Prefazione

Per toccare il punto più bello del blu, nel cielo, quel blu che nessuno ha mai nemmeno osato immaginare, hai bisogno di volare in alto, hai bisogno di essere leggero. Staccare i piedi da terra è una dimensione che si realizza quando due particelle lontanissime, che milioni di anni prima erano una cosa sola, entrano di nuovo in comunicazione, in contatto, dopo essersi cercate disperatamente. E il nirvana ti esplode nel cuore e cancella dubbi, rabbia e dolore.

Tutte le volte che sfioravo i tuoi capelli succedeva questo, mi sembrava che il contatto delle mie dita fosse un piccolo miracolo, ogni tocco un miracolo. Le mie mani sul tuo corpo erano la prova che le parole, la ragione e la matematica non potessero nulla davanti a quella straordinaria magia rappresentata da due anime che si cercano da così tanto, da molto prima che qualcuno o qualcosa desse loro un nome o una forma. Eravamo l’uno il completamento dell’altro, insieme per essere interi, uniti per avere un senso, vicini per non mancarci, eravamo la scintilla del fiammifero appena acceso, il profumo del cornetto appena sfornato, eravamo le dita che si intrecciano ed emettono quel fruscìo che sa di vita e felicità, e bastava uno sfioramento a trasportarci sul nostro piccolo prezioso universo, su quel mondo dove il tempo non esisteva, quello da dove eravamo partiti, in cui eravamo sempre stati. Questo eravamo noi, questo siamo noi: angoli di paradiso. Pezzi di cielo. Io e te ci siamo baciati subito, in modo profondo, come non avevo mai fatto con nessuno. Non erano ancora le nostre labbra a toccarsi, era molto di più. Erano i nostri pensieri...