24
Ballard ricevette una chiamata poco prima della fine del turno, che le impedì di finire il rapporto per la riunione alla DRO su Banks e le procurò dello straordinario non pagato. La pattuglia l’aveva chiamata per gestire una lite domestica violenta su Citrus Avenue, a sud di Fountain. Due uomini che condividevano un appartamento con una sola stanza da letto e un solo bagno avevano litigato sul diritto di usare la doccia prima di andare al lavoro. Avevano passato la notte a bere e a drogarsi, e la lite era iniziata quando uno dei due si era chiuso a chiave in bagno dopo aver preso l’ultimo asciugamano pulito. L’altro aveva obiettato, sfondando la porta con un calcio e spaccando il naso al primo con un pugno. Era scoppiata una rissa che aveva svegliato gli altri inquilini del palazzo. Quando era arrivata la polizia, i due erano pieni di lividi e troppo malmessi per andare a lavorare.
Gli agenti volevano che se ne occupasse un detective, per evitare future ripercussioni. Ballard parlò prima con loro, poi con le due persone coinvolte. Si rese conto che il vero motivo della lite non era l’asciugamano pulito o la doccia, ma un problema nella relazione tra i due. Ciò nonostante, decise di fermarli entrambi, come protezione per loro e per se stessa. Le dispute domestiche sono delicate. Calmare i nervi di tutti e ritirarsi in buon ordine sembra la cosa più sensata da fare, ma se poi un’ora, una settimana o un anno dopo uno dei due ammazza l’altro, i vicini parlano con i giornalisti e dicono che la polizia era venuta una volta ma non aveva fatto nulla. Perciò, meglio andare sul sicuro. Quello era anche il motivo per cui gli agenti di pattuglia non volevano assumersi la responsabilità di una decisione.
Ballard arrestò i due uomini e li fece portare, in auto separate, al reparto di custodia della Divisione Hollywood, dove sarebbero stati messi in celle adiacenti. Le scartoffie relative all’arresto e gli altri documenti che Ballard doveva preparare le presero tempo fino alle sette, oltre la fine del turno.
Dopodiché, andò in centro con l’auto di servizio e parcheggiò in First Street davanti al PAB. Non c’erano posti liberi, ma era in ritardo e sperava che i vigili urbani avrebbero riconosciuto l’auto senza insegne della polizia, evitando di multarla. Inoltre, non pensava di restare dentro a lungo.
Con lo zainetto su una spalla e una busta da prove marrone in mano, salì al quinto piano, entrò nella Divisione Rapine e Omicidi e si rese conto che era la prima volta che ci tornava, dopo il trasferimento imposto all’ultimo spettacolo della Divisione Hollywood. Osservò l’ampia sala, iniziando dall’ufficio del capitano nell’angolo in fondo. Oltre la vetrata non vide nessuno, né Olivas, né Nuccio e Spellman, quindi si diresse alla sala operativa. La targa scorrevole sulla porta era posizionata su OCCUPATO. Ballard bussò una volta sola ed entrò.
Si trattava di un magazzino riconvertito, tre metri e mezzo per nove, con un tavolo da riunioni al centro, lavagne bianche e schermi piatti alle pareti. Veniva usata quando si creava una task force per un caso specifico, per riunioni tra investigatori e per indagini delicate di cui era meglio non discutere in sala detective.
Il capitano Robert Olivas era seduto a capotavola. Alla sua sinistra c’erano Nuccio e Spellman, e alla sua destra i detective Drucker e Ferlita, specializzati in casi che implicavano incendi. Drucker era alla DRO da tanto tempo da essersi meritato il soprannome di Rottame, perché nel tempo aveva dovuto sostituire con delle protesi entrambe le ginocchia, un’anca e una spalla.
«Detective Ballard» disse Olivas, in tono tranquillo, senza manifestare l’ostilità che di sicuro provava ancora per lei.
«Capitano» rispose lei, nello stesso tono.
«L’investigatore Nuccio mi aveva avvisato del suo probabile arrivo, ma abbiamo la situazione sotto controllo, non c’è bisogno di lei.»
«Meglio, perché ho parcheggiato in divieto di sosta. Ma prima di andarmene, ho pensato che voleste vedere le prove che ho raccolto.»
«Prove, detective? Mi è stato detto che lunedì notte ha lasciato la scena non appena ha potuto.»
«Non è proprio così, sono andata via quando il dipartimento dei vigili mi ha detto che rilevava l’indagine e che avrebbe contattato la DRO se ci fossero stati dei cambiamenti.»
Gli stava dicendo quale sarebbe stata la sua versione se lui avesse tentato di crearle guai su come aveva gestito la chiamata. Era convinta che Nuccio e Spellman non fossero un problema, perché sembravano abbastanza intelligenti da non mettersi in mezzo in una controversia interna alla polizia.
