11. GLI ALTRI

 

 

Nelle nostre adolescenze incantate siamo consapevoli solo di noi stessi. Se provo a ricostruire gli anni della nostra amicizia, le uniche figure che si affacciano sulla scena sembrano essere quelle di Federico, Clara e la mia.

Chiusi nella nostra illusione, siamo ignari degli altri.

Ma gli altri devono esserci, è impossibile che attraversiamo cinque anni delle nostre vite nel più completo isolamento.

Ci sono i nostri compagni di corso, anche se raramente li incontriamo di persona: comparse che accedono al forum scolastico da svariate città d'Italia, con cui l'unico confronto si svolge sulle materie di studio e durante i lavori di gruppo.

Sono fantasmi che non conosciamo per nome (come loro non conoscono noi), ma con il nickname che usano sulla piattaforma. Solo una volta incontriamo due di loro, ma questo avviene in un periodo in cui già la nostra amicizia vacilla.

C'è, naturalmente, quel ragazzo di Clara intorno ai diciassette anni. Il racconto delle loro prime esperienze di sesso virtuale angosciano me e Federico al punto che rimuoviamo immediatamente il suo nome – e per diversi mesi vediamo pochissimo Clara.

Ci sono le nostre famiglie: i miei non so fino a che punto siano partecipi di quello che sta accadendo nelle nostre vite; non riescono a capire i mutamenti tecnologici e temono che ci alieneremo dalla realtà. Sfilano in anacronistici cortei nelle piazze, rimproverandomi di non unirmi a loro: sono conviti di battersi per il mio futuro, non capiscono che io lo sto già vivendo, mentre loro si battono per il proprio passato.

Se Federico ha una famiglia, noi non l'abbiamo mai saputo.

Vediamo di tanto in tanto il padre di Clara, un bravo violoncellista che ha avviato la figlia sulla strada della musica (il che spiega l'organico delle Canzoni senza parole). Ci accoglie a casa sua rumorosamente – ecco da dove viene l'esuberanza di Clara – offrendoci del vino di sua produzione e guidando le nostre discussioni sulla musica contemporanea. È convinto che ormai, dopo che la dodecafonia e la serialità sono definitivamente entrati nel canone classico, l'unica strada è un eterno neoclassicismo che lui disprezza.

– Ma questo vorrebbe dire che la musica europea è morta! – si ribella il mio amico. – Vedrà! Vedrà!

(Quanto più bruciante dovrà apparirgli la mia accusa di neoclassicismo alle Canzoni senza parole!).

Clara ha una sorella più piccola che a sedici anni mostrerà una bellezza ancora più luminosa della sua. Per un periodo si unisce a noi, ma ha interessi diversi e quando comincia a incontrare dei ragazzi si allontana.

Restiamo di nuovo in tre, prigionieri dell'incanto che ci impedisce di vedere gli altri.