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Dopo l’uccisione di Cynthia Kidd era arrivato il VIC, il Veicolo Incidenti Critici: un camper di dieci metri riadattato per servire da centro di comando mobile, che si era fermato a due porte di distanza dalla casa dei Kidd. La strada era stata bloccata da tutti e due i lati dell’isolato, e i giornalisti attendevano nel punto più vicino alla scena. Le indagini continuavano, mentre gli agenti coinvolti nell’incidente del mattino venivano ascoltati dai detective della Divisione Indagini Interne nella seconda stanza del VIC, detta “il box”, per le sue dimensioni quadrate.

I detective della DII sentirono gli agenti delle operazioni speciali uno per uno, e Ballard era l’ultima della lista. Ogni agente aveva accanto un rappresentante sindacale, perché tutti sapevano che il risultato dell’indagine avrebbe influito sulla loro carriera. Regnava un silenzio cupo. Una squadra d’assalto addestrata aveva ucciso la moglie di un indiziato in arresto. Era un errore tattico colossale. Se si aggiungeva il fatto che la donna in questione era nera, si potevano prevedere l’impellente tempesta mediatica e le proteste. Sarebbe stato detto che la donna era disarmata ed era stata abbattuta. La storia vera, che era già brutta di suo, sarebbe stata piegata ai bisogni di coloro che avevano convenienza ad agitare le acque. Sulla scena tutti lo sapevano: ecco il motivo della cappa di terrore che avvolgeva quella strada residenziale di Rialto.

Ballard fu chiamata quasi tre ore dopo lo sparo. La seduta, con una detective della DII di nome Kathryn Meloni, durò ventisei minuti e si concentrò soprattutto sulla tattica utilizzata da Ballard durante l’arresto e su quelle che aveva visto usare alla squadra d’assalto. La sua rappresentante sindacale, Teresa Hohman, era una sua ex compagna d’accademia. Avevano lottato duro l’una contro l’altra in tutte le prove, per emergere come la migliore recluta femminile, ma poi avevano sempre festeggiato i reciproci risultati con abbracci e birre al club dell’accademia.

Fino alle ultime battute del colloquio, Ballard credeva di non aver detto nulla di potenzialmente dannoso, per se stessa o per la squadra d’assalto. Poi Meloni le rivolse una domanda tranello.

«A che punto ha udito il tenente Gonzalez o qualcun altro ordinare di sorvegliare la porta d’ingresso?»

Ballard si prese diversi secondi prima di rispondere. Hohman le sussurrò all’orecchio che una risposta buona non c’era, ma che doveva comunque dire qualcosa.

«Urlavano tutti» disse Ballard alla fine. «Principalmente contro Elvin Kidd a bordo del pickup. Io ero concentrata su di lui e sul mio ruolo nell’arresto. Perciò non ho udito quell’ordine specifico quando è stato dato.»

«Sta dicendo che l’ordine è stato dato e lei non l’ha sentito?» chiese Meloni. «O che non è stato dato affatto?»

Ballard scosse la testa. «Non posso rispondere con sicurezza. Ero concentrata su ciò che stavo facendo. È così che veniamo addestrati, e ho seguito l’addestramento.»

«Torniamo alla riunione preparatoria dell’operazione» disse Meloni. «Ha detto al tenente Gonzalez che il sospettato era sposato?»

«Sì.»

«Ha detto a lui o ad altri membri della squadra che la moglie poteva essere in casa?»

«Visto che l’arresto era programmato di mattina presto, credo sapessimo tutti che lei poteva essere in casa.»

«Grazie, detective. Per ora è tutto.»

Allungò una mano per spegnere il registratore ma si bloccò. «Un’ultima cosa» disse. «Crede che l’uccisione della signora Kidd possa aver salvato la vita di qualche agente, oggi?»

Stavolta Ballard non esitò.

«Sì, senza dubbio. È vero, indossavamo giubbotti antiproiettile e loro avevano anche i caschi. Ma io ero allo scoperto davanti al pickup, avrebbe potuto sparare a me. Poi ha esitato per un attimo ed è stata colpita a sua volta.»

«Se ha esitato, crede fosse perché non intendeva sparare?»

