Capitolo XV
Tim Nolan, stando a quanto riportava nel suo dossier il vice sceriffo Ryan Bowen, aveva trovato all’alba il corpo nudo e senza vita di Donna Malick, esattamente nella stessa laguna dove una settimana prima aveva scoperto il cadavere di Clara Rose. Questo fatto concentrò tutti i sospetti sul pescatore clandestino di branzini. Ma l’autopsia determinò, con sufficiente precisione, che la giovane di appena 19 anni era morta tra l’una e le tre della mattina dello stesso giorno e, diversamente da quanto successo nella precedente occasione, questa volta Nolan aveva un alibi abbastanza solido, in quanto aveva passato tutta la notte in casa di alcuni conoscenti. Secondo la sua stessa versione, si alzò presto, montò in sella alla sua bici e andò a pescare nella sua zona preferita di Perry Lake, in cui non aveva fatto ritorno da quando si era imbattuto nei resti di Clara.
Nonostante la reticenza mostrata dal detective Worth, Bowen aveva insistito che si trattasse di una follia tenere Tim nella lista dei sospettati: lo conosceva da quando era solo un bambino e riteneva assolutamente impossibile che Tim fosse stato capace di pianificare, partecipare e/o commettere quegli orrendi crimini. Nonostante tutto, Jim sottopose Nolan a un duro interrogatorio che si protrasse per più di due ore. Quando questo terminò, annotò in fondo al suo quaderno: questo povero diavolo non farebbe del male a una mosca.
Donna Malick era una ragazza sveglia e simpatica. Risiedeva nella località di Perry, che contava appena un migliaio di abitanti, situata a sud della contea di Jefferson, molto vicino al paese di Lecompton e alla città di Lawrence, entrambe nella contea limitrofa di Douglas. La giovane viveva insieme al fratello minore Ron, di 12 anni, in casa di suo padre Duane, in quanto dopo il divorzio della coppia lui aveva ottenuto la custodia dei figli. La madre, Susan Sturm, che aveva ripreso il cognome da nubile, viveva a Seattle, nello Stato di Washington. Andava a trovare i figli solo un paio di volte all’anno, a Natale e in estate.
Dopo aver terminato le scuole superiori, Donna si era presa un anno sabbatico per riflettere sul passo successivo della sua vita. Non voleva studiare nella vicina Università del Kansas, e preferiva migrare verso ovest per avere una maggiore indipendenza. Al momento lavorava mezza giornata in un distributore di benzina del paese e preparava a dovere la sua candidatura per diverse università.
La sera della sua scomparsa era uscita di casa alle 16.00 per fare una passeggiata e raggiungere, attraverso il ciglio della strada provinciale 1029, la casa di alcuni amici a Lecompton. Ci voleva mezz’oretta per andare a piedi da un posto all’altro. Fu solamente dopo le 22.00 che gli amici telefonarono a casa dei Malick chiedendo se alla fine Donna avesse cambiato idea o se le fossero sorti altri impegni. Duane non volle preoccuparsi troppo e compose diverse volte il numero di cellulare della figlia, che però non era raggiungibile. Uscì in macchina verso le 23.30, accompagnato dal figlio Ron, e percorse in lungo e in largo le strade del paese, la 1029 e perfino i viali di Lecompton. Infine, alle 00:45 si presentò all’ufficio dello sceriffo della contea di Jefferson per presentare una denuncia di sparizione. Sebbene il protocollo prevedesse che nel caso di una maggiorenne, la ragazza non sarebbe stata considerata scomparsa fino alle ore 16:00, il poliziotto di guardia, di sua iniziativa, iniziò le ricerche della giovane dal suo quartiere. L’omicidio di Clara Rose era troppo presente nella mente di tutti. Nonostante la coscienziosità dimostrata, all’agente non venne nemmeno in mente di avvicinarsi al fossato in cui era stata trovata Clara solo sette gironi prima.
Supponendo che Donna non si fosse diretta da qualche altra parte, si stimò che l’incontro con il suo rapitore dovette avvenire tra le 16:00 e le 16:15, in qualche punto indefinito della strada provinciale 1029. Un corriere, Jack Evans, sosteneva di essere passato con il suo furgone per quella strada intorno alle 16:20, in senso Lecompton - Perry, senza aver incontrato nessuno. Poi, a partire dalle 17:00 il traffico si era intensificato e si contava su decine di testimoni che assicuravano che non solo la giovane non stava camminando sul ciglio, ma che nessun’altra persona lo faceva in quelle ore.
Era quanto meno sorprendente che una ragazza potesse sparire senza lasciare alcuna traccia e senza che nessuno avesse assistito alla sua camminata, da quando aveva lasciato casa sua a quando era stata catturata dall’assassino. Qualcuno, peraltro, che doveva conoscerla. Una persona di cui si fidava, o che considerava che non rappresentasse alcun pericolo. Esattamente come Clara, il cadavere non presentava alcun segno di violenza. La giovane non aveva opposto resistenza in alcun momento, qualcosa di molto significativo da un lato, e veramente raccapricciante dall’altro.
Ripassai i dati della prima autopsia, confrontandoli con quelli, a mio avviso più attendibili, ottenuti da Liz nel secondo esame. Le differenze erano pochissime. Nessuna aggressione sessuale, né niente che le somigliasse. Causa della morte: asfissia per assunzione di ingenti quantità di cianuro di potassio.
Donna Malick era una ragazza semplice e di bell’aspetto, molto magra e con degli occhi enormi ed espressivi, che le riempivano il viso. Avevo davanti a me una delle fotografie frontali che avevano scattato al suo cadavere poco dopo averlo trovato mezzo sommerso nella laguna. Doveva essere la stessa, o una molto simile a quella che avevo visto durante il mio volo da Washington a Kansas City. Continuava a guardarmi con quell’espressione congelata per sempre nel tempo. Continuava a gridarmi, disperata: “Trova la bestia che mi ha uccisa!”.