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Then Came the Last Days of May58
Aveva pensato che fosse morta. Non si era sorpreso di non aver visto notizie sui giornali, perché lei era una battona. Non aveva visto niente nemmeno sulla prima che aveva fatto fuori. Le puttane non contano un cazzo, non sono nessuno, tutti se ne fregano. La Segretaria sì che avrebbe fatto il botto, perché lavorava per lo stronzo: una ragazza onesta col suo bel fidanzato, il tipo per cui i giornalisti sbavano...
Non capiva come la troia potesse essere ancora viva, però. Ricordava la sensazione del suo torace sotto il coltello, lo schiocco del metallo che penetra la pelle, lo stridio dell’acciaio sull’osso, il sangue che fiotta. L’avevano trovata degli studenti, secondo il giornale. Studenti del cazzo.
Lui, però, lui aveva ancora le sue dita.
Lei aveva fornito un identikit. Che cagata! I poliziotti erano scimmie rasate in divisa, dal primo all’ultimo. Pensavano che quel disegno potesse servire a qualcosa? Non gli somigliava neanche un po’; poteva essere chiunque, bianco o nero. Sarebbe scoppiato a ridere se non ci fosse stata lì Cosa, ma a Cosa non sarebbe piaciuto vederlo ridere su una prostituta morta e un identikit.
Cosa rompeva proprio i coglioni in quei giorni. Si era dovuto fare il mazzo per fare la pace dopo averla trattata male, aveva dovuto chiedere scusa, comportarsi da bravo bambino. «Ero fuori di me» aveva detto. «Proprio fuori di me». Aveva dovuto coccolarla e comprarle dei fiori del cazzo e stare chiuso in casa, per farle passare la rabbia, e adesso Cosa se ne approfittava, come fanno sempre le donne, voleva prendersi tutto il braccio, tutto quello che poteva.
«Non mi piace quando vai via».
Farò andar via TE, cazzo, se continui con ’sta musica.
Le aveva raccontato una balla su un’opportunità di lavoro, ma per la prima volta nella vita lei aveva osato fargli delle domande: chi te ne ha parlato? E per quanto starai via?
Lui la guardava parlare e sognava di tirarle un pugno così forte in quella sua faccia del cazzo da fracassarle le ossa...
Ma Cosa gli serviva ancora per un po’, almeno fino a quando non faceva fuori la Segretaria.
Cosa lo amava ancora, era questo il suo asso nella manica: sapeva di poterla rimettere in riga con la minaccia di lasciarla per sempre. Non voleva esagerare, però. E allora continuò con i fiori, i baci, le gentilezze che attenuavano il ricordo della sua sfuriata e lo dissolvevano nella stupida, confusa memoria di Cosa. Si premurava di aggiungere un piccolo calmante alle bevande che le offriva, un qualcosina che la tenesse un po’ fuori, a piangergli sulla spalla, aggrappata a lui.
Paziente, gentile, ma determinato.
Alla fine lei acconsentì: una settimana via, lontano, libero di fare quello che voleva.