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BOSCH

Erano le 9.05 e al dipartimento 106 non c’era traccia del paramedico Albert Morales. Bosch era in piedi vicino alla porta dell’aula, per poter uscire a guardare in corridoio, cosa che faceva ogni cinque minuti. Haller, al tavolo della difesa, spostava carte e fascicoli per dare l’impressione di star preparando il suo intervento.

«Signor Haller» disse l’impiegata. «Il giudice è pronto.»

Il suo tono trasmetteva l’impazienza che il giudice doveva averle comunicato al telefono, dal suo studio interno al tribunale.

«Lo so» rispose Haller. «Sto solo cercando la dichiarazione di un testimone, poi sono pronto anch’io.»

«Possiamo far entrare il suo cliente?»

Haller si voltò a lanciare a Bosch un’occhiata accusatoria, del tipo “mi hai fregato”. «Non ancora» disse. «Mi lasci conferire un attimo con il mio investigatore.»

Si alzò e uscì a passo di carica dal cancelletto.

«Io non sono il tuo investigatore» sussurrò Bosch.

«E chi cazzo se ne frega, l’ho detto per l’impiegata, mica per te. Dove cazzo è il testimone?»

«Non lo so. Sul mandato c’era scritto alle nove, ma qui non lo vedo. L’unico modo che ho di contattarlo è chiamare il suo dipartimento, ma so che oggi aveva il giorno libero.»

«Gesù Cristo!»

«Prova a chiedere al giudice un’altra ora. Esco e vado…»

«L’unica cosa che mi darà il giudice è una menzione sfavorevole per disprezzo della corte. Se non la sta già scrivendo proprio adesso. Posso tenere il dito nella crepa della diga forse per altri cinque minuti. Dopodiché devo far entrare l’esperta del dna e seguire il piano alla rovescia…»

La porta si aprì e Bosch riconobbe Morales, in borghese e contrariato almeno quanto Haller. Aveva la fronte imperlata di sudore e portava il suo kit da primo soccorso, che somigliava a un grosso carniere da pesca.

«È lui.»

«Ah, era ora.»

Bosch lasciò il fratellastro e andò da Morales. «Sul mandato c’era scritto alle nove.»

«Non trovavo parcheggio. Ho dovuto lasciare la macchina al mio dipartimento e sono venuto a piedi portandomi dietro questa. Pesa quindici chili. E gli ascensori di questo posto sono lentissimi.»

«Va bene, ora vada a sedersi in corridoio su una panca. Non parli con nessuno, si calmi e non si muova finché non verrò a chiamarla.»

«Sono zuppo di sudore, devo andare in bagno a darmi una rinfrescata.»

«In fondo al corridoio, oltre gli ascensori. Ma faccia in fretta e torni subito. Vuole lasciare qui la cassetta? Gliela tengo d’occhio io.»

«Non me ne faccio niente di tutta questa gentilezza, io qua non ci volevo neanche venire.»

Morales uscì dall’aula e Bosch tornò da Haller. «Sarà pronto tra cinque minuti. È venuto a piedi, è sudato e voleva rinfrescarsi un attimo.»

«Ha portato l’aggeggio?»

«Penso di sì. Non gliel’ho chiesto.»

«Meglio per lui se l’ha preso.»

Haller fece dietrofront e riattraversò il cancelletto. Con un gesto attirò l’attenzione dell’impiegata. «Può portare dentro il mio cliente e avvisare il giudice» disse. «La difesa è pronta a procedere.»

Saldano, che rappresentava l’accusa, gli lanciò un’occhiata sospettosa. Non sapeva cosa stesse succedendo.

Dieci minuti dopo la seduta ebbe inizio. Herstadt era accanto a Haller, il giudice Falcone era sul suo scranno, ma i banchi della giuria erano vuoti. Bosch osservava dalla fila in fondo della galleria, vicino alla porta dell’aula.

Il giudice era irritato, perché aveva raccomandato la puntualità ai giurati e loro erano arrivati in anticipo, ma adesso dovevano starsene seduti in sala riunioni mentre gli avvocati discutevano sull’inclusione di un testimone inatteso. Morales non era sulla lista che la difesa aveva fornito alla corte e all’accusa all’inizio del processo. Saldano aveva obiettato per principio alla sua testimonianza, senza nemmeno sapere chi fosse e cosa avesse da dire.

La giornata cominciava male.

«Signor Haller, quando ieri le ho firmato il mandato di comparizione, non le ho garantito che il suo testimone sarebbe stato ammesso» disse il giudice. «Anticipavo l’obiezione del pubblico ministero e mi aspettavo che lei fornisse una ragione solida per includerlo in questa ultima fase del processo.»

«Vostro onore» disse Haller. «La corte ha concesso spazio di manovra alla difesa e gliene siamo grati. Ma come lei ha detto ai giurati all’inizio, il processo è una ricerca della verità. Il mio investigatore ieri sera ha localizzato un testimone che potrebbe cambiare il corso di questa ricerca. Impedire ai giurati di ascoltarlo sarebbe ingiusto non solo verso il mio cliente, ma anche verso il popolo della California.

