MARIE

Eravamo come Giano. Un corpo con due facce. Così bene attaccati l’uno all’altra che era diventato impossibile disfare i nodi. Nessuno di noi ne aveva voglia.

Tuttavia, avevo deciso di lasciarti. Una decisione… razionale. I commenti degli altri avevano finito per fare breccia in me? O la causa era il tempo che passava? La forza delle cifre tonde? Avevo appena compiuto venticinque anni e, come regalo di compleanno, ti ho supplicato di aiutarmi. Di aiutarmi a lasciarti.

C’erano state tre fasi nella nostra storia. La solitudine prima di conoscerti. L’esaltazione dell’incontro, la seconda nascita. E poi, sette anni dopo, pur stando con te, era sopravvenuta un’altra forma di solitudine, corrosiva e insidiosa. L’allontanarsi degli amici, la riprovazione della famiglia, le risatine degli sconosciuti in metropolitana, la Piccola Signora dei Grandi Uomini…: tutto ciò, è vero, aveva finito per pesarmi.

Aspiravo anch’io alla normalità rassicurante? Alla forza delle strutture? «Werther vuole sistemarsi», scrive Barthes parlando del giovane che sogna di sposare Charlotte. Per Werther, il «sistema è un insieme in cui tutti hanno il loro posto […]; gli sposi, gli amanti, i trii, gli stessi emarginati», tutti tranne lui. Ancora più doloroso: ognuno gli sembra disporre di «un piccolo sistema pratico e affettivo di vincoli contrattuali». Ognuno tranne lui.

Ti ho chiesto di aiutarmi e hai detto di sì. Vedevo bene che il tuo dolore era pari al mio. Mi hai regalato della biancheria intima, molto carina, per «festeggiare la cosa». Un regalo assurdo, come la mia decisione. Siamo usciti dal negozio con facce da funerale. Non è da pazzi essere saggi? La commessa era interdetta.

Qui, caro H., permettimi di ringraziarti ancora una volta. Infatti, nel mio folle desiderio di ricominciare tutto da capo – e come se le cose fossero collegate – avevo deciso di lasciare anche il mio lavoro. Basta con i conti d’esercizio, i piani a medio e lungo termine, i margini lordi di autofinanziamento. Volevo scrivere e tu mi hai presa sul serio. Mi hai incoraggiata a inviare a un giornale il mio primo pezzo, un articoletto formato francobollo di cui aspettavo febbrilmente la pubblicazione e che tanto peso avrebbe avuto sul seguito della storia.