbastanza professionale.

- D’estate questa è una zona più frequentata; ma in questo periodo dell’anno, anche se inizia a fare bel tempo, è raro incrociare qualcuno – ci disse, mentre indicava una strada sterrata che si addentrava tra i cespugli verso il lago, che già si intravedeva da lontano.

- Ma… non siamo troppo vicino alla strada? – chiese Tom, anticipandomi.

- Ha ragione. È piuttosto curioso, non trova?

Avanzammo con cautela lungo il sentiero sterrato color caolino, seguendo le tracce che le macchine, probabilmente dei fuoristrada, avevano lasciato precedentemente e che ora apparivano profonde e asciutte. Ryan parcheggiò vicino ad alcune piante e, una volta sceso dalla macchina, ci guidò verso un fossato argilloso con della vegetazione schiacciata.

- Qui è dove sono state trovate – disse il vice sceriffo con freddezza.

Liz, Mark e Tom non tardarono a mettersi al lavoro. Erano venuti ben equipaggiati. Avevano portato pochi vestiti con sé, ma a quanto pareva non avevano dimenticato nessuno dei giocattoli più preziosi per questo tipo di sfide. Io restai accanto a Ryan, non volevo assolutamente ostacolare il lavoro della mia competente squadra.

Mi resi subito conto che qualcosa non quadrava. Ci trovavamo di spalle a una delle rive del Perry Lake, abbastanza appartata dai luoghi più frequentati, a meno di quindici metri dall’acqua. Ma la zona che il vice sceriffo Bowen aveva delimitato con il suo indice non era più che un pantano. Scattai qualche foto del presunto luogo in cui erano state trovate le vittime e scoprii che i corpi nudi erano stati parzialmente sommersi in ciò che dava l’idea di essere una poco profonda laguna.

- È sicuro che sia questo il posto dove son stati scoperti i cadaveri? – chiesi, sconcertato.

Ryan buttò un’occhiata veloce alle foto che tenevo nella mano destra, per poi rivolgermi uno sguardo di sufficienza.

- Certo. Questa zona si allaga ogni volta che piove. Poi, in un paio di giorni, ridiventa il pantano che ha davanti in questo momento.

- Quindi… ha piovuto per tutta questa settimana? - insistetti, cercando di far capire che le mie disquisizioni non erano finite e che lui nemmeno poteva immaginare dove andassero a parare.

- No – rispose con decisione. Poi si grattò la barba di tre giorni e calciò, irritato, dei fili d’erba fresca. – Ora che me lo fa notare, solo adesso realizzo che ha piovuto solamente la notte precedente a ciascuno degli omicidi…

Mi allontanai da Bowen, lasciandolo ai suoi pensieri per potermi concentrare sui miei. Se l’assassino delle due ragazze era lo stesso, non si trattava certo di un imbecille. Sebbene fosse ancora presto per scartare l’ipotesi, l’idea che si trattasse di un assassino disorganizzato sembrava sempre meno probabile. Al contrario, il profilo combaciava con quello di qualcuno consapevole che la pioggia avrebbe rappresentato un serio ostacolo per chi si sarebbe occupato dell’indagine. Da tempo avevo ormai smesso di credere alle coincidenze, ma ero ancora troppo giovane per ignorarle del tutto. Seguii il percorso naturale che dalla strada avrebbe condotto l’assassino fino a lì, ma nel senso opposto. Mi trovai subito di fronte ai solchi lasciati dai fuoristrada, gli stessi che erano serviti da guida al furgone.

- Hanno preso le impronte degli pneumatici? – esclamai affinché Ryan riuscisse a sentirmi e a smettere di sognare ad occhi aperti.

- No, no… Credo che non ci fossero impronte di pneumatici.

- E allora queste tracce?

- Devono essere del Ford Explorer Interceptor del nostro ufficio – rispose con semplicità il vice sceriffo.

Un SUV della polizia. C’era la possibilità, per quanto desiderassi ignorarla, che quelle stesse ruote avessero calpestato le tracce di pneumatici o di impronte preesistenti.

- Qualcuno si è preso il disturbo di scattare delle foto prima che l’Interceptor percorresse questa strada…? – mormorai, quasi rassegnato.

- In realtà non ricordo. Tutto ciò che vuole sapere dovrebbe trovarsi nel fascicolo che le ha consegnato lo sceriffo Stevens.

Bowen aveva ragione. Tutto ciò avrebbe dovuto essere lì, tra i fogli che si trovavano schiacciati sul mio fianco destro, ma che avevo esaminato appena. Sapevo che vi avrei trovato all’interno una marea di supposizioni, fatte incoscientemente a priori, che a lungo andare mi avrebbero influenzato. Lo avevo studiato in decine di casi ed era ciò che aveva quasi fatto sfumare il mio primo successo a Detroit.

- Va bene. Mi piace considerare punti di vista diversi. Sa come siamo fatti noi psicologi… la strada dritta per noi è la più lunga – cercai di difendermi.

- Non ne avevo idea…

- Chi sono le persone che hanno trovato i cadaveri? – chiesi, cercando di cambiare argomento velocemente.

- Chi sono? Sarebbe più giusto chiedere chi è la persona – rispose il vice sceriffo, confuso.

Riaprii la cartella del fascicolo e lo sfogliai rapidamente, come se in realtà l’avessi studiato a fondo e in quei fogli qualcosa non quadrasse con l’informazione che avevo appena ricevuto. Così facendo guadagnavo un po’ di tempo per riordinare le idee.

- È stata la stessa persona a trovare i due corpi?

- Sì. Si tratta di Tim Nolan, un pescatore di frodo di branzini bianchi e neri, che abbondano in questa parte del lago. Mi creda – disse, forse scorgendo qualcosa di torbido nelle mie pupille – non è una cattiva persona. Frequenta spesso questa zona.

- Sì, ma Ryan – lo chiamai per nome, cercando di apparire più vicino nelle mie valutazioni – deve riconoscere che risulta quantomeno sospetto che questo pescatore si sia imbattuto in due cadaveri nel giro di sette giorni.

- Ha ragione, però son sicuro che se lo conoscesse da anni, come me, non la penserebbe così. Ma immagino sia per questo che Clark ha chiesto il vostro aiuto, perché non avete pregiudizi, giusto?

- Più o meno – risposi, constatando che nei piccoli paesi il lavoro della polizia è più complicato di quanto possa sembrare da un comodo ufficio della periferia di Washington.

Dalla mia posizione, vicino al punto in cui era stato parcheggiato il furgone, potevo vedere alla mia sinistra la riva del lago e parte del fossato in cui erano state scoperte le vittime, e alla mia destra il tortuoso sentiero sterrato che conduceva alla strada. Guardai più volte da una parte e dall’altra.

- Passano molte macchine su questa strada?

- No, giusto un paio al giorno.

- Ad ogni modo, converrà con me sul fatto che sia molto rischioso disfarsi di un corpo proprio in questo punto. Io, ad esempio, ne avrei scelto uno diverso.

- Non ha tutti i torti – rispose Bowen annuendo.

- Solo qualcuno che conosce molto bene questo posto, che lo frequenta assiduamente, avrebbe la certezza di correre pochi rischi – conclusi.