ANNA

Insieme ai suoi libri c’è un articolo su Venere che reca la sua firma. Un testo pubblicato su una rivista di storia:

Le feste in onore di Venere sono tutte all’insegna del piacere. Un piacere che può spingersi fino alla licenziosità, come attestato dalle Adonie che celebrano la resurrezione di Adone, il suo amante.

Il suo amante o uno dei suoi amanti. Infatti Venere passa allegramente dall’uno all’altro. Sposa di Vulcano, tradisce il dio del fuoco con quello della guerra, Marte, per quanto egli sia tutt’altro che una bellezza. Con lui farà un figlio, Cupido. Si narra che Vulcano, furioso per la scoperta dell’adulterio, decida di vendicarsi e, sorpresi gli amanti in flagrante delitto, li imprigioni in una rete, rendendoli così ridicoli agli occhi di tutti. Questa vergogna passeggera, però, non impedirà a Venere di dividere il suo letto con molti altri, da Nettuno a Mercurio, da Bacco a Adone… o con dei mortali come Anchise.

C’è, in Venere, un qualcosa di incontrollabile: la dea rappresenta l’intera gamma dei rapporti amorosi, dai più innocenti ai più sregolati, dai più pudichi ai più scatenati. Non è un caso che porti stretta in vita una cintura dove sono racchiusi quelli che gli Antichi descrivevano come «le grazie, il sorriso che seduce, i sospiri che persuadono e l’eloquenza degli occhi». Questo attributo possiede tali poteri che un giorno Giunone se lo sarebbe addirittura fatto prestare per riattizzare gli ardori di Giove! Simboleggia la passione che ti imprigiona e il desiderio che ti stringe, come una cintura impossibile da slacciare. Ecco perché Lucrezio parla del rischio che Venere ti agguanti e conclude che «evitare di cadere nei lacci d’amore / non è così difficile come districarsi, una volta presi / in mezzo alle reti».*

Sì, c’è tutta questa ambivalenza in Venere. Gli eccessi della passione – riguardo ai quali gli Antichi non si sono stancati di mostrare quanto fosse saggio tenersene alla larga – ma anche una sorta di estrema tolleranza. Per i romani, l’amore, la sessualità non sono «percepiti indipendentemente dalle altre pratiche corporee». I «tutori» sono una cosa normale. Gli Antichi affidano senza remore l’iniziazione sentimentale e sessuale delle fanciulle a uomini molto più vecchi di loro. Barbaro sarebbe gettarle in pasto a debuttanti incolti, impazienti o privi di esperienza…

Insomma, a duemila anni di distanza, e riguardo alle questioni di cuore, le nostre proibizioni morali sarebbero apparse loro ben risibili.