Olivas, un uomo taciturno con un ampio girovita, sembrò decidere che non valeva la pena di fare polemica. Come aveva detto Amy Dodd, non voleva onde che turbassero il suo ultimo anno di navigazione. E Ballard sapeva che questo avrebbe aiutato il suo vero piano per quella riunione.
«Cos’ha in mano?» chiese Olivas. «Noi qui non siamo nemmeno sicuri di trovarci davanti a un omicidio.»
«Quello è il motivo per cui qui prendete un lauto stipendio, no? Per scoprirlo.»
Olivas abbandonò i convenevoli. «Glielo chiedo di nuovo, cos’ha in mano, Ballard?»
Il suo tono era cambiato, ora trasparivano condiscendenza e antipatia. Ballard posò la busta sul tavolo.
«Per cominciare, questa» disse. «Una bottiglia da un quinto di gallone di vodka Tito’s, vuota.»
«E in che modo c’entra con l’indagine?»
Ballard indicò Nuccio. «L’ispettore Nuccio ieri mi ha detto che il livello alcolico nel sangue della vittima era trentasei, secondo l’ufficio del coroner. Per raggiungerlo ci vuole un bel po’ d’alcol. Ho parlato con alcuni senzatetto che conoscevano Banks e mi hanno detto che lunedì notte l’hanno visto bere una bottiglia di Tito’s che non aveva voluto condividere. Hanno detto che gliel’aveva regalata qualcuno, un “angelo custode”. Ho recuperato il vuoto da un altro senzatetto accampato sullo stesso marciapiede, che raccoglie bottiglie e lattine da riciclare. Ovviamente la catena di custodia è quella che è, ma lui si è detto sicuro di aver preso la bottiglia dopo che Banks l’aveva bevuta. Ho pensato che voleste rilevare le impronte latenti. Se trovate quelle di Banks, la versione è confermata. Ma potreste trovare anche quelle dell’angelo custode, e magari si tratta di qualcuno con cui vorrete parlare, nel caso abbia aiutato apposta Banks a ubriacarsi per potergli poi dare fuoco.»
Olivas digerì l’informazione, poi chiese: «Qualcuno ha visto questo angelo custode? Parliamo di un uomo, di una donna?».
«Nessuno di quelli con cui ho parlato l’ha visto» rispose Ballard. «Ma sono stata da Mako’s, su Santa Monica, e c’è un video di una donna con una Mercedes che compra una bottiglia di Tito’s circa quattro ore prima dell’incendio in cui Banks è morto. Può essere una coincidenza, ma lascio a voi scoprirlo.»
Olivas guardò i suoi uomini.
«È debole» disse. «Tutta questa storia è debole. Prendete la bottiglia e tutto quello che ha Ballard. Dobbiamo prendere anche la stufa e fare le nostre analisi. Prima di decidere se si tratta di morte accidentale, dobbiamo avere tutto chiaro. Ballard, può andare. Adesso è fuori servizio, giusto?»
«Esatto. Arrivederci. Fatemi sapere se avete bisogno di me per darvi una mano sulla scena, stanotte.»
«Non sarà necessario» disse Olivas. «Da ora in avanti ci pensiamo noi.»
«Ho solo bisogno della sua firma sul rapporto sommario riguardante il recupero della bottiglia. Così la catena di custodia è documentata e non ci sarà confusione, nel caso che la bottiglia di vodka si riveli importante.»
«E così lei se ne prenderà il credito.»
Non era una domanda, e Ballard fu contenta che Olivas l’avesse presa così. «Tutti vogliamo il giusto riconoscimento per ciò che facciamo, no?»
«Va bene» rispose Olivas. «Scriva il rapporto e glielo firmo.»
Ballard aprì la cerniera dello zaino e prese una cartellina con dentro due copie di un documento di due pagine. La prima era un sommario dettagliato che spiegava da dove veniva la bottiglia, la seconda era la pagina delle firme, e conteneva solo nome, cognome e grado di Olivas sotto la riga della firma.
«Una per lei, una per me» disse.
Il capitano firmò entrambe le copie, Ballard ne lasciò una sul tavolo, rimise l’altra nella cartellina e poi nello zainetto.
Rivolse a Olivas un finto saluto militare e uscì, facendo uno sforzo per calmarsi e controllare le proprie emozioni. Era difficile. Olivas riusciva sempre a innervosirla. Le aveva tolto qualcosa, come avevano fatto anche altri uomini in passato. Ma gli altri avevano pagato, in un modo o nell’altro. Vendetta, giustizia, castigo divino, si poteva chiamare in tanti modi. Olivas no. Gli era rimasta solo una piccola macchia sulla reputazione, che era scomparsa in fretta. Ballard poteva superarlo quanto voleva nelle indagini, ma non avrebbe riavuto la cosa senza nome che lui le aveva tolto.