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BOSCH

Bosch parcheggiò la sua Jeep Cherokee sul lato nord di Freemont, abbastanza vicino alla Stazione Tre del Dipartimento Vigili del Fuoco di Los Angeles da non dover prendere il bastone per camminare. Si trattava di una struttura moderna, all’ombra del grande palazzo del Dipartimento Acqua ed Energia. Era anche a meno di sei isolati dallo Starbucks dove Jeffrey Herstadt aveva avuto il suo attacco, il giorno in cui era stato ucciso il giudice Montgomery, ed era stato curato dall’unità di pronto soccorso dei vigili del fuoco di quella stazione.

Avvicinandosi al garage, che aveva le porte aperte, Bosch vide i veicoli di servizio all’interno. Questo significava che nessuno era fuori per rispondere a una chiamata. Il garage permetteva il parcheggio su due file. Dentro erano posteggiati un camion con una scala estendibile, due autocisterne e un’ambulanza. Un uomo in divisa blu da pompiere stava ispezionando il camion, con un portablocco in mano. Il nome sul taschino della camicia era Seville.

«Sto cercando un paramedico di nome Albert Morales» disse Bosch, interrompendo il suo lavoro. «È di turno, oggi?»

«Sì, c’è. Chi devo dire?»

«Non ci conosciamo. Volevo solo ringraziarlo a nome di una persona di cui si è preso cura. Ho qui…»

Da una tasca interna della giacca, Bosch estrasse una piccola busta rosa quadrata, con sopra il nome di Morales. L’aveva acquistata alla CVS, nel centro commerciale sotterraneo accanto al palazzo federale.

«Vuole che gliela dia io?» chiese Seville.

«No, c’è tutta una storia dietro che vorrei raccontargli» disse Bosch.

«Va bene, vado a vedere se lo trovo.»

«Grazie. Aspetto qui.»

Seville sparì dietro il camion ed entrò nella zona uffici. Bosch si voltò a guardare fuori. C’era un terrapieno sul quale passava l’autostrada 101 e in alto si udiva il rumore del traffico, che non sembrava molto veloce. Del resto era l’ora di punta.

Sollevò il piede e piegò varie volte il ginocchio, perché lo sentiva rigido.

«Voleva vedermi?»

Voltandosi, Bosch vide un uomo con la divisa blu del LAFD e il nome MORALES sul taschino.

«Sì» rispose. «Lei è Albert Morales, unità di pronto soccorso tre?»

«Sono io. Cosa…»

«Allora questo è per lei.» Bosch tirò fuori da sotto la giacca un foglio piegato a metà e glielo mise in mano. Il paramedico lo aprì e lo guardò con aria confusa.

«Che diavolo è? Seville ha detto che si trattava di un biglietto di ringraziamento…»

«È un mandato di comparizione firmato da un giudice» disse Bosch. «Lei deve presentarsi in tribunale domani mattina alle nove precise. Jeffrey Herstadt la ringrazia in anticipo.»

Gli offrì la busta rosa, ma Morales non la prese.

«I mandati devono essere consegnati al quartier generale, di fronte al municipio» disse Morales, facendo il gesto di restituirgli il foglio. «Poi vengono inoltrati a me. Perciò lo porti lì.»

«Non c’era abbastanza tempo per seguire l’iter normale» spiegò Bosch. «Il giudice Falcone lo ha firmato oggi e vuole vederla in aula domani alle nove. Se non si presenta, la manderà a prendere.»

«Stronzate» ribatté Morales. «Domani sono libero e vado ad Arrowhead. Ho tre giorni di permesso.»

«Guardi, credo che si tratti di una cosa di cinque minuti. Farà in tempo a partire per Arrowhead.»

«Di che caso si tratta? Herstat, ha detto?»

«H-E-R-S-T-A-D-T, Jeffrey. Lei è intervenuto quando Herstadt ha avuto un attacco allo Starbucks di Grand Park, sette mesi fa.»

«Ah, quello che ha ucciso il giudice.»

«Per il momento la sua colpevolezza non è ancora accertata.» Bosch indicò il mandato che Morales aveva ancora in mano. «Lì dice che deve portare qualsiasi documentazione relativa a quella chiamata. E il suo kit di pronto soccorso.»

