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Il Corano e la spada

 

Non ero più lo Zayd di prima.

Non scrivevo più seduto per terra. Adesso ero il cronista del Regno di Allah. nella moschea di Medina fu allestita una stanza a parte per me, con uno scrittoio, le mie penne d’oca e il calamaio. Nell'armadio c’erano anche vari rotoli di carta e di pergamena. Le pareti le avevo decorate personalmente con sure del Corano scritte su grandi teli bianchi.

Erano passati i tempi in cui possedevo un unico paio di scarpe che portavo fino a quando si rompevano. Ora avevo diverse paia di scarpe e varie giacche, che indossavo a seconda delle circostanze.

Leggevo come non avevo mai letto prima, perché ora potevo ordinare tutti i libri che volevo.

Non lo facevo per me stesso, ma per Muhammad, perché era l’uomo più potente del paese e perché sapevo che sarebbe diventato l’uomo più potente del mondo.

Un condottiero come lui aveva bisogno di un cronista elegante ed erudito.

Muhammad veniva spesso a trovarmi nel mio studio.

“Chiudi la porta a chiave”, mi disse un giorno.

Chiusi la porta a chiave dall'interno e capii che voleva dettarmi una lettera importante.

“Tre lettere con lo stesso contenuto”, disse.

“La lunghezza del testo?” chiesi.

“Sarà una lettera breve.” “Che carta devo usare?” “Una carta speciale!” Tagliai tre fogli di carta bianco latte proveniente dalla Cina. Presi la penna più fine e guardai Muhammad, pronto a mettere per iscritto le sue parole.

Lui dettava, io scrivevo: Dal messaggero di Allah A Parviz, il re dell'Impero persiano.

Nel nome di Allah Chiedo al re dei Persiani di accettare l’Islam.

Se lo accetterà, avrà salva la vita.

Se non lo accetterà sarà personalmente responsabile delle conseguenze.

Firmato Muhammad il messaggero.

Dopo aver letto la lettera di Muhammad, il grande re persiano la strappò e la buttò via. Quindi rimandò indietro il messo a mani vuote.

Sette anni dopo Omar invase l’impero persiano a spada tratta e con migliaia di soldati. I soldati saccheggiarono i palazzi e Omar li incendiò personalmente.

Era stato un attacco così improvviso e violento che Parviz non ebbe neanche il tempo di riflettere: balzò a cavallo e fuggì verso i confini orientali del regno. quella  sera bussò esausto alla porta di un mulino chiedendo ospitalità per la notte.

Il mugnaio non sapeva chi fosse. E quella  notte lo decapitò per rubargli il prezioso mantello.

La seconda lettera fu spedita a Eraclio, l’imperatore di Bisanzio.

Dopo aver letto la lettera, l’imperatore decapitò personalmente il messo. Muhammad invase l’Impero bizantino con il suo esercito, ma fu sconfitto.

Non insistette e facendo ripiegare i suoi uomini riuscì a limitare i danni.

La terza lettera fu spedita a Najashi, il re del vicino paese di Habasha.

Najashi accettò l’Islam e inviò a Muhammad oro, particolari erbe aromatiche, stoffe meravigliose e due schiave di straordinaria bellezza.

Queste due donne stupende si chiamavano Maryam e Shirin.

Muhammad dormì con entrambe la stessa notte.