IL TAGLIALEGNA E IL PESCATORE
Quando Talleyrand, avventuriero romantico e vescovo infedele, traversava a cavallo le foreste americane, seguito da Courtiade, l'impeccabile fra i domestici, tentava con qualche difficoltà di perdere tempo e distrarre la mente dalle nefaste notizie che ogni vascello portava dalla Francia.
Nel folto degli alberi, fuori dalle vie battute, si poteva talvolta udire un richiamo: «Courtiade, ci siete?», presto accompagnato da una risposta ossequiosa e remota: «Oh, mio Dio, sì, monsignore, ci sono». Talleyrand sorrideva della propria incongruità di relitto feudale, ormai passato di là dalla frontiera della société, e si guardava intorno: aveva allora l'impressione di risalire il corso della storia, spostandosi nel tempo e nello spazio insieme, via via che dalle città e dai villaggi e dalle fattorie e dai campi finiva fra i cacciatori di castori del Connecticut, guadava immani paludi e si perdeva nelle foreste. In quelle sequenze sembrava che si decomponesse dinanzi ai suoi occhi l'improbabile composto della civiltà, per tornare, a poco a poco, ai suoi elementi semplici. «Ogni giorno che passa» annotava «perdiamo di vista alcune di quelle invenzioni che i nostri bisogni, nel loro moltiplicarsi, hanno reso necessarie; e sembra di viaggiare a ritroso nella storia dei progressi dello spirito umano». Ma quella linea dei «progressi» riservava molte sorprese: giunto di fronte alla massima elementarità, Talleyrand incontrò due personaggi esemplari: il taglialegna e il pescatore. Ne tracciò il ritratto: e quello che apparve non fu il profilo di due forme abbandonate dalla storia ai suoi primordi, ma l'anticipazione di due volti che la storia stava per assumere: erano le silhouettes dei primi uomini nuovi, già in attesa di Tocqueville. Nei loro deserti, si apprestavano a entrare in scena quali rappresentanti della massa. Anzi, erano i rappresentanti di coloro che un'epoca senza ironia avrebbe chiamato «uomini massa». Non già nella grande città, ma nella desolazione della natura intatta, l. odor specificus della massa venne incontro a Talleyrand. Era un dato curioso, da annotare. Talleyrand allegò quei due ritratti, quali istruttivi casi clinici, al suo : Mémoire sur les relations commerciales des Ètats-Unis avec l. Angleterre, che avrebbe letto all'Institut il 4 aprile del 1797.
Il taglialegna. «Il taglialegna americano non si interessa a nulla. Ogni idea di sensibilità gli è remota. Quei rami così elegantemente gettati dalla natura, un buon fogliame, un colore vivido che anima una parte del bosco, un verde più forte che ne incupisce un'altra, tutto questo è niente. Egli non ha ricordi da disporre in alcun luogo. Sua unica idea è la quantità di colpi d'ascia che servono per abbattere un albero. Egli non ha piantato; non conosce quei piaceri. L'albero che potrebbe piantare non vale nulla per lui, perché non lo vedrà mai abbastanza cresciuto per poterlo abbattere: ed è il distruggere che lo fa vivere.
Si distrugge ovunque: perciò ogni luogo gli va bene. Egli non tiene al campo dove ha messo il suo lavoro, perché il suo lavoro è soltanto fatica e nessuna idea di dolcezza vi si mescola. Ciò che esce dalle sue mani non passa da tutte quelle fasi della crescita che tanto inteneriscono il coltivatore. Egli non segue il destino dei suoi prodotti. Non conosce il piacere dei nuovi tentativi. E se, nell'andarsene, non dimentica la sua ascia, non abbandona rimpianti là dove ha vissuto per anni». Il pescatore. «Il pescatore americano acquisisce dalla sua professione un'anima quasi altrettanto incurante. I suoi affetti, il suo interesse, la sua vita si dispongono in margine alla società alla quale si crede che egli appartenga. Sarebbe un pregiudizio pensare che egli ne sia un membro di grande utilità. Perché non bisogna avvicinare questi pescatori a quelli d'Europa e credere che quello sia il modo per formare dei marinai, per creare uomini di mare abili e robusti. In America, esclusi gli abitanti di Nantucket, che cacciano la balena, la pesca è un mestiere da pigri. Stare a due leghe dalla costa, quando non hanno da temere il cattivo tempo, a un miglio quando il tempo è incerto, questo è tutto il coraggio che mostrano. E la lenza è il solo arpione che sappiano maneggiare. Così tutto il loro sapere è solo una piccola astuzia; e la loro azione, che consiste nel tenere un braccio fuori da un battello, assomiglia molto al farniente. «Non amano luogo alcuno e conoscono la terra soltanto attraverso la brutta casa dove abitano. E' il mare che dà loro il nutrimento. Così qualche merluzzo in più o in meno decide della loro patria. Se sembrano diminuire in una certa parte, se ne vanno subito e cercano un'altra patria dove ci sono più merluzzi. «Quando certi scrittori politici hanno detto che la pesca è una sorta di agricoltura, hanno detto una cosa che ha l'aria brillante ma non ha verità. Tutte le qualità, tutte le virtù che sono collegate all'agricoltura mancano all'uomo che si dà alla pesca. L'agricoltura produce un patriota nella accezione buona della parola. La pesca sa soltanto creare dei cosmopoliti». Non è un La Bruyère della barbarie che parlava in questi termini ai membri dell'Institut, ma un sociologo dell'età dell'inflazione e delle bande paramilitari. Intorno gli risuonano Rathenau e Hitler, gli hoboes arrampicati sui treni e la polizia a cavallo. Non vediamo i fusti di alberi maestosi, ma carta straccia che vola a Wall Street, nel silenzio della domenica. Estraiamo il Taglialegna di Talleyrand dalla sua cornice di esotismo boschivo e scopriamo l'Operaio di Junger: in lui si sovrappongono già l'uniforme del soldato e quella del lavoratore, senza neppure bisogno che si scatenino le tempeste d'acciaio. Quell'uomo è un punto di applicazione della violenza tecnica: il suo luogo può essere qualsiasi luogo, perché la sua mente ha perso i loci mnemotecnici a cui appendere le immagini («egli non ha ricordi da disporre in alcun luogo»). Sua ombra è il parassita, il Pescatore, colui che la società conta distrattamente fra i suoi membri, ma alla società non appartiene.
La sua inerzia è maligna e ostile, è uno dei Lumpen migranti, meduse proletarie. Taglialegna e Pescatore si scopriranno, un giorno, nemici: per ora, nelle solitudini americane, li accomuna l'odio per la terra che ancora generosamente li avvolge. E' odio per ciò che cresce e, crescendo, si addolcisce ed estenua. Il loro ritmo è un altro: quello del colpo, dello strappo, metafora del gesto del giocatore che scaglia i dadi. E in questa devozione al colpo si scopre la loro missione cosmopolita: il colpo è in ogni luogo lo stesso («si distrugge ovunque: perciò ogni luogo gli va bene»), la pianta ha il sapore di un unico luogo. I verbosi citoyens che Talleyrand aveva lasciato a Parigi erano ancora buoni e stolidi patrioti agricoli, ma sembravano già arcaici e inattuali dinanzi a queste due nuove maschere che, di là dalla frontiera, sperimentavano i gesti della storia germogliante.