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A redcap, a redcap, before the kiss...
Blue Öyster Cult, Before the Kiss76
Strike non vide Carver quella notte. Sospettava che il poliziotto avrebbe preferito spararsi alle rotule anziché trovarsi faccia a faccia con lui. Un paio di poliziotti che non aveva mai conosciuto lo interrogarono in una stanzetta del pronto soccorso, tra i vari interventi richiesti dalle sue ferite. Gli era stato ricucito l’orecchio, gli era stato fasciato il taglio nel palmo, era stato applicato un bendaggio sulla schiena che il machete aveva lacerato e, per la terza volta nella vita, gli era stato dolorosamente rimodellato il naso per restituirgli un’approssimativa simmetria. Nelle pause Strike aveva esposto lucidamente ai poliziotti quali erano state le linee di ragionamento che l’avevano portato fino a Laing. Si era premurato di dire che aveva telefonato per informare la polizia e che aveva parlato con un sottoposto di Carver due settimane prima; che aveva anche cercato di dirlo direttamente a Carver l’ultima volta che si erano parlati.
«Come mai non scrivete niente?» domandò ai poliziotti che sedevano in silenzio, fissandolo. Il più giovane buttò giù un rapido appunto.
«Ho anche mandato una lettera» continuò Strike, «al detective investigativo Carver, per raccomandata. Dovrebbe averla ricevuta ieri».
«L’ha mandata per raccomandata?» ripeté il più anziano dei due poliziotti, un uomo baffuto dagli occhi tristi.
«Certo» rispose Strike. «Per essere sicuro che non andasse persa».
Il poliziotto prese appunti più particolareggiati.
La versione di Strike era che, immaginando che la polizia non avrebbe preso sul serio i suoi sospetti su Laing, lui non aveva mai smesso di tenerlo d’occhio. Aveva seguito Laing nel night club, preoccupato che potesse essere a caccia di una donna da uccidere, poi l’aveva pedinato fino al suo appartamento, dove aveva deciso di affrontarlo. Su Alyssa, che aveva impersonato la parte della segretaria con tanta bravura, e su Shanker, il cui entusiastico intervento aveva di sicuro risparmiato a Strike numerose ferite di coltello in più, non disse nulla.
«La mossa decisiva» disse Strike ai poliziotti, «sarà trovare questo Ritchie, noto anche come Dickie, da cui Laing si faceva prestare la moto. Hazel sarà in grado di dirvi tutto su di lui. Ha fornito alibi a Laing in ogni occasione. Immagino che sia a sua volta un piccolo criminale che pensava di coprire Laing quando tradiva Hazel o faceva qualche imbroglio per i sussidi. Non sembra uno tanto sveglio. Penso che crollerà piuttosto in fretta quando si renderà conto che ci sono di mezzo degli omicidi».
Alla fine, ovvero alle cinque di mattina, medici e polizia decisero che non c’era più bisogno della presenza di Strike. Lui rifiutò l’offerta di un passaggio da parte dei poliziotti, sospettando che volessero tenerlo d’occhio il più a lungo possibile.
«Preferiremmo che non uscisse niente prima di poter parlare con le famiglie» gli comunicò il poliziotto più giovane, i cui capelli biondo chiarissimo spiccavano nella scialba aurora, nel piazzale dove i tre uomini si stavano salutando.
«Non parlerò con i giornalisti» assicurò Strike con un enorme sbadiglio, mentre cercava in tasca le sigarette che gli rimanevano. «Ho altro da fare oggi».
Si era già avviato, quando gli venne in mente una cosa.
«Qual era il legame con la chiesa? Brockbank... Cosa ha fatto pensare a Carver che fosse lui?»
«Oh» disse il poliziotto baffuto. Non sembrava particolarmente desideroso di condividere l’informazione. «C’era un animatore che si era trasferito da Finchley a Brixton... La cosa non ha portato da nessuna parte, ma» aggiunse con un minimo di orgoglio, «lo abbiamo preso. Brockbank. Ieri abbiamo avuto una soffiata da un ricovero per senzatetto».
«Bel lavoro» si congratulò Strike. «I giornali adorano i pedofili. Comincerei da questo quando ci parlerete».
