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Bosch entrò in aula mentre gli ultimi giurati riprendevano i loro posti. Il giudice si voltò sulla sua sedia dallo schienale alto, per guardarli in faccia mentre parlava. Bosch andò a sedersi come sempre in ultima fila. Haller e Saldano erano ai rispettivi tavoli e guardavano in avanti, quindi Bosch non vedeva le loro espressioni. Quando il giudice stava per iniziare, la porta dell’aula si aprì e Jerry Gustafson, il detective del LAPD incaricato del caso, entrò in fretta e andò a sedersi in prima fila, dietro il tavolo dell’accusa. Gustafson aveva presenziato al processo in modo intermittente.

«Signore e signori» esordì Falcone. «Prima di tutto desidero ringraziarvi per il servizio pubblico che avete svolto. Far parte di una giuria può essere impegnativo e a volte anche traumatico. Negli ultimi dieci giorni avete lavorato molto, e lo stato della California vi loda e vi ringrazia.

Ora tuttavia c’è stata una svolta e il caso è giunto alla fine. L’ufficio del procuratore distrettuale ha scelto di ritirare tutte le accuse contro il signor Herstadt e di non procedere oltre, per il momento.»

Ci fu il consueto brusio in aula, mentre alcuni spettatori e la fila dei giornalisti reagivano alla notizia. Haller restò di spalle, non si mosse, non diede un colpetto sul braccio o sulla spalla del suo cliente. Non trasmetteva alcuna indicazione visiva della vittoria.

Gustafson, che era inclinato in avanti, con le braccia sul divisorio di legno, chinò la testa come in chiesa, forse pregando per un miracolo.

Ma Bosch restò confuso dalle ultime tre parole: per il momento. Cosa significava? Sapeva bene, come lo sapeva il giudice, che ritirare le accuse a quel punto equivaleva a un’assoluzione piena, senza possibilità di replica. In California un processo si considera iniziato nel momento in cui viene scelta la giuria. Provare a perseguire di nuovo Herstadt dopo quella conclusione avrebbe fatto scattare le garanzie contro la doppia incriminazione. Bosch non aveva dubbi che il caso contro Jeffrey Herstadt fosse chiuso.

Dopo la sua strana spiegazione, il giudice ringraziò di nuovo i giurati e chiese loro di tornare in sala riunioni e attendere, perché l’accusa voleva parlare con loro. Bosch pensò che Saldano volesse sondarli per capire come si sarebbero regolati in caso di un verdetto. Quella conversazione poteva farle capire se ritirare le accuse era stato un grave errore o la decisione giusta.

Falcone aggiornò la seduta e lasciò lo scranno. Haller si alzò e finalmente si voltò a guardare Bosch in ultima fila. Fece il gesto di sparare, poi soffiò sul dito come se fosse la canna di una pistola. Finalmente si chinò e strinse una spalla del suo cliente, sussurrandogli qualcosa all’orecchio.

Saldano e il suo assistente si alzarono dal tavolo dell’accusa e si diressero verso la sala della giuria. Gustafson andò verso l’uscita. Si fermò a guardare Bosch. In passato avevano lavorato insieme alla Divisione Rapine e Omicidi, ma non si conoscevano bene.

«Sei contento, Bosch?»

«Cosa è successo, esattamente?»

«Saldano ha ritirato le accuse per mantenere intatto il suo record perfetto. Herstadt torna libero e qualsiasi cosa succeda ora è colpa tua, stronzo. So che sei stato tu a sistemare il caso per Haller.»

«Credi ancora che sia stato lui?»

«Ma vaffanculo. So che è stato lui, e lo sai anche tu.»

«Cosa mi dici degli altri cinque, Gustafson?»

«Gli altri cinque?»

«Abbiamo letto il quaderno dell’omicidio. Tu e il tuo partner avevate trovato altre cinque persone che sarebbero state felici di vedere morto Montgomery, ma avete mollato tutto non appena avete ricevuto la prova del dna relativa a Herstadt. Ora tornerete a indagare su di loro?»

Gustafson indicò il tavolo dove Haller stava ancora sussurrando all’orecchio di Herstadt.

«Quello è il tuo assassino, Bosch. Non ho bisogno di tornare a indagare su nessuno. È stato lui, l’avevamo preso e tu hai fatto saltare tutto. Bravo. Ne sarai orgoglioso. Hai appena distrutto tutto ciò che hai fatto quando avevi il distintivo.»

«Quindi è un no?»

«Bosch, per quanto mi riguarda, questo caso è RCA. Il resto è responsabilità tua.»

Gustafson uscì dall’aula.

Bosch restò seduto, rosso dall’indignazione. Tentò di calmarsi mentre Haller finiva con il suo cliente e permetteva al commesso giudiziario di riportare Herstadt in cella, per la procedura di rilascio. Haller raccolse le sue carte e le mise in fretta nella borsa. Chiuse le due fibbie d’ottone e si diresse verso l’uscita seguito da quattro giornalisti, che lo subissarono di domande su cosa fosse successo nello studio del giudice.

