17
Trovare una barca non era stato un problema. La truppa D era andata in avanscoperta e aveva individuato una grande chiatta a vela, senza zavorra, alcuni chilometri a valle di Richmond. Era ormeggiata a un molo galleggiante. Purtroppo in quella zona c’erano in giro troppe persone per potersi impadronire dell’imbarcazione senza rischiare uno scontro, che avrebbe attirato l’attenzione. Così erano rimasti nascosti nell’erba alta fino a sera, quando il capitano Greene aveva guidato i suoi uomini nel fiume per un assalto silenzioso. Una lampada accesa aveva annunciato il via libera e, appena anche gli altri erano saliti sulla passerella, John si era aspettato di trovare un mucchio di cadaveri. Invece i pescatori erano stati saldamente legati ai barili di pesce e imbavagliati, senza spargere una sola goccia di sangue.
«Volete un po’ di sushi?» aveva chiesto Greene, masticando un pezzetto di orata cruda.
Arrivati in prossimità di Dartford, il gruppo di Greene era sbarcato sulla riva nord del Tamigi e, augurando un semplice «in bocca al lupo e buona caccia», aveva iniziato una rapida marcia verso Upminster. Gli altri, tornati indietro, ormeggiarono l’imbarcazione sulla riva meridionale, diedero un po’ d’acqua ai pescatori terrorizzati e li lasciarono lì, in attesa di essere liberati da qualche viandante.
«È ora che io vada», salutò Trevor, mentre si preparava a partire con la truppa A alla volta di Sevenoaks. Si mise in spalla l’AK-47 con una tracolla di corda.
«Cerca di trovare i ragazzi, ma non fare pazzie», gli raccomandò John, tirandolo in disparte. «Mi serve un testimone di nozze.»
«Immagino che Emily non ne sappia nulla, capo», replicò Trevor.
«Glielo dirò quando saremo a casa. Questione di scaramanzia.»
«Quindi pensi che accetterà.»
«Be’, sono o non sono un narcisista con troppa autostima? Scherzi a parte, Trev, non farti uccidere. Stai attaccato a Marsh: è uno stronzo, lo so, ma è anche un buon soldato. Quando sarà il momento, manderemo qualcuno ad avvisarvi. Se vedi che la faccenda diventa troppo pericolosa e stai rischiando grosso, taglia la corda. Porta il culo all’interno della zona di confine e torna sulla Terra.»
Una volta che Trevor e la truppa A furono partiti, John ed Emily salutarono anche Kyle e la truppa D.
«Ho deciso, John, non andrò con loro», annunciò il fratello.
«Cazzo, anche tu eri d’accordo con questo piano», ribatté l’altro. «Non puoi cambiare le carte in tavola proprio adesso.»
«Posso e l’ho fatto», obiettò l’altro. «E comunque ne ho parlato con Emily ieri sera e mi ha detto che per lei non c’è problema.»
«Grazie mille, tesoro», commento John con sarcasmo.
«Sbrigatevela tra voi», replicò lei. «Comunque, se Kyle vuole venire, per me va bene.»
«Perché non vuoi che venga con te?» volle sapere Kyle.
«Non so cosa accadrà. Sarà davvero dura. E dovremo muoverci alla svelta.»
«Quindi non credi che un tizio fuori forma e con un ginocchio malconcio riesca a starti dietro... È questo che intendi.»
«Finiscila, Kyle. Non volevo nemmeno che venisse Emily, poi mi ha convinto di essere l’unica in grado di persuadere Loomis a collaborare.»
Kyle cacciò indietro le lacrime di frustrazione. Distolse lo sguardo per qualche secondo, prima di posarlo sul fratello. «Per tutta la vita ho vissuto nella tua maledetta ombra. E ho sempre avuto così tanta paura di quell’ombra che adesso temo persino la mia. In questi ultimi giorni ho ritrovato un po’ di rispetto per me stesso e sai una cosa? Ci si sente proprio bene. Voglio continuare così, John, e tu non riuscirai a impedirmelo. Verrò con voi. Inoltre, se i vostri AK-47 si dovessero inceppare, sarei l’unico in grado di risolvere il problema.»
John scosse la testa e sorrise. «Hai ragione. È difficile trovare dei bravi armaioli all’Inferno, o almeno così mi hanno detto.» Sentì alle spalle la voce di Emily che lo chiamava. «Lo so, lo so, sono un bravo ragazzo.»
«Lo sei di sicuro, ma non si tratta di questo. Guarda.»
Emily stava indicando più a valle, dove la cima dell’albero di un’imbarcazione spuntava sopra una macchia di piante e cespugli.
Anche Yates l’aveva avvistata. Con pochi gesti, divise il suo gruppo in tre squadre, invitando John, Kyle ed Emily a unirsi a lui in quella centrale, mentre le altre due coprivano i fianchi. Penetrarono con cautela nel boschetto, avanzando il più silenziosamente possibile, e s’inerpicarono su una collina.
Yates fu il primo ad avere una buona visuale del fiume sottostante. «Cristo!»
Anche gli altri lo raggiunsero.
