MARIE

Da te

Dopo l’amore, mi lavi nella vasca con un guanto da toilette e sapone alla lavanda.

Mi fai fare merenda come fossi una bambina, con fettine di pane spalmate di miele bianco.

Poi passiamo nel salone. Metti su un disco, forse la Sonata «Arpeggione».

Se a quel punto torna tua moglie, si unisce a noi. Non è raro che ce ne stiamo tutti e tre insieme ad ascoltare, scuotendo il capo secondo il ritmo.

Da me

Appostata vicino al pianoforte a coda, spio il tuo arrivo. Lo scricchiolio del ghiaino mi avverte della tua presenza. La tua auto appare fra gli alti abeti dell’ingresso. La tua scampanellata è sempre breve.

Fra le tue braccia, c’è l’odore del camoscio – il giubbotto che indossi – e il timbro caldo delle tue parole. Ti porto nella mia camera, chiudo la porta. Metto della musica. Forse La morte e la fanciulla.

Non mi curo di quello che può udire mia sorella.