«No, avrebbe sparato, me lo sentivo. Ma ha esitato perché io mi trovavo tra lei e suo marito, prima che Kidd tentasse la fuga. Deve aver pensato che sparando a me rischiava di colpire lui. È per questo che ha esitato. Poi è stata colpita e forse questo mi ha salvato la vita.»

«Grazie, detective Ballard.»

«Non c’è di che.»

«Resti qui, se non le dispiace. Il suo capitano vuole parlare con lei.»

«Il mio capitano?»

«Il capitano Olivas. Sta lavorando a questo caso per lui, no?»

«Ah, sì, certo. Mi scusi, sono ancora un po’ scossa.»

«È comprensibile. Gli dico di entrare.»

Ballard era sorpresa dalla presenza di Olivas. Erano a più di un’ora di distanza da Los Angeles e non si aspettava che lui fosse coinvolto nell’indagine della DII. Pensando a tutta velocità, comprese che il capitano doveva essere stato informato sui fatti che avevano portato all’arresto di Elvin Kidd. E quindi sapeva ciò che lei aveva fatto.

«Mi ha detto che vuole parlarti da solo» intervenne Hohman. «Per te va bene? Se preferisci resto.»

Lei e Teresa si vedevano per una birra, di tanto in tanto, e Ballard le aveva raccontato la sua storia con Olivas.

«No, è tutto a posto» rispose Ballard. «Digli di entrare.»

La verità era che preferiva non ci fossero testimoni per quello che sarebbe successo a breve, anche se Teresa era una sua amica e rappresentante sindacale.

Teresa uscì. Olivas salì a bordo del VIC, attraversò la sala esterna ed entrò nel box. Senza dire una parola si sedette al tavolo, di fronte a Ballard. La fissò per un paio di secondi prima di parlare.

«So come hai fatto» disse.

«Fatto cosa?»

«Come hai messo la mia firma sul mandato per le intercettazioni.»

Era inutile negare la verità. Ballard sapeva che non era la mossa giusta.

«E?»

«E sono disposto a darti corda.»

«Perché?»

«Perché mi manca un anno alla pensione. Non mi serve un’altra lotta con te e al momento questo caso è un altro fiore all’occhiello, per me. Abbiamo preso un assassino e risolto un caso di trent’anni fa.»

«Abbiamo?»

«È così che va giocata la partita. Vinciamo tutti e due. Tu conservi il distintivo, io faccio bella figura. Dov’è il problema?»

«La donna che è stata ammazzata lo vedrebbe, un problema.»

«Le persone fanno cose stupide in situazioni di forte stress. La moglie di un gangster? Non ci saranno contraccolpi, almeno a livello interno. Ci saranno proteste, i Black Lives Matter agiteranno le acque, e tutto il resto. Ma nel dipartimento quella donna rappresenta solo un danno collaterale. Quello che sto dicendo, Ballard, è che potrei distruggerti, per quello che hai fatto. Toglierti il distintivo. Ma non lo farò. Ti darò il credito per questo caso e in cambio tu lo darai a me.»

Ballard aveva capito. Il personale di comando del dipartimento si prendeva cura dei suoi. Olivas voleva un’ultima promozione, prima di chiudere la carriera.

«Vuole diventare vicecapo, vero?» gli disse. «Bel colpo, andarsene con una pensione da vicecapo. Se poi ci aggiunge un lavoro privato come capo della sicurezza di qualche grande azienda, sono un sacco di soldi, eh? Potrà vivere in spiaggia.»

Le pensioni dei dipendenti pubblici erano calcolate in base all’ultimo stipendio, e nello staff di comando del dipartimento c’era una lunga storia di promozioni appena prima della pensione, il tutto a spese dei cittadini. Spesso per il resto del personale c’erano retrocessioni punitive, che si traducevano in una diminuzione della buonuscita e della pensione. Ballard pensò alla battaglia legale che Harry Bosch aveva ingaggiato dopo il suo pensionamento forzato. Non ne conosceva i dettagli, ma sapeva che il dipartimento aveva cercato di fregarlo.

«Questi sono affari miei» rispose Olivas. «Quello che ci serve ora è accordarci sulle prossime mosse.»

