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Il Men’s Central era in Bauchet Street, venti minuti a piedi dal PAB, ma Ballard cambiò idea e decise di andarci in macchina, così dopo aver parlato con Dennard Dorsey sarebbe potuta partire subito verso il prossimo colloquio.

Ci vollero venti minuti di attesa in una saletta riservata, prima che un vicesceriffo di nome Valens facesse entrare Dorsey e lo facesse sedere al tavolo di fronte a lei. La disinvoltura con cui il detenuto si muoveva indicava che era a suo agio in quell’ambiente. Non aveva nulla dell’aria spaventata del novellino alla prima esperienza in carcere. Era un afroamericano dalla pelle così scura che i tatuaggi sul collo erano illeggibili, e sembravano una serie di vecchi lividi. Ora aveva i capelli grigi con le treccine, e un pizzetto lungo e intrecciato. A causa dei polsi ammanettati dietro la schiena, doveva chinarsi un po’ in avanti sulla sedia.

Secondo i documenti che Ballard aveva esaminato al computer, Dorsey aveva compiuto cinquant’anni pochi giorni prima, quindi all’epoca dell’omicidio Hilton era appena ventunenne. L’uomo seduto a quel tavolo, però, ne dimostrava almeno sessanta. L’impressione era così forte che Ballard per un attimo pensò che Valens avesse sbagliato persona.

«Dennard Dorsey?» chiese.

«Sono io. Cosa c’è?»

«Prima di tutto la data di nascita. Anni?»

«Dieci marzo del sessantanove. Ho cinquant’anni. Ora posso sapere che cazzo succede?»

La data corrispondeva e Ballard si convinse. «Si tratta di John Hilton.»

«E chi cazzo è?»

«Te lo ricordi. Fu ammazzato nel vicolo dietro Melrose dove tu spacciavi droga.»

«Non so di cosa parli.»

«Invece sì. Ne avevi parlato con il tuo supervisore al LAPD, Brendan Sloan.»

«Brendan Sloan. Quello stronzo non ha mai fatto un cazzo per me.»

«Ti ha tolto di dosso la Omicidi quando volevano parlare con te del caso Hilton.»

«Affanculo anche la Omicidi. Non ho mai ucciso nessuno.»

Dorsey si voltò per attirare l’attenzione di una guardia oltre la porta a vetri. Voleva alzarsi e andarsene.

«Seduto, Dennard» disse Ballard. «Non vai da nessuna parte se prima non parli con me.»

«E per quale motivo dovrei parlare con te? Se parlo con qualcuno, è con il mio avvocato.»

«Il motivo è che ora sono a colloquio con un possibile testimone. Se metti di mezzo un avvocato, diventa un colloquio con un indiziato.»

«Ho già detto che non ho ucciso nessuno. Mai.»

«Allora ti do altri due motivi validi per chiacchierare con me. Uno, conosco il tuo agente di vigilanza, quello da cui non ti sei mai presentato dopo essere uscito da Wasco. Abbiamo lavorato a dei casi insieme. Dammi una mano e vado a parlargli. Forse posso convincerlo a ritirare la denuncia per violazione della libertà vigilata. Torneresti libero.»

«Qual è il secondo motivo?» chiese Dorsey.

Ballard mise una mano nella tasca interna del completo marrone gessato ed estrasse un foglio piegato che aveva preso in preparazione di quel colloquio. Lo aprì e lo mise sul tavolo davanti a Dorsey, il quale si chinò ancora più in avanti per vederlo.

«Non riesco a leggerlo» disse alla fine. «Qui non mi forniscono occhiali. Che cos’è?»

«È un rapporto del caso John Hilton del 1990. L’investigatore incaricato dice che non può interrogarti, perché sei un informatore di valore per la Narcotici.»

«Stronzate. Non ho mai fatto la spia.»

«Forse non ora, ma allora sì. Qui c’è il tuo nome, Dennard. Non ti conviene che questo foglio finisca nelle mani sbagliate, se capisci cosa intendo. Il vicesceriffo Valens mi ha detto che nella tua sezione ci sono altri membri dei Rolling ’60. Come credi che reagirebbero i capi, se vedessero questo pezzo di carta?»

