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Nella valle di Shuayb
Sui seguaci di Muhammad incombeva lo spettro della fame. Erano riusciti a resistere strenuamente per quattro mesi. Sotto la guida di Uthman e con l’aiuto di Khadija era sorto un comitato clandestino che raccoglieva cibo e lo inviava loro di nascosto. Ma il Consiglio aveva scoperto la loro rete, che da quel giorno dovette smettere di funzionare.
I parenti più stretti di Muhammad continuavano a rifornirlo di grano per i suoi seguaci, ma il Consiglio minacciò di escludere dai commerci l’intera tribù se non avessero troncato ogni rapporto con lui.
Il Consiglio, che temeva che Muhammad avrebbe comunque resistito più del previsto, rendendo così inefficace la legge che avevano approvato, decise di bandirlo definitivamente dalla città insieme ai suoi uomini.
Omar e Uthman erano entrati in clandestinità, ma Abu Bakr si faceva vedere spesso al mercato come il volto del movimento. Il Consiglio diede ordine di arrestarlo, e anche lui fu quindi costretto a entrare in clandestinità. La polizia fece irruzione in casa di Muhammad, ma lui non abitava più lì da un pezzo: si era nascosto a casa di zio Talib, dove nessun guardiano dell'ordine avrebbe osato neanche pensare di mettere piede. E io, Zayd, ero il suo unico contatto con il mondo esterno.
Nel frattempo Muhammad era dimagrito. Mangiava poco e perdeva i capelli. Trovavo i suoi capelli sparsi dappertutto sul pavimento. Ed era arrabbiato con Allah. Era in conflitto con Lui.
Non lo diceva ad alta voce, ma era molto deluso dal fatto che in quei momenti difficili Allah non fosse disposto ad aiutarlo, che non gli permettesse di compiere nessun miracolo. La sua missione rischiava di fallire e Allah non faceva niente.
I suoi seguaci erano stati dichiarati fuorilegge e Allah non faceva niente.
I suoi uomini erano costretti a vivere in clandestinità e a patire la fame e Allah non faceva niente.
Allah aveva sempre aiutato tutti gli antichi profeti facendo loro compiere un miracolo quando necessario. Mosè gettava a terra il suo bastone e quello si trasformava in un serpente. Gesù prendeva in mano un uccello morto, gli ridava la vita e lo lasciava andare.
Anche Muhammad voleva fare qualcosa del genere, qualcosa con cui infondere speranza alla sua gente. Gli sarebbe piaciuto poter dire: “Gettate a terra i bastoni!” E vederli trasformarsi tutti in serpenti che inseguivano il Consiglio della Mecca.
Gesù aveva chiesto cibo per i suoi seguaci e il suo Dio glielo aveva inviato dal cielo.
Anche Muhammad voleva pane per i suoi seguaci. Ma Allah era sordo alle sue richieste.
Sentivo Muhammad piangere nel suo nascondiglio. In quei momenti aspettavo che fosse lui a chiamarmi. Quando entravo, vedevo che aveva gli occhi rossi e la barba bagnata di lacrime.
“Sono tempi duri, Zayd”, mi diceva, “ma non essere triste!” Io restavo immobile come una statua.
“Si paziente, Zayd!” Una notte lo vidi rannicchiato sotto le coperte, ringhiava come un cavallo ferito. Capii che stava per ricevere un nuovo messaggio da Allah.
“Zayd!” mi chiamò angosciato.
Mi inginocchiai e accostai l’orecchio alle sue labbra.
“Corri al nascondiglio di Abu Bakr. Digli che ho ricevuto un nuovo messaggio. Lasceremo la città e andremo nella valle di Shuayb.”