«Come faccio a sapere che alla fine non rimarrò fregata?»

«Sapevo che l’avresti chiesto. Facciamo così: appena qui si sarà posata la polvere, torniamo a Los Angeles e teniamo una conferenza stampa, tu e io, e raccontiamo com’è andata. Questa è la tua assicurazione. Una volta che la storia sarà di dominio pubblico, io farei una pessima figura se prima di andarmene facessi qualcosa contro di te. È chiaro?»

Ballard trovava rivoltante l’idea di fare una conferenza stampa con il suo oppressore, la sua nemesi.

«Sulla conferenza, passo» disse. «Ma dividiamo il credito e io mi tengo il distintivo. E non ho bisogno di un’assicurazione. Se lei cerca di fare una cosa qualsiasi contro di me prima del suo addio definitivo, racconto al mondo del nostro sporco accordo, e andrà in pensione come tenente invece che come vicecapo. È chiaro?»

Prese il telefono che aveva posato sulla coscia e lo appoggiò sul tavolo. L’app di registrazione era aperta e il tempo trascorso era di trentuno minuti.

«Regola numero uno» disse. «Se gli Affari Interni o la DII registrano un colloquio con te, lo registri anche tu, per sicurezza. Diciamo che me lo sono dimenticato acceso.»

La rabbia salì agli occhi di Olivas, irrigidendogli il viso.

«Si rilassi, capitano. Qui ci perdiamo tutti e due. Non posso danneggiare lei senza danneggiare anche me. Questo è il punto.»

«Ballard» disse Olivas. «C’è una cosa di te che mi affascina, a parte il tuo fisico. Sei una vera stronza, e anche subdola. E questo mi piace, mi è sempre piaciuto.»

Quelle parole avevano lo scopo di ferirla e distrarla, Ballard lo sapeva. Tolse il telefono dal tavolo un attimo prima che lui lo afferrasse, e le loro mani si sfiorarono. Si alzò di scatto, facendo sbattere la sedia contro la parete di alluminio.

«Vuole provare a prendermelo? Sono diventata più forte da quando ha tentato di violentarmi. Stavolta la prendo a calci nel culo.»

Olivas restò seduto e alzò le mani. «Calma, Ballard, calma. Non facciamo pazzie. Io rispetterò l’accordo.»

La porta della saletta si aprì e si affacciò Teresa Hohman, attratta dal rumore della sedia contro la parete. «Tutto bene, qui dentro?»

«Tutto a posto» rispose Olivas.

Hohman non si accontentò della sua parola e solo quando Ballard annuì si tirò indietro e richiuse la porta.

Ballard fissò Olivas. «Allora, abbiamo un accordo?»

«Ho detto di sì.»

Lei spense il registratore e mise il telefono in tasca.

«Ma ora voglio un’altra cosa» disse. «Anzi, due.»

«Gesù Cristo. Sentiamo.»

«Se Kidd decide di confessare, io conduco il colloquio.»

«Non c’è problema, ma non parlerà. In carcere lo ammazzerebbero. Ha già mandato affanculo quelli della DII, quando hanno provato a interrogarlo sull’uccisione della moglie. Non vuole un colloquio, vuole un avvocato.»

«Va bene, ma se dovesse cambiare idea, il caso è mio e io faccio il colloquio.»

«D’accordo. Qual è l’altra richiesta?»

«Il caso dell’incendio doloso. Voglio entrarci di nuovo.»

«Non posso semplicemente…»

«È stato un crimine notturno, ci vuole una detective notturna. È quello che dovrà dire. Avvisi le altre persone coinvolte che domani alle otto ci sarà una riunione per aggiornarmi sugli sviluppi.»

«E va bene. Ma resta un caso della DRO e i miei uomini sono al comando.»

«Accetto. Allora abbiamo finito.»

«Voglio il rapporto sommario su questo caso prima della riunione di domani.»

«Non c’è problema.»

Prima che uscisse Olivas disse: «Attenta a te, Ballard.»

Lei si voltò a guardarlo. Era una minaccia impotente. Gli sorrise senza allegria. «Altrettanto, capitano.»