MAROCCO -
Mi guidi nella scelta un qualche dio…
Voglio legger di nuovo le iscrizioni.
Che dice questo scrignetto di piombo?
“Chi sceglie me sar� obbligato a dare
ed arrischiare tutto quel che ha”.
“Sar� obbligato a dare…” E per che cosa?
Per del piombo?… Arrischiare per del piombo!
Questo scrigno promette solo rischi.
Chi mette a rischio tutto quel che ha,
spera, rischiando, sostanziosi introiti.
Un ingegno dorato
non s’abbassa a bramar vile sostanza;
ed io nulla darò né arrischierò
per del piombo. Che dice ora l’argento
in quel suo bel pallore virginale?
“Chi sceglie me s’avr� quel che si merita”.
“S’avr� quel che si merita…”
Fermati qui, Marocco, e pesa bene
con equa mano quello che tu vali.
Se ti devi pesare sulla base
della valuta che fai di te stesso,
tu meriti abbastanza; l’“abbastanza”
potrebbe tuttavia non tanto estendersi
fino a includere questa signora;
dubitare d’altronde del mio merito
sarebbe disistima di me stesso…
“S’avr� quel che si merita…”
Ebbene, questo è proprio la signora!
Io me la merito pei miei natali,
e per le mie fortune, le mie grazie,
i modi della mia educazione;
ma ancora più di tutto questo insieme,
io me la merito per il mio amore!
Se mi fermassi qui, e scegliessi questo?…
Prima, però, leggiamo un’altra volta
quello ch’è inciso sullo scrigno d’oro:
“Chi sceglie me avr� ciò cui molti agognano”…
È chiaro: è questa dama!
È proprio lei cui tutto il mondo agogna,
se per baciare questo reliquiario
d’una santa terrena che respira
vengon dai quattro canti della terra.
I deserti d’Ircania e le selvagge
solitudini dell’immensa Arabia
son divenute tante vie maestre
per quanti principi per esse passano
per venire a veder la bella Porzia.
L’equoreo regno che, col capo altero,
manda in alto i suoi sputi in faccia al cielo,
non è ostacolo ai principi stranieri
che lo traversano come un ruscello
per venire a mirar la bella Porzia.
La celestiale immagine di lei
è chiusa in uno di questi tre scrigni.
Che sia quello di piombo a contenerla?
No, che sarebbe un vero sacrilegio
sol concepire un sì basso pensiero!
Troppo vile materia, per serbare
il suo sudario in quell’oscura tomba.
O devo credere ch’ella si trovi
racchiusa nell’argento che dell’oro
è meno puro almen dieci volte?
O reo pensiero! Mai sì ricca gemma
fu incastonata meno che nell’oro.
In Inghilterra ha corso una moneta
con l’effigie d’un angelo nell’oro,
ma scolpita soltanto in superficie;
qui invece un angelo giace all’interno
d’un letto d’oro… Datemi la chiave!
Scelgo questo, e m’assista la fortuna!
(Apre lo scrigno d’oro)
Oh, diavolo! Che cosa c’è qui dentro?
Un teschio, nelle cui scavate occhiaie
un cartiglio. Leggiamo che c’è scritto:
(Legge)
“Non è tutt’oro quello che risplende;
“questa massima udita hai tu sovente.
“Più d’un uomo la vita ha maledetto
“per badar solo al mio esterno aspetto.
“Vermi racchiude ogni dorato avello.
“Se, così come ardito tu sei stato,
“uomo saggio ti fossi dimostrato,
“giovin di membra, vecchio di cervello,
“non saresti rimasto inappagato.
“Addio. Gelata è ormai la tua profferta,
“gelata invero, ed invano sofferta.
“Di’ dunque addio all’amore perduto, “e porgi al gelo un caldo benvenuto”.
O Porzia, addio. Ho il cuore troppo greve
per dilungarmi in tediosi congedi;
così partono tutti i perditori.
(Esce col seguito. Tromba)