«Il mio kit? Ma perché, cazzo?»

«Immagino che lo saprà domattina. Io non so altro. Il mandato le è stato consegnato, l’aspettiamo in aula domani alle nove.»

Si girò e tornò verso la macchina, sforzandosi di non zoppicare. Morales gli urlò ancora alle spalle: «Sono tutte stronzate!».

Bosch rispose senza voltarsi. «Ci vediamo domani.»

Appena raggiunse la Jeep chiamò Mickey Haller.

«Hai avuto il mandato?» chiese il fratellastro.

«Sì, molto in fretta. Grazie di aver unto le ruote giuste.»

«Ora dimmi che l’hai anche consegnato a Morales.»

«L’ho appena fatto. Non mi è sembrato molto felice, ma credo che verrà.»

«Meglio per lui, se no passa un guaio. Gli hai detto di portare il suo kit?»

«Sì, ed è scritto anche sul mandato. Riuscirai a farlo salire sul banco dei testimoni?»

«L’accusa proverà a cavillare, ma non credo che il giudice farà dietrofront.»

Bosch sbloccò le portiere e salì in macchina. Vista l’ora, decise di lasciar perdere la 101. Meglio svoltare sulla First, prendere Beverly e seguirla fino a Hollywood.

«La tua esperta di dna è arrivata?» chiese.

«Mi ha appena avvisato» rispose Haller. «È in macchina con Stace, diretta in albergo. Domani sarà pronta e carica.»

«L’hai informata del piano?»

«Certo, ed è d’accordo. È buffo, oggi ho detto che è una grande esperta di dna tanto per dire, e invece è vero. Si occupa di casi di trasferimento del dna da cinque anni. Si vede che oggi gli dèi della colpa mi sorridono.»

«Bene, ma hai poco da sorridere, per il momento. Morales deve rispondere nel modo che pensiamo. Se non lo fa, siamo fritti.»

«Ho una buona sensazione. Sarà divertente.»

«Ricorda, prima deve salire sul banco Morales, poi l’esperta di dna.»

«Certo, certo.»

Bosch accese il motore e partì. Svoltò a destra su First Street e passò sotto l’autostrada. «Mi hai detto che mentre preparavi la difesa hai chiesto a Cisco di indagare sulla possibile colpevolezza di una terza parte» disse.

Cisco Wojciechowski era l’investigatore di Haller. Stava svolgendo delle indagini preprocessuali ma aveva dovuto smettere per un’appendicectomia improvvisa, e non sarebbe tornato al lavoro prima della settimana successiva. La colpevolezza di una terza parte era una strategia di difesa standard: in pratica, si trattava di sostenere che fosse stato qualcun altro.

«Sì, ci abbiamo provato, ma come sai per arrivare in tribunale ci vogliono prove e non ne avevamo.»

«Vi eravate concentrati su qualcuno in particolare?»

«No. Montgomery aveva un sacco di nemici, non sapevamo da dove cominciare. Abbiamo ricavato una lista di nomi dal quaderno dell’omicidio e ci siamo mossi sulla base di quella, ma senza mai arrivare al punto di poter indicare un possibile colpevole alternativo. Non lo abbiamo proprio trovato.»

«Nel materiale che hai dato a me non c’era nessuna lista di nomi. E hai fatto una copia del quaderno dell’omicidio?»

«Cisco aveva la copia che ci era stata data. Ma se domani le cose vanno come pensiamo, non avremo bisogno di provare la colpa di qualcun altro. Avremo già un ragionevole dubbio grosso come una casa.»

«Tu non ne hai bisogno, io sì. Vedi se puoi fartelo dare da Cisco. Voglio vedere quali piste d’indagine sono state seguite. Il LAPD deve aver interrogato altre persone coinvolte o informate dei fatti, voglio sapere di chi si tratta.»

«Benissimo, fratello. Me lo faccio dare. E grazie per oggi.»

Bosch riattaccò. Essere ringraziato per una strategia che poteva rimettere in libertà una persona accusata di omicidio lo faceva sentire a disagio. Proprio come il fatto di lavorare per la difesa, anche se in quel caso era probabile che l’imputato fosse innocente.