Haller disse che avrebbe risposto in corridoio e li condusse fuori, strizzando l’occhio a Bosch mentre gli passava davanti. Bosch si alzò e seguì il gruppo. Haller prese posizione in mezzo al corridoio, con i reporter davanti a semicerchio. Bosch si sistemò in un punto da cui riusciva a sentire.

Le domande urlate erano tutte variazioni l’una dell’altra.

«Va bene, va bene, se ascoltate invece di parlare v’illumino.» Haller faticava a contenere l’eccitazione della vittoria. Attese che tornasse la calma e disse: «Siamo pronti? Bene. Davanti a un dubbio ben più che ragionevole riguardo alle prove presentate, l’accusa ha fatto la cosa giusta e ha ritirato il debole caso costruito contro il mio cliente. Il signor Herstadt al momento sta già firmando la procedura di rilascio e presto sarà un uomo libero.»

«Ma il caso era iniziato come un’impresa facile» disse una reporter del «Times». «Avevano una confessione e una corrispondenza del dna. Cos’è successo?»

Haller sorrise e allargò le braccia. «Cosa posso dire? Ragionevole dubbio per una tariffa ragionevole. È successo che non avevano fatto i compiti. La confessione era falsa, Herstadt avrebbe confessato anche l’omicidio della Dalia Nera, se glielo avessero chiesto. Ed esisteva una spiegazione ragionevole per la corrispondenza del dna. Il giudice ha capito che il caso era un’anatra senz’ali e ha chiesto all’accusa cosa intendesse fare. Saldano ha chiamato il suo capo e la ragione ha prevalso. Ha fatto quello che avrebbe fatto ogni pubblico ministero sensato: ha levato le tende.»

«Quindi il caso è chiuso?» chiese un altro reporter.

«È stato ritirato dall’ufficio del procuratore distrettuale. Hanno lasciato cadere tutte le accuse.»

«Questo significa che possono ancora riaprirlo» disse un terzo giornalista.

«No» rispose Haller. «C’è già stato un processo. Provare a imputare di nuovo il mio cliente farebbe scattare le garanzie contro la doppia incriminazione. Il caso è chiuso, amici, e un uomo innocente oggi può tornare libero.»

«Chi ha chiamato esattamente Saldano per ricevere l’approvazione a ritirare le accuse?» chiese quella del «Times».

«Non lo so. Per telefonare è uscita dallo studio. Deve chiederlo a lei.»

«Cosa succederà ora al suo cliente?»

«È un uomo libero» rispose Haller. «Vedrò se riesco a trovargli un posto dove stare e gli raccomanderò di riprendere la terapia. Sto pensando di aprire una pagina GoFundMe per aiutarlo con le spese. Al momento è senza casa e senza soldi. Lo hanno tenuto in cella per sette mesi.»

«Pensa di chiedere un risarcimento al municipio e alla contea?» chiese un altro giornalista.

«Forse. Una compensazione ci vuole. Ma questa è una domanda che può aspettare. Grazie a tutti, e nei vostri articoli ricordate che Haller si scrive con la doppia elle.»

Poi uscì dal semicerchio e alzò un braccio verso l’ascensore, indicando che aveva finito. La reporter del «Times» gli diede un biglietto da visita, dicendogli a bassa voce qualcosa che Bosch non riuscì a udire. Haller infilò il biglietto nel taschino della giacca, dietro la pochette bianca e blu, e andò da Bosch, con il sorriso praticamente incollato alla faccia.

«Giornate come questa sono rare, Harry.»

«Lo immagino. Cos’è successo davvero nello studio del giudice?»

«Più o meno quello che ho detto. Ho saltato solo la parte in cui il giudice ha detto a Saldano che secondo lui era impossibile che la giuria emettesse un verdetto di colpevolezza al di là di ogni ragionevole dubbio, ma le ha lasciato l’opzione di ascoltare la mia esperta del dna e infine la mia arringa conclusiva, che sarebbe stata molto persuasiva. Allora lei è uscita e ha fatto la sua telefonata. Il resto è come l’ho raccontato. Ora forse riapriranno l’indagine e prenderanno la persona giusta.»

«Ne dubito. Gustafson pensa ancora che sia stato il tuo cliente. È venuto apposta da me a dirmelo.»

«Orgoglio ferito. Che altro poteva dire?»

«Sì, ma non capisci? Non cercherà di prendere il vero assassino. Per lui il caso è chiuso. RCA, ha detto.»

«Che significa?»

«Risolto Con Arresto. Significa niente altre indagini. Così il vero omicida resta libero.»

«Questo però non è un nostro problema, no? Noi lavoriamo per Herstadt, e lui è stato prosciolto.»

«Forse non è un tuo problema.»

Haller lo fissò per un lungo momento, poi disse: «Immagino che farai quello che devi fare».

Bosch annuì. «Penso di tenermi i fascicoli messi a disposizione della difesa e la copia del quaderno dell’omicidio.»

«Non c’è problema. Ti chiamo presto per l’altra cosa che abbiamo in ballo, la questione medica.»

«Benissimo.»