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«Dove vuoi andare?»

Erano sul sedile posteriore della Lincoln di Haller.

«Scegli tu» rispose Bosch. «Un posto tranquillo, con un po’ di privacy.»

«Hai saputo che Traxx ha chiuso?»

«Sul serio? Quel posto mi piaceva. E mi piaceva andare alla Union Station.»

«Mancherà anche a me. Era il mio locale preferito durante i processi. Ha resistito vent’anni, e in questa città significa qualcosa.»

Haller si chinò in avanti e disse all’autista: «Stace, portaci a Chinatown. Al Little Jewel».

«Benissimo.»

Stavolta l’autista era una donna, e per Bosch era una novità. Haller tendeva a usare come autisti ex clienti maschi che in quel modo gli pagavano i suoi onorari. Chissà cosa aveva Stace da pagare. Era una nera sui quarantacinque e sembrava più una professoressa che una donna presa dalla strada, come quasi tutti gli altri autisti di suo fratello.

«Allora, come ti è sembrato?» chiese Haller.

«Il processo? Hai segnato dei punti, riguardo alla confessione. La tua esperta è davvero così in gamba? “La sua specialità nel campo dell’analisi del dna”. Quanto c’è di inventato?»

«Nulla. Vedremo domani. È in gamba, ma non so se lo sia abbastanza.»

«E viene davvero da New York?»

«Ti ho detto che non ho inventato nulla.»

«Allora cosa farà? Attaccherà il laboratorio? Dirà che hanno sbagliato le analisi?»

Bosch era stufo di quella linea di difesa. Per O. J. Simpson aveva funzionato, ma era stato tanto tempo fa e nel suo caso c’erano altri fattori importanti. La scienza del dna era precisa. Una corrispondenza era una corrispondenza, e se volevi invalidarla ti serviva qualcosa di meglio che un attacco alla scienza.

«Non so cosa dirà» rispose Haller. «È il nostro accordo. Non farà l’imbonitrice, dirà solo quello che pensa di dover dire.»

«Be’, ho seguito il caso, come sai» disse Bosch. «Rendere poco credibile una confessione è una cosa, ma il dna è tutto un altro paio di maniche. Ti serve qualcosa di solido. Hai con te il fascicolo del caso?»

«Non tutto, buona parte del materiale comunque ce l’ho nel bagagliaio. Perché?»

«Potrei darci un’occhiata, se vuoi. Non ti prometto nulla, ma in aula c’era qualcosa che non mi quadrava.»

«Riguardo alla testimonianza? Cosa, di preciso?»

«Non lo so. Un particolare, ma non so quale.»

«Be’, io ho tempo solo fino a domani. Non ci sono altri testimoni. Se vuoi darmi una mano, devi darmela oggi.»

«Non c’è problema. Leggo tutto dopo pranzo.»

«Accomodati, allora. A proposito, come va il ginocchio?»

«Ogni giorno un po’ meglio.»

«Dolore?»

«No.»

«Non mi hai chiamato per un caso di imperizia medica, vero?»

«No, no.»

«Per cosa, allora?»

Bosch incrociò lo sguardo di Stace nel retrovisore. Non voleva parlare davanti a lei. «Aspettiamo di sederci a tavola» disse.

«Benissimo.»

Il Little Jewel era a Chinatown, ma non serviva cucina cinese, bensì cajun. Ordinarono al banco, Haller pagò per tutti e due e andarono a sedersi in un angolo abbastanza tranquillo. Avevano preso due sandwich po’boy, Bosch ai gamberetti e Haller alle ostriche fritte.

«Nuova autista, ho visto» disse Bosch.

«È con me da tre mesi… no, quattro. È in gamba.»

«Una cliente?»

«Madre di un cliente, in realtà. Suo figlio si è preso un anno di carcere per possesso di droga. Abbiamo battuto l’accusa di intenzione di spaccio, il che è stato un bel colpo da parte mia. La mamma si è offerta di pagarmi l’onorario guidando la Lincoln.»

«Sei un cuore d’oro.»

«Un uomo deve pur pagare le bollette. Non siamo tutti pensionati fortunati come te.»

«Sì, una descrizione che mi si addice.»

Haller sorrise. Qualche anno prima aveva rappresentato Bosch con successo quando il municipio aveva tentato di togliergli la pensione.

«E questo caso» disse Bosch. «Herstadt. Come mai hai avuto l’incarico? Credevo non ti occupassi più di omicidi.»

«Infatti. Ma il caso me l’ha assegnato il giudice. Un giorno ero nella sua aula, ero lì che mi facevo i fatti miei, e lui mi assegna questo. Io gli dico che non accetto più casi di omicidio, soprattutto se sono di alto profilo. E lui: “Per questo farà un’eccezione, signor Haller”. Ed eccomi qua con un processo che non posso vincere e come pagamento devo accontentarmi di un hamburger quando di solito prendo una bistecca.»

«Perché non l’ha preso l’ufficio della Pubblica Difesa?»

«Conflitto d’interessi. Il giudice Montgomery in passato era membro della Pubblica Difesa, ricordi?»

«Certo, certo. L’avevo dimenticato.»

Furono chiamati i loro numeri e Bosch andò al banco a ritirare i sandwich e le bevande. Quando portò il tutto al tavolo, Haller affrontò il motivo dell’incontro.

«Allora, mi chiami mentre sono impegnato in un processo e dici che mi devi parlare. Eccomi qui. Sei nei guai?»

«No, niente del genere.» Bosch fece una pausa prima di continuare. Aveva chiesto lui l’incontro, eppure non era sicuro di cosa dire. Decise di cominciare dall’inizio.

