EXEMPLA VOLUPTATIS
Mademoiselle de la Force, prima di dedicarsi come già Madame d'Aulnoy ai racconti di fate, danzava a Ménilmontant con M. de Briou, che sapeva a memoria intere pagine dell. Astrée ed era bello, di piccola nobiltà e grossa fortuna. Avverso alla loro passione, il padre di M. de Briou rinchiuse il figlio in una stanza che dava sul cortile del palazzo. Mademoiselle de la Force assoldò allora un ambulante perché facesse danzare i suoi orsi nel cortile di M. de Briou. Nuda e madida, cucita nella pelle di un orso, Mademoiselle de la Force danzò sotto le finestre dell'amato, ma riuscì anche ad avvicinarsi a lui e ad accordarsi per un nuovo incontro, mentre con le zampe batteva il tempo. Dopo l'esibizione, l'ambulante distribuì un paniere di fichi fra i suoi orsi e li riportò verso il Pont-Neuf. «Un vicino della terra di Combourg era venuto a passare qualche giorno al castello insieme a sua moglie, molto attraente. Successe qualcosa nel villaggio, non ricordo cosa; si corse ad una delle finestre del salone per guardare. Vi arrivai per primo, la straniera si precipitava dietro i miei passi, volli cederle il posto e mi volsi verso di lei; ella mi tagliò senza volerlo la strada, e mi sentii stretto fra lei e la finestra. Non seppi più quel che avveniva intorno a me». «Una negra di tredici o quattordici anni, quasi nuda e di singolare bellezza, ci aprì la barriera del recinto come una giovane Notte. Comprammo dolci di mais, polli, uova, latte, e tornammo alla casa con le nostre damigiane e i nostri panieri. Donai il mio fazzoletto di seta alla piccola Africana: fu una schiava ad accogliermi nella terra della libertà». «Su quegli stessi marciapiedi dove ora si vedono passeggiare esseri sporchi e uomini in redingote, passavano ragazzine con mantelletta bianca, cappello di paglia annodato sotto il mento con un nastro, cestino al braccio, con frutta o un libro; tutte tenevano gli occhi bassi, tutte arrossivano quando le si guardava. «L'Inghilterra» dice Shakespeare «è un nido di cigni in mezzo alle acque»». Une femme curieuse: La voluttà è uno stato dell'immaginazione che precede, accompagna e segue il piacere. La si può paragonare a quell'aspetto che prendono gli alberi di un parco, i gradini di una scalinata, il profilo di un maniero quando sono illuminati dalla luna. Allora una emanazione luminosa fa risaltare la loro natura; e un alone mirabilmente dolce li avvolge.
Come tre déesses delle Folies Bergère appaiono Madame Tallien, Juliette Récamier e Joséphine de Beauharnais al Bal des Victimes nel Napoléon di Gance, fedele alla Légende anche nella Voluttà. Non incedono qui su una passerella abbagliante, hanno solo da scendere qualche grigio gradino, sul quale emanano «una dolce luminescenza», scrisse un giornale, mentre dal fondo, attraverso le sbarre della prigione, la remota luce del mondo esterno aureola spalle e capigliature. La pellicola è virata in malva: la camera sospende il suo moto sulle tuniche dischiuse delle flappers del Direttorio. Bonaparte, corrucciato voyeur, si ritira in un angolo. Riprende il moto della camera, insieme alla danza: nei corpi che si mescolano sempre più morbidi, non si distingue la curva dietro il ginocchio da quella del collo e delle braccia. In questa carnalità dell'emulsione la Gloire sboccia dal saio rivoluzionario.