15. STANZE (I)
Il palazzo di Atlante ha innumerevoli stanze. Immagino il mio amico che vaga come un fantasma per lunghi corridoi, aprendo e chiudendo infinite porte: ognuna di esse mantiene in vita un istante del nostro passato. L’adolescenza incantata, i sogni barcellonesi, il concerto al Liceu, il sorriso di Clara; un’altra porta introduce ai giorni della nostra amicizia.
Dietro una porta lo vedo abbracciare Clara al riparo di una sporgenza rocciosa; io sono qualche metro più in là, li guardo mentre si stringono per asciugarsi dalla pioggia, e a me si stringe il cuore.
Eccolo ancora al Teatro Liceu: ognuno di noi guarda l'altro, e in quello sguardo vede qualcosa di diverso.
In una delle stanze il mio amico rivede ancora il sorriso di Clara. Quel sorriso che ha visto per la prima volta a Barcellona, la bocca chiusa per modulare un si bemolle senza parole, gli occhi increspati in un’espressione di felicità.
Lo rivede un’ultima volta in ospedale, dove va a trovarla dopo la nascita del nostro primo figlio. (Tacitamente abbiamo concordato per la sua visita un momento in cui sono assente). È affannato per aver fatto le scale di corsa, si guarda intorno smarrito tra le camere di degenza e infine la scorge, semidistesa su un lettino, mentre allatta il neonato. Non si vedono da sei anni, ma lei lo saluta come se fossero passati solo poche ore: senza cambiare posizione, increspa leggermente gli occhi nel suo sorriso muto.
Cosa significa quel sorriso? Non ho mai avuto il coraggio di chiederlo a mia moglie.
Oggi penso a quel sorriso come all’ultimo istante di condivisione tra noi: il gesto del musicista sospeso ancora per qualche attimo sull'orlo del silenzio. Al Liceu, quando già tutto era compromesso, Clara ha voluto con quella lieve increspatura degli occhi dire addio a noi, alla nostra amicizia.
Se Federico si illude di qualcosa, sono sicuro che non è intenzione di Clara. Quel giorno è stato troppo intenso per noi due, perché ci sia spazio per Federico: mentre gli sorride Clara ripensa al tocco imbarazzato delle nostre labbra sotto gli alberi di Parc Güell, alle mani che mi tremano mentre le mie dita si intrecciano alle sue.