«Mi prendi in giro. Non puoi farlo.»

«Lo credi davvero? Vuoi mettermi alla prova? Ho bisogno di sapere alcune cose su quell’omicidio di ventinove anni fa. Dimmi ciò che sai e ciò che ricordi, e questo documento sparisce e non te ne dovrai più preoccupare.»

«E va bene. Ricordo di aver parlato con Sloan, all’epoca, ma gli ho detto solo che quel giorno non ero lì.»

«Ed è quello che lui ha riferito ai detective, ma non è l’intera storia, Dennard. Tu sai qualcosa. Non si commette un omicidio del genere senza che gli spacciatori di quella strada vengano a conoscenza di qualche dettaglio, prima o dopo. Dimmi quello che sai.»

«Non mi ricordo quasi niente di quell’epoca. Anch’io ho usato molte droghe.»

«Quasi niente vuol dire che qualcosa ricordi. Dimmi quello che sai.»

«So soltanto una cosa: ci fu detto di sparire da quella strada. Pensavamo che ci sarebbe stata una retata, o qualcosa di simile. Perciò io non c’ero, l’ho detto a Sloan allora e lo ripeto adesso. Non ho visto niente e non so niente, perché non c’ero. Punto. Ora strappa quel foglio, come avevi promesso.»

«È quello che hai detto a Sloan? Che vi era arrivato l’ordine di sparire?»

«Non mi ricordo. Gli ho detto che quel giorno non ero lì e non ho mentito.»

«Va bene. E chi vi aveva detto di allontanarvi da quel vicolo?»

«Non lo so. Non ricordo.»

«Doveva essere un boss, no?»

«Forse. È stato tanto tempo fa.»

«Quale capo, Dennard? Cerca di collaborare. Ci siamo quasi.»

«Io non collaboro. Prima mi fai uscire di qui, poi ti dico chi era.»

Dorsey stava tentando di scrivere le regole dell’accordo e questo non le piacque.

«Non è così che funziona. Prima tu aiuti me, e poi io aiuto te.»

«È proprio quello che sto facendo.»

«Per niente. Stai solo sparando stronzate. Dimmi chi ha dato l’ordine di sparire dal vicolo e io parlo con il tuo agente di vigilanza. Questo è l’accordo, Dennard. Se non lo accetti, me ne vado. Odio passare troppo tempo in un carcere.»

Dorsey restò in silenzio per qualche secondo, poi annuì come se si fosse convinto ad accettare l’accordo. «Tanto mi sa che è morto» disse.

«Perciò rivelare il suo nome non è un problema, no? Chi era?»

«Un vecchio capo della gang di nome Kidd.»

«Voglio il nome vero.»

«È questo.»

«E il nome di battesimo?»

«Elvin, quasi come Elvis. Elvin Kidd. Era lui il capo di quel vicolo.»

«È stato lui a dirti di sparire dalla zona per tutta la giornata?»

«No, ci ha offerto gentilmente di prenderci il giorno libero. Ovvio che è stato lui. Eravamo già al lavoro, è arrivato e ci ha detto di tagliare la corda subito.»

«L’ha detto a te e a chi altri?»

«A me e a V-Dog, ma quel bastardo è morto, non potrai chiedergli di darti una mano.»

«E qual era il suo vero nome?»

«Vincent. Ma non so il cognome.»

«Vincent Pilkey?»

«Ho appena detto che non lo so. Lavoravamo insieme e basta. Niente dati personali.»

Ballard annuì. La sua mente era già in quel vicolo, ventinove anni prima, e stava ricostruendo la scena: Dorsey e Pilkey che spacciavano, Elvin Kidd che arrivava in macchina e diceva loro di andare via. Quindi doveva sapere in anticipo ciò che sarebbe successo a Hilton.

«Va bene, Dennard» disse. «Chiamerò il tuo agente di vigilanza.»

«Parlagli bene di me.»

«Te l’ho promesso.»