16. FUORI DALL'IPERREALTÀ (I)
Sappiamo quello che stiamo facendo? È possibile, sì, anche se sul momento tutto avviene come in sogno, senza alcuna premeditazione da parte nostra.
Dopo colazione Federico ci lascia in una caffetteria sulle Ramblas e si dirige verso il punto di accesso del Teatro per stabilire la connessione con in musicisti (attività che con gusto retrò definisce “accordare gli strumenti”) e fare le ultime prove del suono.
È dal mattino che avverto un certo imbarazzo tra me e Clara, ma lo attribuisco al nervosismo per il concerto; immagino che voglia tornare in camera per provare, e invece lei mi sorprende con la richiesta di un bagno al mare.
In preda a una strana agitazione le propongo uno scenario tropicale su MoreLand, ottenendo in risposta una risata che è come una cascata di acqua cristallina: «Roberto, siamo a Barcellona, non voglio uno scenario. Voglio il mare!».
Non provo vergogna nei confronti di Clara da quando ero poco più di un bambino, ma questa volta arrossisco per la mia idiozia.
Vinco l’imbarazzo e noleggio due bici (da quando non pedaliamo su vere biciclette?) e ci lasciamo portare dal vento lungo le Ramblas, fin sotto il monumento di Cristoforo Colombo che domina Portal de la Pau, e giù fino alla Barceloneta.
Di quella mattina in spiaggia posso riportare alla mente in un istante ogni particolare: il primo che mi si affaccia alla memoria è un piede di Clara. Ho visto i suoi piedi nudi infinite volte, fin dall’adolescenza, senza mai attribuire a quella vista alcun significato erotico. Ma ora ne sono incantato.
Risalgo con lo stomaco in subbuglio lungo il ginocchio, la gamba lievemente dorata, i fianchi, il seno. L’ho già vista in costume, ma questa è la prima volta che desidero il suo corpo. E il mio, di corpo, non coopera: ho la nausea.
Per paura di vomitare mi lancio in una corsa precipitosa verso il mare e nel tuffarmi bagno Clara, suscitando ancora quella risata come una cascata di piccoli campanelli d’oro.
Non mi chiedo perché questa ilarità, oggi in particolare, vivo ogni istante completamente immerso in me stesso.
Forse è questa la vita che la gente faceva un tempo, prima dell’iperrealtà?
Dopo il bagno ci lasciamo asciugare da un sole tiepido di tarda primavera, parlando animatamente e avvicinandoci pericolosamente. Clara mi investe con il suo entusiasmo, con la sua risata, con discorsi precipitosi sulla musica e sulla natura.