Nessuno dei due poliziotti rise. Strike augurò buongiorno e andò via, chiedendosi se aveva abbastanza soldi per un taxi, fumando con la mano sinistra perché l’anestesia locale nella destra stava svanendo, con il naso rotto che pulsava nella fredda aria mattutina.
«Nello Yorkshire?» disse Shanker al telefono quando chiamò Strike per avvisarlo che aveva la macchina e il detective gli ebbe comunicato dove voleva andare. «Yorkshire, porca troia?»
«Masham» aveva precisato Strike. «Senti, ti ho già detto che ti darò quello che vuoi non appena avrò dei soldi. C’è un matrimonio e non voglio mancare. Il tempo stringe... Quello che vuoi, Shanker, hai la mia parola, ti pagherò appena posso».
«Chi si sposa?»
«Robin» rispose Strike.
«Ah» fece Shanker. Sembrava contento. «Sì, be’, allora, Bunsen, ti porto. Ti ho detto che non avresti dovuto...»
«... sì...»
«... Alyssa ti ha detto...»
«Sì, me lo ha detto. Forte e chiaro, cazzo».
Strike sospettava che Shanker andasse a letto con Alyssa, adesso. Solo così poteva spiegarsi la velocità con cui gliel’aveva suggerita, quando lui gli aveva spiegato che serviva una donna per recitare una parte non pericolosa ma essenziale nella trappola tesa a Donald Laing. Alyssa aveva chiesto cento sterline, assicurando a Strike che avrebbe preteso molto di più se non si fosse sentita così in debito con la sua socia.
«Shanker, ne possiamo parlare per strada. Ho bisogno di cibo e di una doccia. Ci vorrà un bel culo per arrivare in tempo».
E dunque adesso filavano verso nord nella Mercedes che Shanker aveva preso in prestito... da chi, meglio non saperlo. Strike, che in pratica non aveva chiuso occhio nel corso delle due notti precedenti, dormicchiò per il primo centinaio di chilometri, svegliandosi con un grugnito soltanto quando il suo cellulare gli ronzò nella tasca del vestito.
«Strike» rispose in tono assonnato.
«Ottimo lavoro» sentì dire da Wardle.
Il suo tono non si accordava con le sue parole. Dopotutto, Wardle era il responsabile dell’indagine quando Ray Williams era stato scagionato da ogni sospetto.
«Grazie» rispose Strike. «Ti rendi conto che ora come ora sei il solo sbirro di Londra ancora disposto a parlare con me?»
«Ah, be’» disse Wardle, leggermente più rilassato. «Pochi ma buoni. Ho pensato che ti avrebbe fatto piacere saperlo: hanno già trovato Richard, che sta cantando come un canarino».
«Richard...» bofonchiò Strike.
Gli sembrava che il suo cervello esausto fosse stato svuotato dei particolari che l’avevano ossessionato per mesi. Gli alberi scorrevano confortanti davanti al finestrino del passeggero in una parata di verde estivo. Strike avrebbe potuto dormire per giorni e giorni.
«Ritchie... Dickie... motocicletta» spiegò Wardle.
«Ah, sì» disse Strike, grattandosi distrattamente i punti sull’orecchio, poi imprecando. «Cazzo che male... Scusa. Sta già parlando, allora?»
«Non una grande mente» rispose Wardle. «Abbiamo anche trovato un mucchio di roba rubata da lui».
«Immagino che fosse il modo in cui Donnie si sovvenzionava. È sempre stato un ladro piuttosto abile».
«Erano una piccola banda. Niente di che, una manciata di ladri di polli. Ritchie era il solo a sapere che Laing aveva una doppia identità; pensava che gli servisse per truffare i servizi sociali. Laing aveva chiesto a tre di loro di coprirlo e dichiarare che il viaggio a Shoreham-by-Sea era avvenuto nel fine settimana in cui aveva ucciso Kelsey. Pare che abbia raccontato che aveva un’altra tipa da qualche parte e che Hazel non doveva saperlo».
«Laing ha sempre saputo portare la gente dalla sua» commentò Strike, ricordando l’agente di Cipro che era stato così veloce a scagionarlo dall’accusa di stupro.
«Come hai scoperto che in realtà non ci erano andati in quel fine settimana lì?» domandò Wardle, curioso. «Avevano le foto e tutto... Come hai fatto a sapere che l’addio al celibato non è stato nel fine settimana in cui la ragazza è morta?»