John emise un profondo sospiro. «È molto peggio di quanto mi aspettassi.»
Sotto di loro, una marea umana si muoveva verso Dartford. Dal loro punto di osservazione, il villaggio sembrava vuoto. Dai camini non si levava un filo di fumo. Eppure, fiumi di persone stavano arrivando da ogni direzione. Chi veniva da nord, doveva guadare il fiume. Un gran numero di piccole barche a remi stava fornendo una sorta di servizio traghetto. La maggior parte di quelli che arrivavano via terra era a piedi, alcuni si muovevano a cavallo o con i carri. Tra i contadini, spiccavano anche alcuni soldati del re, riconoscibili dalle uniformi e dalle insegne. La marcia sembrava lenta e calma, non certo una caotica corsa a precipizio: alla fine, tutto il perimetro del villaggio era circondato dai dannati. Mentre John e i suoi compagni li osservavano dall’alto, alcuni di loro fecero qualche timido passo in avanti finché non sparirono.
«Ecco come funziona una zona di confine», spiegò Emily. «Mi vengono i brividi, se penso a quello che sta succedendo dall’altra parte.»
Yates si lasciò sfuggire un fischio sommesso. «Credo proprio che le munizioni non basteranno.»
«Be’, siete famosi per la capacità d’improvvisare», replicò John.
«Allora improvviseremo», approvò Yates.
«Dubito che troveremo il personale del MAAC tra quella gente», osservò Emily.
«Di questo si occuperanno loro, noi dobbiamo proseguire», concluse John.
«Da dove pensi che arrivi quella nave?» domandò Kyle.
Era un poderoso veliero a quattro alberi, ancorato nella parte più profonda del fiume. Stavano calando in acqua una scialuppa.
«È una nave da guerra. Un galeone, ma non credo sia inglese. Guardate la bandiera.»
«Mio Dio, John, mi sembrano i colori della Francia», replicò Emily.
«Un’invasione?» domandò Yates.
«Non credo, è da sola», rispose John. «Temo che possa significare qualcosa di ben più grave. Forse anche sul continente si è diffusa la voce dell’esistenza delle zone di confine. Questa è la cattiva notizia.»
«Quale sarebbe quella buona?» lo incalzò Kyle.
«Che forse abbiamo trovato un passaggio per la Francia», replicò Emily.
L’operazione richiedeva la copertura delle tenebre e doveva essere condotta nel silenzio più assoluto. Sebbene fossero costretti a trascorrere un intero giorno in attesa, la prospettiva di prendere il controllo del galeone francese era troppo allettante. John provò a formulare delle ipotesi con Yates e il sergente O’Malley, un tipo con un forte accento di Belfast. Se l’intero equipaggio aveva abbandonato la nave per unirsi alla migrazione verso la Terra, allora il galeone sarebbe stato sostanzialmente inutilizzabile e l’attesa sarebbe risultata vana. Se invece gli uomini erano rimasti a bordo, avrebbero dovuto farli prigionieri e servirsene per attraversare la Manica. Il modo più sicuro per farlo, era che la truppa B si occupasse dell’arrembaggio e della cattura della ciurma. Tuttavia John, Kyle ed Emily da soli non sarebbero mai riusciti a tenere sotto controllo l’intero equipaggio durante la navigazione verso la Francia, nemmeno sotto la minaccia degli AK-47. La nave era troppo grande per sorvegliarla tutta e impedire un ammutinamento.
«I francesi adesso sono alleati di Garibaldi, perciò forse ci offriranno la loro collaborazione quando diremo loro chi siamo e cosa abbiamo fatto», rifletté ad alta voce Emily.
«Chiunque sia disposto a trasportare qualcuno a Dartford è di certo un furfante», obiettò John. «Non possiamo fidarci di loro.»
«Non abbiamo alternative», spiegò Yates. «Dovete portare con voi qualcuno dei miei uomini. Immagino che sappiate meglio di me quanti ne occorrono per governare una nave come quella.»
«Due basteranno», commentò John.
«E quanti AK-47 volete?» domandò Yates.
«Nessuno. Servono a voi. Uno dei vostri può prendere il mio fucile. Io mi procurerò un moschetto a bordo.»
«E io so ricaricare in fretta un fucile ad avancarica», assicurò Kyle. «Quindi l’altro tizio può usare il mio AK-47.»
«Molto bene», approvò Yates. «Cercherò un volontario.»
«Credevo di aver detto due uomini», osservò John.
O’Malley fece una smorfia. «Immagino che il capitano mi abbia appena dato un ordine. È un subdolo bastardo in queste cose. Vado dai ragazzi. Se non si offrirà nessuno, prenderemo Culpepper.»
Quando scese l’oscurità, la truppa B uscì dal boschetto e raggiunse la riva del fiume a monte del galeone, ben distante dai dannati che cercavano ancora di raggiungere la terra promessa di Dartford. John, Emily e Kyle aspettarono tra i giunchi con tutti i fucili e le munizioni, mentre i SAS scivolavano in acqua e iniziavano a nuotare verso la nave da guerra armati solo dei coltelli presi nella fucina di William.
Restarono in attesa.
