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The Girl That Love Made Blind27
Martedì mattina. Cosa stava dormendo dopo una notte che a sentir Cosa era stata lunga e dura. Come se a lui gliene fregasse, anche se doveva comportarsi come se gliene fregasse. Aveva convinto Cosa ad andare a letto e, quando Cosa aveva cominciato a respirare profondamente e uniformemente, lui l’aveva osservata per un po’, immaginando di soffocarla, di guardare i suoi occhi aperti mentre lottava per respirare, la faccia che diventava lentamente paonazza...
Quand’era stato sicuro che non l’avrebbe svegliata, aveva lasciato la stanza in silenzio, aveva infilato un giubbotto ed era sgattaiolato fuori nel primo mattino per mettersi in cerca della Segretaria. Era la prima possibilità che aveva di seguirla dopo tanti giorni ed era troppo in ritardo per iniziare il pedinamento dalla fermata di casa sua. La cosa migliore da fare era appostarsi nei pressi di Denmark Street.
La vide da lontano: quel luminoso, ondulato biondo rame era inconfondibile. Alla puttana vanesia doveva piacere spiccare tra la folla, altrimenti li avrebbe coperti o tagliati o tinti, quei capelli. Volevano tutte attenzione, lo sapeva: dalla prima all’ultima.
Mentre lei si avvicinava, il suo infallibile istinto nel percepire gli umori degli altri gli disse che qualcosa era cambiato. Guardava in basso, le spalle curve, ignorando i passanti che le sciamavano attorno stringendo borse, caffè e telefonini.
La sfiorò quasi, procedendo in direzione opposta, così vicino che ne avrebbe potuto sentire il profumo, se non fossero stati in quella strada affollata, piena di fumi di scappamento e di polvere. Neanche fosse stato un paletto stradale. Questo lo scocciava un po’, anche se era stata sua precisa intenzione quella di passare inosservato. Lui ne aveva fatto il suo oggetto d’attenzione esclusiva, ma lei lo trattava con indifferenza.
In compenso, aveva fatto una scoperta: lei aveva pianto per ore. Sapeva che faccia avevano le donne dopo aver pianto; l’aveva visto un sacco di volte. Gonfia, arrossata e molle, sbavante e piagnucolante: tutte uguali. Adoravano fare le vittime. Le avresti ammazzate solo per vederle chiudere il becco.
Si voltò e la seguì nel breve tragitto verso Denmark Street. Quando le donne erano nel suo stato, diventavano malleabili come non sarebbero mai state se meno angosciate o spaventate. Dimenticavano di fare tutte quelle cose che fanno regolarmente le troie per tenere alla larga la gente come lui: chiavi fra le nocche, telefonini in mano, allarmi antistupro in tasca, spostamenti in gruppo. Diventavano bisognose di attenzioni, riconoscenti per una parola gentile, un orecchio amico. Era così che lui aveva conquistato Cosa.
Accelerò il passo quando la Segretaria svoltò in Denmark Street, che i giornalisti dopo otto giorni avevano finalmente abbandonato. Lei aprì la porta nera dell’ufficio ed entrò.
Sarebbe uscita di nuovo o avrebbe passato tutta la giornata con Strike? Sperava davvero che i due scopassero. Probabilmente lo facevano. Loro due soli soletti in quell’ufficio tutto il giorno... era destino.
Si ritrasse in un portone e tirò fuori il cellulare, senza perdere d’occhio la finestra al secondo piano del numero ventiquattro.