«Oh» fece Strike. «La calcatreppola».
«Eh?»
«Calcatreppola» ripeté Strike. «La calcatreppola non fiorisce in aprile. Estate e autunno. Ho passato l’infanzia in Cornovaglia. La foto di Laing e Ritchie sulla spiaggia... si vedeva della calcatreppola. Avrei dovuto capirlo allora... ma mi sono lasciato fuorviare».
Dopo che Wardle ebbe riattaccato, Strike guardò fuori di là dal finestrino i campi e gli alberi, ripensando agli ultimi tre mesi. Dubitava che Laing avesse mai saputo di Brittany Brockbank, ma doveva aver indagato quanto bastava per conoscere la storia del processo di Whittaker e la citazione ‘Mistress of the Salmon Salt’ dal banco degli imputati. Era come se Laing si fosse lasciato dietro una serie di tracce apposta per lui, senza avere idea di quanto avrebbero funzionato.
Shanker accese la radio. Strike, che avrebbe preferito riprendere a dormire, non protestò, ma abbassò il vetro del finestrino e si mise a fumare sporgendo fuori la testa. Alla luce sempre più abbagliante del sole si rese conto che il vestito italiano che aveva indossato senza pensarci era disseminato di macchie di salsa e di vino rosso. Sfregò, cercando di togliere le più vistose, fino a quando di colpo ricordò qualcosa.
«Oh, cazzo».
«Cosa succede?»
«Ho dimenticato di scaricare una persona».
Shanker cominciò a ridere. Strike rise mestamente, anche se gli faceva male a tutta la faccia.
«Dobbiamo cercare di impedire questo matrimonio, Bunsen?»
«Certo che no» disse Strike, tirando fuori un’altra sigaretta. «Sono stato invitato. Sono un amico. Un ospite».
«L’hai licenziata» disse Shanker. «Non è un segno di amicizia, a casa mia...»
Strike si astenne dal far notare che Shanker non aveva quasi mai conosciuto nessuno che avesse un lavoro.
«È come tua madre» continuò Shanker, dopo un lungo silenzio.
«Chi?»
«La tua Robin. Buona. Voleva salvare quella bambina».
Strike trovò difficile spiegare il rifiuto di salvare un bambino a un uomo che era stato salvato da un canale di scolo, sanguinante, a sedici anni.
«Be’, voglio fare il possibile per riprendermela, no? Ma, la prossima volta che ti telefona... se mai ti telefonasse...»
«Sì, sì, te lo dirò, Bunsen».
Lo specchietto laterale mostrava a Strike una faccia che poteva appartenere alla vittima di un incidente stradale. Il naso era enorme e violaceo e l’orecchio sinistro nero. Alla luce del giorno vide che il frettoloso tentativo di sbarbarsi con la mano sinistra non aveva dato i frutti sperati. Si immaginò nell’atto di entrare in fondo alla chiesa e si rese conto che non sarebbe passato inosservato, poi pensò alla scena che ci sarebbe stata se Robin avesse deciso che non lo voleva lì. Non aveva intenzione di rovinarle quel giorno. Alla prima richiesta di togliersi dai piedi, giurò a se stesso, avrebbe ottemperato.
«BUNSEN!» urlò Shanker eccitato, facendo sobbalzare Strike. Shanker alzò il volume della radio.
«... arresto è stato condotto a termine nel caso dello Squartatore di Shacklewell. Dopo una scrupolosa ispezione in un appartamento di Wollaston Close, Londra, la polizia ha accusato Donald Laing, trentaquattro anni, degli omicidi di Kelsey Platt, Heather Smart, Martina Rossi e Sadie Roach, del tentato omicidio di Lila Monkton e della grave aggressione a una sesta, anonima donna...»
«Non hanno parlato di te!» disse Shanker, quando il giornalista ebbe finito. Sembrava deluso.
«Ovviamente» rispose Strike, lottando con un insolito nervosismo. Aveva appena visto la prima indicazione per Masham. «Ma lo faranno. E per fortuna: ho bisogno di pubblicità se voglio rimettere in piedi la mia agenzia».
Si guardò istintivamente il polso, ma si era dimenticato che non aveva più l’orologio, e consultò quello sul cruscotto.
«Dacci dentro, Shanker. Sennò ci perdiamo l’inizio».
