Quarantadue

1998

 

La figlioletta ferita scoppiò in un pianto straziante, con il piccolo petto che raschiava ogni volta che cercava disperatamente di riempire i polmoni, mentre lui la posava sul letto con tutta la cura e la delicatezza del mondo. Non riusciva a sopportare il dolore della piccola. E tutto a causa sua e delle sue scelte sconsiderate. In quel momento prese una decisione. Giusta o sbagliata che fosse.

Sorrise quando le passò la mano sui capelli che non si erano sporcati di sangue. «Papà è un dottore; lui sa come curare le bambine che si fanno male».

La baciò teneramente sulla fronte. Poi esaminò le ferite. I tagli sulle braccia e sulle gambe erano brutali, ma superficiali. Quello che aveva sul pancino era più profondo, un colpo sferrato con l’intenzione di uccidere. Come aveva potuto Alice fare una cosa del genere? I tagli sotto i piedi sarebbero guariti con il tempo. Non sapeva se sarebbero svaniti; la pelle dei piedi aveva un modo tutto suo di conservare il ricordo delle ferite. Ci sono così tante terminazioni nervose che attraversano i piedi; quelle ferite dovevano far impazzire la sua piccola di dolore.

Quando si voltò verso la porta, Marissa piagnucolò con una vocina debole e terrorizzata: «Non lasciarmi, papà. Ti prego, non lasciarmi».

Tornò di corsa a consolarla con un altro bacio. «Starò via solo per un po’. Papà ti farà stare meglio».

 

Tornò con la valigetta da dottore che aveva in casa. Teneva sempre un set di strumenti in più, pronto all’uso in caso di emergenza. Diede a Marissa tutti gli antidolorifici che aveva e ben presto fu evidente che non bastavano. Mentre si affaccendava sulla figlioletta, la più piccola e l’unica rimasta in vita, per le tre ore successive, lei non fece che gridare di dolore, mordendo persino l’asciugamano che le aveva dato. Odiava sé stesso. Ma cosa poteva fare? Se l’avesse portata in ospedale avrebbero fatto domande. Non poteva permettere che la sua bella Alice venisse demonizzata dalla stampa come la madre che aveva ucciso i suoi bambini. Implorò perdono a Dio, ma la sua amata figlia avrebbe dovuto sopportare un dolore ancora più tremendo per salvare sua moglie. Era tutta colpa sua. Era lui quello da biasimare.

I segreti di quella casa sarebbero dovuti rimanere sepolti per sempre.