Falcone guardò la galleria e incrociò lo sguardo di Bosch. Per un attimo, a Bosch sembrò di vedere un lampo di delusione nei suoi occhi e una volta di più desiderò che Haller smettesse di riferirsi a lui come il suo investigatore.

«Vede, signor Haller» disse il giudice. «Lei, con il suo investigatore, ha creato una circostanza palesemente ingiusta verso l’accusa. La signora Saldano non ha avuto il tempo di prepararsi per questa testimonianza, di interrogare il testimone per proprio conto o di incaricare il proprio investigatore di vagliarne il background.»

«Vostro onore, faccio parte anch’io dello stesso club» rispose Haller. «Non ho mai parlato con il testimone e non l’ho nemmeno mai visto. Come ho detto prima, la sua importanza è stata scoperta ieri nel tardo pomeriggio. Se non sbaglio lei ha firmato il mandato alle cinque e un quarto. E lui ora è qui per testimoniare. Scopriremo tutti insieme ciò che ha da dire nel momento in cui lo dirà.»

«E cosa intende chiedergli, di preciso?»

«Le mie domande vertono sugli eventi in cui è stato coinvolto il giorno dell’omicidio. Si tratta del paramedico che ha curato il mio cliente quando ha avuto il suo attacco nella caffetteria, circa un’ora prima dell’omicidio del giudice Montgomery.»

«Signora Saldano, desidera rispondere?»

Saldano non aveva ancora quarant’anni ed era una stella nascente nell’ufficio del procuratore distrettuale. Era assegnata all’Unità Reati Gravi e i media tendevano a seguirla ovunque. Bosch aveva già notato i giornalisti seduti in prima fila tra il pubblico.

«Grazie, vostro onore» rispose la donna. «Lo stato potrebbe obiettare semplicemente sulla base già delineata dalla corte: mancanza di preavviso e mancata inclusione del testimone nella lista della difesa. Ma poiché il signor Haller ha scelto di appellarsi alla ricerca della verità, nella sua richiesta di una dispensa, lo stato obietta che questo testimone non ha da aggiungere nulla che ci porti più vicini alla verità. Abbiamo già ascoltato la testimonianza dell’esperto chiamato dal signor Haller sull’attacco che il suo cliente pare abbia subito in quella caffetteria e lo stato non ha obiettato. Il nuovo testimone può solo ripetere le stesse informazioni.»

Prese fiato prima di concludere. «Perciò, vostro onore, sono convinta che questa sia una tattica dilatoria e uno spreco del tempo della corte. Altro fumo e giochi di specchi da parte di un mago dei tribunali che non ha più nulla nella sua valigia di trucchi.»

Bosch sorrise e notò che anche Haller, che era girato verso il tavolo dell’accusa, faceva fatica a trattenere un’espressione compiaciuta.

Appena Saldano si sedette, Haller si alzò in piedi. «Vostro onore, posso?»

«Sia breve, signor Haller» rispose il giudice. «La giuria aspetta dalle nove.»

«Fumo e giochi di specchi, vostro onore? Una valigia di trucchi? Qui la posta in gioco è la vita di un uomo. Obietto a questa caratterizzazione da parte dell’accusa. È una…»

«Per favore, signor Haller, lei è stato definito in modi peggiori in questa stessa aula. E non prendiamoci in giro: sappiamo entrambi che la signora Saldano le ha appena fornito il prossimo slogan per gli annunci pubblicitari con i quali lei tappezza autobus e panchine dei parchi pubblici. Mi sembra già di vederli: “Un mago dei tribunali, lo definisce l’ufficio del procuratore distrettuale.”»

Ci fu un mormorio di risate in aula e Saldano abbassò la testa, rendendosi conto di ciò che aveva fatto.

«La ringrazio dell’idea, giudice» disse Haller. «La metterò in pratica non appena questo processo sarà concluso. Ma la cosa importante, qui e ora, è che la vita e la libertà del mio cliente sono in pericolo, e qui fuori in corridoio c’è un uomo disposto a testimoniare che a mio parere è in grado di fare chiarezza su ciò che è accaduto, non solo nella caffetteria ma anche un’ora dopo a Grand Park, al suo amico e collega il giudice Montgomery. Le informazioni che mi aspetto il testimone sia in grado di fornire sono rilevanti rispetto a un punto chiave: l’affidabilità delle prove presentate dall’accusa. Infine, mi lasci aggiungere che l’esistenza di questo testimone avrebbe dovuto essere nota alla controparte: il mio investigatore ha preso il suo nome dai materiali che ci sono stati forniti dall’accusa. Chiedo il permesso, appellandomi all’indulgenza della corte, di ammettere in aula questo nuovo testimone.»

Haller si risedette e il giudice guardò Saldano, la quale non si alzò. «Accettiamo il giudizio della corte» si limitò a dire.

Falcone annuì. «Va bene, signor Haller, il suo testimone sarà ammesso ma darò alla signora Saldano tutto il tempo di cui avrà bisogno per prepararsi, sempre che intenda controinterrogare il teste.»

«Grazie, vostro onore» rispose Haller.

Si voltò e fece un cenno del capo a Bosch, il quale si alzò per andare a prendere Morales.