Passò mezz’ora, poi un’ora.
In lontananza sentirono alcune grida provenire da Dartford, ma dal fiume non giungeva nessun rumore. La notte era impenetrabile; credere che la nave fosse ancora lì era quasi un atto di fede. Finalmente udirono uno sciabordio di remi e una scialuppa apparve in fondo al fiume: trasportava Yates e sei dei suoi uomini.
«Saltate dentro», bisbigliò Yates.
«L’equipaggio era a bordo?» s’informò Emily.
«Sì, una decina di uomini e il loro comandante.»
«Come mai ci avete messo così tanto tempo?» domandò John.
«Li abbiamo neutralizzati in un batter d’occhio. Poi però ci siamo assicurati che non ci fosse sfuggito nessuno e abbiamo dovuto radunare tutti i fucili, i coltelli e le spade. Ha idea di quanti anfratti ci siano in navi come quella?»
«Lo so bene», replicò John, ricordando le sue fin troppo recenti traversate della Manica. «Come sta il comandante?» domandò, mentre tornavano remando al galeone.
«È incazzato», rispose Yates. «Parla inglese e impreca in francese.»
«Sa cosa vogliamo da lui?» chiese John.
«Ho pensato che avreste voluto dirglielo voi. Avete fame?» Yates aprì un cestino pieno di pane e formaggio. «L’ho trovato nella sua cabina.»
«Io ho una fame da lupo», s’intromise Emily.
Il comandante La Rue era davvero furibondo. Il sergente O’Malley gli aveva fatto la cortesia di non infilargli un bavaglio in bocca, ma era stato confinato nella sua cabina, con le mani e i piedi legati.
«Ho saputo che parlate inglese», esordì John.
«Chi siete?» ribatté La Rue.
«John Camp. Immagino che non abbiate mai sentito parlare di me.»
«Perché dovrei conoscervi?» fece l’altro con disprezzo, annusandolo.
«Non so se siete al corrente dei recenti eventi in Francia.»
«Se vi riferite alla destituzione di re Massimiliano e alla nostra alleanza con Italia e Iberia, sì, ne sono informato. Ma tutto ciò cos’ha a che fare con uno straniero come voi?»
«Io e i miei compagni siamo, come posso dire, al servizio del vostro nuovo re, Garibaldi.»
«Niente di tutto questo mi riguarda. Devo la mia fedeltà al duca di Bretagna. E lui non si cura di certe alleanze. Noi badiamo ai nostri affari.»
«Siete molto lontano dalla Bretagna, come mai?»
«Perché voi siete qui?» ribatté La Rue in tono di sfida. «E perché avete preso possesso del mio vascello?»
«Mi piacete, comandante», affermò John. «Sergente, lo sleghi.»
O’Malley iniziò a sciogliere i nodi.
Camp riprese a parlare: «Secondo me siete a conoscenza del passaggio che si è aperto tra i nostri due mondi e avete appena lasciato sull’altra riva un carico di passeggeri che volevano attraversare. Io e i miei compagni siamo qui per cercare d’interrompere il collegamento tra la Terra e l’Inferno. Dovrebbe essere un viaggio di sola andata, e vogliamo che resti tale».
«Grazie», disse La Rue, massaggiandosi i polsi. «Sì, è per questo che sono qui. La voce del miracolo che avviene in questo villaggio inglese ha raggiunto la Bretagna. Molti vogliono un secondo assaggio della vita e sono disposti a pagare gente come me per averne l’occasione.»
«Scommetto che il vostro duca non sa che state facendo un secondo lavoro in nero.»
«Non capisco quel che dite.»
«Significa che lavorate per conto vostro a sua insaputa. Così tutto il denaro finisce nelle vostre tasche.»
«Preferirei non parlare di queste cose.»
«Ovviamente. Ditemi, perché non avete attraversato anche voi?»
La Rue chiese se poteva avere un po’ del suo vino e se ne versò un bicchiere. «Ammetto di averci pensato qualche volta, ma poi mi sono domandato: perché? Ho sentito raccontare da uomini di epoche recenti com’è diventato meraviglioso il mondo. Naturalmente mi piacerebbe rivedere il sole, guardare i bambini che giocano, leggere un libro, ascoltare un’orchestra da camera, passeggiare tra uomini che non siano tutti tagliagole e furfanti spregevoli come me. Ma io sono un uomo di mare, al comando di un galeone. Mi hanno detto che non ci sono galeoni nel vostro mondo. Cosa farei? Qui me la passo piuttosto bene, godo della protezione del duca, ho una comoda dimora a Brest, migliore di quella che avevo quando ero in vita, e finora ho evitato le celle di putrefazione. Resterò all’Inferno. Mi sono rassegnato.»
«Be’, spero vi rassegnerete anche a portarci in Francia. Stasera stessa.»
La Rue rispose con un’energica scrollata di spalle. «Quanto mi pagherete?»
«Ecco la mia migliore offerta: se collaborerete, non vi pianterò una pallottola in testa.»
Il comandante arricciò le labbra con disprezzo. «La vostra generosità mi lascia senza parole, monsieur.»