«Una dozzina d’anni fa ho preso un caso» disse. «Un tizio sul belvedere sopra la diga di Mulholland. Due proiettili alla nuca, una classica esecuzione. Si scopre che era un medico, specializzato in oncologia ginecologica. E viene fuori che era stato alla clinica St. Agatha’s e aveva portato via tutta la riserva di cesio per le cure che custodivano in una cassetta di sicurezza. Il cesio non era sulla scena del crimine.»

«Ho letto di quel caso» disse Haller. «S’intromise l’FBI, pensando che si trattasse di terrorismo, perché il cesio serve per preparare bombe artigianali.»

«Esatto. Invece si trattava di altro. Io continuai a lavorarci e recuperai il cesio, ma non prima di averne assorbito una bella dose. Mi curarono e dovetti fare controlli periodici per cinque anni: raggi X al torace e tutto il resto. Andò sempre tutto bene e cinque anni dopo dichiararono che ero a posto.»

Haller annuì come se avesse già capito come andava a finire la storia.

«Allora, il mese scorso vado a farmi l’operazione al ginocchio e mi prelevano un campione di sangue» disse Bosch. «Semplice routine. Solo che quando arriva il referto si scopre che ho una cosa chiamata leucemia mieloide cronica, LMC per brevità.»

«Merda» disse Haller.

«Non è brutta come sembra, mi stanno curando, ma…»

«Curando come?»

«Chemio. Quella moderna, però. In pratica prendo una pillola ogni giorno e questo è tutto. Tra sei mesi farò un controllo e vedremo se è il caso di fare un trattamento più serio.»

«Merda.»

«L’hai già detto. Ci sono degli effetti collaterali, ma niente di che. L’unico problema è che mi stanco in fretta. Ora, il motivo per cui volevo vederti è sapere se è possibile chiedere un risarcimento. Penso a mia figlia. Se questa chemio non dovesse funzionare, vorrei lasciarla a posto, in senso economico. Capisci cosa voglio dire?»

«Le hai spiegato la situazione?»

«No. Tu sei l’unico che lo sa.»

«Merda.»

«Ancora? Voglio sapere cosa ne pensi. Posso chiedere un’indennità al LAPD per malattia contratta per cause di servizio? E che mi dici dell’ospedale? Quel tizio è entrato con il suo camice bianco da medico e un cartellino sul petto e se n’è andato con trentadue pezzi di cesio in un secchio di piombo. Tutta la faccenda ha messo a nudo le misure di sicurezza inadeguate del laboratorio di oncologia e in seguito hanno fatto grandi cambiamenti.»

«Ma per te era troppo tardi. Perciò lascia perdere l’indennità di servizio. Qui parliamo di cifre molto più serie.»

«Ma non c’è la prescrizione? Sono stato esposto al cesio dodici anni fa.»

«L’orologio scatta dal momento in cui il problema viene diagnosticato, non prima. Da quel lato sei a posto. L’accordo che abbiamo chiuso quando hai lasciato la polizia, prevede un’assicurazione sulla salute con un massimale di un milione di dollari.»

«Certo, ma se dovessi peggiorare, dico peggiorare sul serio, un milione di dollari lo brucio in un anno. E non intendo intaccare il mio fondo pensione. Quello andrà a Maddie.»

«Sì, lo so. Per quanto riguarda il dipartimento chiederemo un accordo extragiudiziario e probabilmente l’otterremo. Ma è l’ospedale la via da seguire. La scarsa sicurezza ha portato quell’uomo a concepire il suo piano, e a causa del suo piano tu sei stato esposto al cesio. Questa è la nostra strategia principale.»

Cominciarono a mangiare e Haller proseguì, a bocca piena: «Per il processo in corso chiederemo un verdetto alla giuria domani, o al massimo dopodomani. Quindi mi dedico a te e presentiamo il nostro ricorso. Ho bisogno di una tua deposizione in video. La registriamo, dopodiché abbiamo tutto quello che serve per andare avanti.»

«Perché il video? Se dovessi morire?»

«Sì, be’, anche. Ma il motivo principale è che voglio che ti vedano mentre racconti la tua storia. Se la sentono da te invece di leggerla su un foglio, se la faranno sotto dalla paura, perché capiranno subito di essere la parte perdente.»

«Bene, ci pensi tu a organizzare?»

«Sì. Ho parecchi contatti di persone che si occupano continuamente di queste cose.»

Bosch aveva dato appena un morso al suo panino, mentre Haller era già a metà del suo. Evidentemente il processo della mattina gli aveva messo appetito.

«Non voglio che si sappia» disse Bosch. «Sai cosa intendo, vero? Niente media.»

«Non posso farti questa promessa. A volte i media servono per esercitare pressioni. Tu hai contratto un problema di salute nell’esercizio del dovere. Credimi, il pubblico sarà con te dieci a uno. E questo può essere uno strumento potente nelle nostre mani.»

«Allora ascolta: ho bisogno di sapere in anticipo se la notizia uscirà sui media, così posso parlarne a Maddie prima.»

«Questo te lo posso promettere. Hai tenuto qualche documento di quel caso? C’è qualcosa che puoi darmi da leggere?»

«Quando usciamo dammi un passaggio fino alla mia macchina. Ho la cronologia e i rapporti più importanti nel bagagliaio. All’epoca mi ero fatto delle copie, nel caso servissero.»

«Benissimo, allora faremo uno scambio. Tu mi dai i tuoi fascicoli, io ti do i miei su Herstadt. Affare fatto?»

«Certo.»

«Solo che con Herstadt devi fare in fretta. Non c’è quasi più tempo.»