Strike divenne sempre più ansioso man mano che si avvicinavano alla destinazione. La cerimonia doveva essere iniziata già da venti minuti quando finalmente attaccarono la salita di Masham, mentre Strike cercava di trovare sul telefonino l’ubicazione della chiesa.
«Per di qua» disse, indicando freneticamente il lato opposto della più vasta piazza del mercato che avesse mai visto, stipata di gente ferma alle bancarelle. Shanker sfrecciò attorno alla periferia del mercato, attirandosi gli sguardi torvi di molti passanti. Un uomo con un cappello floscio e piatto agitò il pugno verso l’uomo sfregiato che guidava così pericolosamente nel cuore tranquillo di Masham.
«Parcheggia qui, dove trovi!» disse Strike, notando due Bentley blu scuro ornate di nastri bianchi parcheggiate in fondo alla piazza, gli autisti che chiacchieravano al sole con i cappelli in mano. Quando Shanker frenò, si guardarono intorno. Strike si liberò della cintura di sicurezza; vide la guglia della chiesa sopra le cime degli alberi. Aveva la nausea, sicuramente per la quarantina di sigarette che aveva fumato quella notte, per la mancanza di sonno e per la guida di Shanker.
Strike si era già allontanato di qualche metro dalla macchina, quando si bloccò e tornò sui propri passi.
«Aspettami. Forse non mi fermo».
Corse di nuovo via passando davanti agli autisti, si strinse nervosamente il nodo della cravatta, poi si ricordò lo stato della sua faccia e del suo vestito e si domandò a cosa mai potesse servire.
Zoppicò oltre i cancelli e per il sagrato deserto. L’imponente chiesa gli ricordò St Dionysius a Market Harborough, al tempo in cui lui e Robin erano ancora amici. Il silenzio sull’assonnato, assolato cimitero sembrava quasi minaccioso. Si lasciò sulla destra una strana colonna coperta di intagli, dall’aspetto quasi pagano, e si avvicinò alle pesanti porte di quercia.
Afferrata la maniglia con la mano sinistra, sostò per un istante.
«Fanculo» mormorò a se stesso, e aprì facendo meno rumore che poté.
L’odore di rose lo investì: rose bianche dello Yorkshire che pendevano lussureggianti da alti sostegni e decoravano le estremità delle panche gremite. Una foresta di cappelli variopinti si stendeva fino all’altare. In pochi si voltarono a guardare Strike che avanzava a passo strascicato, ma chi lo fece sgranò gli occhi. Strike passò rasente alla parete posteriore, guardando fisso in fondo alla navata.
Robin aveva una coroncina di rose bianche sui lunghi e ondulati capelli. Strike non riusciva a scorgerne il volto, ma vide che non aveva più l’ingessatura. Anche da lontano, notò la lunga cicatrice purpurea sul dorso dell’avambraccio.
«Vuoi tu» giunse la voce squillante di un invisibile parroco, «Robin Venetia Ellacott, prendere quest’uomo, Matthew John Cunliffe, come tuo legittimo sposo, per amarlo e onorarlo...»
Esausto, teso, lo sguardo fisso su Robin, Strike non si era reso conto di quanto fosse vicino alla composizione floreale posata su un sottile sostegno bronzeo a forma di tulipano.
«... nella buona e nella cattiva sorte, nella salute e nella malattia, finché morte...»
«Oh cazzo» disse Strike.
La composizione che aveva urtato si rovesciò come al rallentatore e cadde con un tonfo assordante sul pavimento. Tutti i presenti e la coppia si voltarono a guardare.
«Mi... Cristo, mi dispiace» disse Strike, disperato.
Da qualche parte in mezzo all’assemblea un uomo rise. La maggior parte dei presenti tornò immediatamente a guardare l’altare, ma alcuni continuarono a fissare Strike, prima di riprendere la loro compostezza.
«... non vi separi» concluse il parroco con santa pazienza.
La bella sposa, che non aveva sorriso una sola volta durante l’intera cerimonia, adesso era raggiante.
«Sì» disse Robin con voce squillante guardando dritto negli occhi non il suo novello sposo dall’espressione impietrita, ma il malconcio, sanguinante individuo che aveva appena mandato i suoi fiori a schiantarsi sul pavimento.