Capitolo II
Ci mettemmo solo un’ora ad arrivare all’ufficio dello sceriffo della contea di Jefferson, situato nella periferia della piccola città di Oskaloosa, raggiungibile dalla US-59. Viaggiavamo su un comodo furgoncino guidato da un agente della contea, che si era mostrato a dir poco distante, per quanto gentile, e immaginai da subito che dovesse trattarsi di istruzioni del capo. In queste piccole contee l’arrivo di agenti federali viene di solito accolto con qualche riserva. L’ufficio era una modesta costruzione su un solo piano, con la facciata ridipinta a nuovo con un tono di grigio piacevole e moderno. Quando scesi dal furgoncino, sentii una folata d’aria fresca e umida.
– È una bella giornata. Il vento arriva da ovest e il lago lo rinfresca – commentò asciutto l’agente mentre ci conduceva verso l’interno dell’edificio.
Clark Stevens, lo sceriffo della contea, ci aspettava in un’ampia sala con un tavolo rotondo al centro, uno schermo da 50’’ alla parete e dozzine di fotografie, appunti e vari fogli provenienti da qualche fascicolo, fissati con delle puntine a un’altra parete rivestita di sughero.
- Buongiorno. Lei deve essere Ethan Bush, e questa la sua formidabile squadra – disse Clark, porgendomi la mano in modo cortese, nonostante non sapessi bene come interpretare il commento sulla “formidabile squadra”.
- Esattamente. Piacere di conoscerla, sceriffo Stevens. Grazie per averci accolto nella sua contea – risposi con studiata delicatezza.
Subito dopo gli presentai le tre persone che mi accompagnavano, e che in primo luogo erano il mio personale di supporto in questa missione.
- Ho chiesto aiuto all’FBI perché in questa piccola contea un omicidio è un fatto inaudito, figuriamoci due in una sola settimana – precisò Stevens, presumo volendo mettere in chiaro che fosse lui il capobranco, e che se non fosse stato per la sua esplicita richiesta noi non ci saremmo nemmeno trovati lì.
- Capisco benissimo, sceriffo, e da questo momento può contare sulla nostra completa collaborazione – risposi, pur sapendo che presto o tardi sarebbero sorte delle tensioni tra noi.
- La contea di Jefferson non arriva a 20.000 abitanti, e Oskaloosa supera di poco i mille. Il posto più confortevole dove alloggiare qui in zona è il campeggio che si trova sul lato sud est del lago, che però non ho ritenuto appropriato, perciò vi metteremo a disposizione una residenza di proprietà del comune, che abbiamo ripulito, e in cui vi sentirete come a casa. Ogni giorno verrà qualcuno a fare le pulizie e a prepararvi qualcosa da mangiare, di modo che possiate avere tutti i comfort di un hotel, ma in un ambiente più accogliente.
- Perfetto – si affrettò a rispondere Liz, che fino a quel momento aveva mantenuto un silenzio carico d’attesa.
Clark si alzò e tirò fuori da un archivio alcuni fascicoli che gettò sul tavolo.
- ad oggi è tutto ciò che abbiamo del caso. Contiene la relazione del medico legale, la storia delle due ragazze, alcune fotografie e la lista dei criminali della contea di cui siamo a conoscenza.
Raccolsi uno dei fascicoli e gli diedi uno sguardo. A Quantico ci erano giunti sono un paio di fogli e quattro o cinque fotografie delle scene del crimine.
- Sceriffo, mi piacerebbe che la mia squadra effettuasse una nuova autopsia sui due cadaveri… - mormorai, consapevole che quella era la prima volta che mettevo il dito nella piaga.
Stevens rimase in piedi, inspirando profondamente una boccata d’aria. Era un uomo maturo, apparentemente giudizioso, che aveva richiesto volontariamente la nostra collaborazione, ma sicuramente era convinto che alla fine la questione ci sarebbe sfuggita di mano.
- Non ha nemmeno letto la relazione del nostro medico legale…
- Lo faremo. Ma Liz, Mark e Tom hanno molta esperienza nelle autopsie di casi di omicidi. Spero che lo capisca.
- Certo, certo… Ma vede, Ethan… posso chiamarla Ethan?
- Ovviamente. Mi sentirei più a mio agio – risposi, in tutta sincerità.
- Perfetto. Allora mi chiami Clark e saremo tutti felici e contenti. Come le dicevo, Ethan, io in realtà vi ho chiamati, ho chiesto la vostra collaborazione…
Lo sceriffo Stevens prese un’altra boccata d’aria. La sua presenza, così come tutta la comunicazione non verbale, permetteva facilmente di mettersi nei suoi panni, di capirlo e di provare un’empatia immediata nei suoi confronti.
- Si? – chiesi con rispetto, incoraggiandolo a proseguire.
- Vede, qui, come le dicevo, non siamo abituati ad avere a che fare con degli omicidi, sebbene in passato sia capitato, e ce la siamo cavata senza grossi problemi. Ma questa volta è diverso. Affrontare un assassino seriale, capisce bene…
- Clark, credo sia presto per parlare di un assassino seriale. È vero che due cadaveri, nella stessa zona, per giunta a solo una settimana di distanza, portano immancabilmente a pensare a una stessa persona. Ma a Quantico ci insegnano a non essere precipitosi nei giudizi di valore. Il secondo potrebbe essere opera di un copycat, un imitatore, così, crudele e semplice. Inoltre, due omicidi non equivalgono ancora a una serie – spiegai, sebbene nel profondo mi trovassi abbastanza d’accordo con lui. Ma era anche vero che mi avevano insegnato bene a non dare valutazioni iniziali affrettate.
Lo sceriffo si avvicinò fino al punto in cui mi ero seduto. Prese con delicatezza il fascicolo che mi aveva dato poco prima e cercò un foglio segnato da un post-it azzurro.
- E tre omicidi… equivalgono a una serie?
Guardai la foto che mi indicava con l’indice. Era la fotografia di una giovane, diversa dalle due che avevo già visto nel jet in viaggio verso Kansas City. La qualità del colore e il leggero deterioramento suggerivano che si trattasse di una foto antica. Rimasi sconcertato.
- Non capisco… Ci avevano parlato solo di due ragazze! – esclamai, come se a Washington potessero sentire la mia voce furiosa.
- Tranquillo, Ethan. Ci eravamo riservati questa informazione per quando foste arrivati, e mi aspettavo di commentarla con voi una volta che aveste letto la relazione. Questa giovane è Sharon Nichols, e non è stata assassinata proprio ieri. Il suo corpo senza vita è apparso nello stesso posto delle altre due sciagurate, ma nel 1998, vale a dire… niente meno che 17 anni fa. Si tratta di un caso rimasto irrisolto e alla fine archiviato, come tanti altri. Per questo motivo abbiamo bisogno di voi. Temiamo di trovarci di fronte a un assassino seriale che è tornato in zona… Chissà il numero di vittime che avrà collezionato in questi quasi 20 anni!